Dovevano essere norme stringenti quelle previste dalla direttiva sulla qualità dell’aria, su cui Eurocamera e governi dei 27 hanno trovato un accordo politico. Le regole europee, approvate martedì sera, nel giorno di massimo allarme inquinamento a Milano e in molte città padane, stabiliscono che la riduzione del 50% dei principali inquinanti (polveri sottili e particolato, biossidi di azoto e zolfo) debba avvenire entro il 2030. Eppure lasciano spazio ai singoli Stati di allungare di ulteriori 10 anni il raggiungimento degli obiettivi, «in caso si verifichino specifiche condizioni».

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Con margine di manovra «dove la possibilità di ridurre le concentrazione atmosferiche è fortemente limitata a causa di condizioni meteorologiche e geografiche». Una deroga che appare tagliata sul caso Lombardia, come alla vigilia dell’accordo europeo aveva denunciato l’epidemiologo di Imperial College, Francesco Forastiere, al manifesto.

Critica sulla possibilità di esenzione l’Associazione italiana medici per l’ambiente (Isde). Se gli standard europei devono allinearsi alle linee guida stilate dall’Oms nel 2021, sostiene Isde, l’accordo raggiunto non compie il passo decisivo. «La situazione di questi giorni, con livelli elevatissime di polveri sottili – si legge nel loro comunicato – dimostra proprio che è indispensabile agire subito e in modo deciso per ridurre l’effetto di questa situazione sulla salute, in particolare delle persone più deboli come i bambini».

«Non vedo da cosa sarebbe giustificato il rinvio», commenta al manifesto Anna Gerometta, presidente dell’associazione Cittadini per l’aria di Milano, che pure giudica positivamente che il negoziato sia riuscito a trovare la sintesi per definire degli standard per i 27 paesi Ue: «Sono prevalse le esigenze delle regioni padane, ampiamente assistite da Emilia Romagna, nel chiedere un affievolimento delle regole». Ricordando come l’Eurocamera premeva per standard più ambiziosi, Gerometta evidenzia: «Le misure per migliorare presto la qualità dell’aria esistono, però manca la volontà politica. Se si fa di tutto per incentivare l’acquisto di automobili inquinanti e stufette a pellet, diminuire lo smog entro il 2030 diventa un obiettivo impossibile».

Via libera, dal negoziato europeo, alla possibilità per cittadini e ong di ricorrere in tribunale e richiedere il risarcimento. L’intenzione è rendere più semplici le azioni legali, anche se negli ultimi anni in numerosi paesi Ue sono state intraprese cause con indennizzi milionari (come una recente sentenza del Consiglio di Stato in Francia). Ora la direttiva dovrà passare per l’approvazione del Parlamento e dal Consiglio prima di diventare legge Ue ed essere trasposta entro due anni a livello nazionale. Non senza rischiare che venga affossata prima del voto di giugno da chi non gradisce neppure questa versione poco incisiva a causa della deroga padana.