Per il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ci sarebbe un «generale consenso» tra russi, ucraini, russi e Onu sull’idea di aprire un corridoio e permettere al grano ucraino di raggiungere i mercati globali. «Abbiamo anche contatti con gli ucraini – ha aggiunto Akar – noi consideriamo che ci possono essere sviluppi positivi e passi concreti possono essere fatti nei prossimi giorni».

Di tutt’altro avviso si è mostrato invece il presidente russo Valdimir Putin che ieri ha accusato l’Ucraina di ostacolare l’accordo. La Russia avrebbe «un’intesa con l’Onu sulle esportazioni di grano ucraino, ma Kiev non mostra disponibilità» a favorire un accordo. Mosca, ha insistito, «è pronta ad assicurare il libero passaggio delle navi che trasportano il grano».

Per Putin l’«Occidente» starebbe creando artificialmente un’atmosfera di «isteria» sulle esportazioni di grano dall’Ucraina. La Russia sarebbe pronta a «rispettare i suoi obblighi sulle forniture di energia e fertilizzanti». Quanto all’aumento dell’inflazione, sostiene Putin, è il risultato di «politiche macroeconomiche spericolate» dei governi.

Ieri la situazione sul terreno di guerra era tutt’altro che pacificata. «Da tutti i silos che si trovano sul territorio temporaneamente occupato dalle forze russe quasi tutto il grano è stato portato via. Lo portano via tutti i giorni: un convoglio di 30-50 furgoni con la scorta dei russi che parte quotidianamente. Si tratta di oltre mille tonnellate al giorno». Lo ha detto il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, all’agenzia Interfax.

«Gli agricoltori locali potranno vendere soltanto a un rappresentante incaricato dai russi al prezzo di 80 dollari a tonnellata il che non supera il costo di produzione. Altrimenti il grano verrà semplicemente confiscato».
Qualora ci fosse l’accordol’’Ucraina potrebbe tornare ad esportare il 95% del grano via mare e di svuotare i magazzini dove si stima la presenza di oltre 20 milioni di tonnellate di cereali destinati a rifornire sia nei paesi ricchi che in quelli più poveri dove la chiusura degli scali rischia di provocare rivolte e carestie.

Per il momento, a causa della siccità e delle conseguenze del conflitto in Ucraina, l’Europa «perderà circa 3 milioni di tonnellate di grano con cali evidenti in alcuni tra i paesi più importanti per il grano tenero: Ungheria -11%, Romania -20%, Bulgaria -11%». Lo sostengono i Consorzi Agrari d’Italia (Cai) secondo i quali la produzione di grano calerà del 35% in Ucraina mentre in Russia dovrebbe passare da 75 a 81 milioni di tonnellate (+8%)

Per Coldiretti un accordo sul grano libererebbe lo spazio nei centri di stoccaggio per accogliere i nuovi raccolti di grano in arrivo tra poche settimane, stimati in calo di circa il 40% rispetto alla attese, a causa della guerra. L’Ucraina insieme alla Russia controllano circa il 28% degli scambi internazionali del grano, cioè oltre 55 milioni tonnellate. Poi c’è anche il 16% degli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l’alimentazione degli animali negli allevamenti e il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate).

Il blocco dei commerci ha fatto aumentare le quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale. Secondo l’Indice Fao a maggio, l’aumento è stato del 34% nell’ultimo anno. I prezzi internazionali dei cereali sono cresciuti del 23,2% rispetto allo stesso mese del 2021, mentre i prodotti lattiero caseari sono saliti del 19%, lo zucchero è aumentato di oltre il 40%».

L’Italia importa il 62% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti, il 35% del grano duro per la pasta e il 46% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame.