Governo Draghi, dite la vostra /2
Scrivete a lettere@ilmanifesto.it In pochi giorni centinaia di lettere dei nostri lettori che si confrontano con la «novità» del governo Draghi. Tanti ne sottolineano gli aspetti negativi criticando ogni «timidezza», alcuni rimpiangono il Conte 2 e il suo impegno contro la pandemia, denunciando il ruolo dell’iniziativa del rottamatore Renzi. Tutti invitano a riflettere sulla natura profonda della crisi della politica lamentando l’assenza in questo momento di una opposizione di sinistra
Scrivete a lettere@ilmanifesto.it In pochi giorni centinaia di lettere dei nostri lettori che si confrontano con la «novità» del governo Draghi. Tanti ne sottolineano gli aspetti negativi criticando ogni «timidezza», alcuni rimpiangono il Conte 2 e il suo impegno contro la pandemia, denunciando il ruolo dell’iniziativa del rottamatore Renzi. Tutti invitano a riflettere sulla natura profonda della crisi della politica lamentando l’assenza in questo momento di una opposizione di sinistra
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Una boccata d’ossigeno
Gentile manifesto, raccolgo il vostro appello a noi lettori di dire la nostra sulla crisi di governo. Dato per assodato il fatto che stiamo parlando dell’ultima crisi mortale della politica e che a questo governo ci si è arrivati comunque per questo motivo – mosse del rottamatore o meno, forzature di Mattarella o meno, credo che, se per un verso è necessario che anche la sinistra si dimostri responsabile, come fin qui è stata, per affrontare la difficilissima situazione nella quale versiamo, è una boccata d’ossigeno la scelta di Sinistra Italiana di non votare la fiducia: non foss’altro perché anche a Sinistra c’è chi dissente e, mi par di capire, non per questo abbia intenzione di rinchiudersi nella sua piccola setta. Tuttavia, mi pare che la chiave di volta di cosa sarà, più che sulle scelte di Fratoianni, si misuri su cosa farà il governo intorno alle politiche del lavoro: dal prolungamento del blocco dei licenziamenti – misura essenziale per il Paese in questo momento – alla riforma degli ammortizzatori sociali: di che segno sarà? Si andrà verso una misura di liberismo temperato, che va verso il reimpiego presso qualsiasi settore dei nuovi disoccupati o si cercherà di formare i lavoratori ad affrontare la transizione ecologica che dovrebbe riguardare anche il mondo dell’industria? Ancora, sarà l’occasione per discutere di nuovi diritti dei lavoratori – in merito all’home working, per esempio – per migliorarne la qualità della vita e favorire nuova occupazione e una contestuale ripresa dei consumi – riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario – o sarà l’occasione per viceversa favorire ancora una volta le categorie datoriali? Mi chiedo cosa ne penserebbe un “amendoliano di sinistra” come Valentino Parlato, dall’alto della sua intelligenza e della sua passione e mi viene sotto il naso una curiosa coincidenza: alle primarie del Pd del 2017 dichiarò che avrebbe partecipato, per votare Orlando – ne rimasi sorpreso, per questo me ne ricordo; oggi, la persona che può tentare di porre un argine alla deriva è proprio il vice segretario del pd, che in qualità di Ministro del lavoro può tentare di fare qualcosa di utile. Ecco, niente ricerche di nuove figure salvifiche, ben inteso, ma sarebbe bello che, anni dopo, Andrea Orlando desse qualche ragione a chi, come Parlato, ha sempre saputo stare dalla parte del torto.
Fausto Aliberti
La ragione genera mostri
Da Pinocchio ai Draghi, si potrebbe dire. Già, perché la politica italiana è proprio una favola. Una di quelle che si ripetono sempre uguali, come piace ascoltarle ai bambini. Lo aveva intuito il buon Cirino Pomicino all’indomani delle dimissioni del Conte che avremmo ritirato fuori dal cilindro il pentapartito. Ma, là dove non c’è riuscita nemmeno la balena bianca, la magia l’ha fatta un banchiere: il “centro-destra-sinistra”. Alchimia dove gli elementi non contano, basta metterci dentro un po’ di tutto e nessuno ha più niente da obiettare. È la quintessenza della Dc fattasi Parlamento per intercessione dello spirito santo. Impensabile, impossibile. Ma nelle favole tutto può accadere. Se no non sono più favole. E che sia una favola, a rigor di logica, basta pensare a quell’assemblea di condominio dove tutti alla fine sono d’accordo su tutto. E, tranne uno che non ne vuol proprio sapere di crescere, di diventare “maturo”, richiamati all’ordine, lasciati i mugugni nei corridoi, al cospetto dell’amministratore la delibera la si approva sempre all’unanimità. Certo, “diranno subito i miei piccoli lettori”, meglio una favola della cruda realtà. Prendi ad esempio i regimi totalitari. Quelli che agiscono in-nome-e-per-conto del “popolo”. Quelli che vanno in un’unica direzione perché nessuno – per paura o convenienza – vi si oppone. Quelli che si appellano all’emergenza per giustificare i soprusi. Quelli che operano soltanto per un’astrazione come il “bene comune”. Quelli in cui – ne consegue – nessuno è responsabile di niente. A proposito, come si chiamava quel tale la cui “ragione” ha generato mostri? Quello che si è inventato la volontà generale. Rousseau, se non ricordo male.
Marco Mozzoni
Si accettano scommesse
Me lo ricordo ancora quando, a pandemia ormai conclamata addosso, ci furono da tutte le parti, mondo istituzionale e non, inviti alle opposizioni a collaborare fattivamente col governo Conte 2 per fronteggiare il nemico comune, il Covid. E ricordo bene le dichiarate buone intenzioni dello “statista” padano; durarono un quarto d’ora, tornò poi quello di prima, come prima, peggio di prima. E oggi, giù con le stesse promesse di fedeltà al governo Draghi nato grazie alle follie di un altro “statista” nostrano, quello toscano. Promesse suggellate da una poco credibile giravolta in salsa europeista che sarà difficile da spiegare a tutti gli elettori che gli hanno permesso di saltare dalla ruota della fortuna sulla giostra dei politicanti. Ma i soldi dall’odiata Europa fanno gola a tutti e bisognava farsi trovare pronti con gli eventi già decisi quando quei soldi furono portati a casa da uno sconosciuto avvocato pugliese. Si accettano simboliche scommesse su quanto durerà questa volta.
Domenico Catalano Bari
Non c’è alternativa
Sono fiducioso, penso non ci fossero altre soluzioni. E le problematiche enormi da affrontare immediatamente. È un momento decisivo per il nostro paese. Non possiamo perderlo e non possiamo fare gli schizzinosi. Ai 5stelle suggerisco una semplice riflessione: non c’è più tempo per aspettare di avere la maggioranza assoluta per governare da soli, e quindi se volete esserci, dovete accettare dei compromessi e questo è il momento giusto.
Stefano Cinquemani
Mettiamoli in difficoltà
Per avere un governo di sinistra bisogna vincere le elezioni e non mi pare proprio che oggi sia questa la situazione. Del governo Draghi prendiamoci quelle parole d’ordine (europeismo, progressività delle imposte, contrarietà ai cosiddetti “decreti sicurezza”, conferma di Speranza alla Sanità, riconversione ecologica ecc) che contraddicono le tesi della Lega e della destra e proviamo a costruiamo una prospettiva. Mettiamoli in difficoltà. Penso che una discussione tutta ideologica a sinistra non serva proprio a niente e inviterei i nostri parlamentari a provare ad andare a parlare con i lavoratori davanti ai cancelli dei posti di lavoro. Io voterei si ma proverei a creare mobilitazione (per esempio sulla patrimoniale) dal basso.
Claudio Calligaris Udine
Dobbiamo esserci
Non sono solito scrivere ed esporre le mie opinioni politiche. Oggi però sento il bisogno di farlo: vi prego rimanete al governo! Cerchiamo in tutti i modi di essere lì dove verranno prese decisioni in materia ambientale probabilmente storiche per il nostro paese. Non ci chiamavamo Sinistra Ecologia e Libertà? Dobbiamo esserci, non esiste alcuna alternativa.
Roberto Sepe
È una restaurazione
È una restaurazione senza rivoluzione. Colgo l’occasione per ringraziarVi del vostro lavoro.
Emanuele Andreini
L’agonia della politica
Sul fatto che il governo Draghi sia un’operazione politica preparata a tavolino non ho molti dubbi, ma nemmeno sul fatto che sia stata possibile per una gravissima crisi della nostra rappresentanza politica. Se non vogliamo parlare di “morte della politica”, come ha detto Fratoianni al vostro giornale, parliamo di agonia, ma la sostanza non cambia. Penso che si debba ripartire da qui, dal fatto che senza una partecipazione vera dei cittadini e delle cittadine e di una loro reale possibilità di incidere sull’espressione di una classe dirigente adeguata, ad esempio attraverso la riforma della legge elettorale, non si andrà lontano. Sarà sempre un élite a governarci, non certo di migliori, che sia poi tecnica o politica poco importa. Vi chiedete che cuore batta a sinistra? Io sono iscritta a Possibile dalla débacle elettorale del 2018. Una comunità che sta crescendo e sta lavorando per permettere la rinascita della politica a sinistra, dove anche le ultime divisioni non lasciano ben sperare per la costruzione di un campo comune. Mi piacerebbe che ogni tanto ne parlasse anche il vostro giornale. Con stima.
Cristina Rossi
Operazione Shock Politics
Pur non essendo un fan sfegatato del Conte 2, ho vissuto l’intera operazione -Draghi come una ferita alla democrazia. Un’operazione di Shock Politics – per dirla con Naomi Klein, che ha creato le condizioni di “emergenza” per fare accettare quello che, solo due mesi fa, era considerato inaccettabile. Pian piano, per slittamenti progressivi, coloro che filtravano il moscerino – schifando Mastella e ironizzando su Ciampolillo – ora ingoiano il cammello (Brunetta, Gelmini, Giorgetti & c.). Come elettore, mi addolorano le divisioni in Leu e Sinistra Italiana. Non vorrei si ripetessero le stesse dinamiche che hanno portato all’implosione di tutti i tentativi di costruire una sinistra tentati negli ultimi decenni. Stare all’opposizione di un governo che non convince né per come è nato, né per la sua composizione – il che non impedisce di sostenere (molto) eventuali misure giuste che questo governo dovesse adottare – è una scelta normale e non eversiva. Che andrebbe rispettata. L’anomalia, in Europa, sono i governi tecnici sostenuti da cani e porci, non che un governo centrista abbia opposizioni sia a sinistra che a destra. Al contrario che in casi precedenti – Dini, Prodi – non saranno due o tre voti in più a salvare il governo e la legislatura, e non vedo come potrebbero incidere nello spostarne l’asse. Sappiamo bene che un’opposizione di sinistra al governo nella società c’è: mi sembra solo giusto che abbia una voce anche in Parlamento. Quando Lega, Forza Italia, Confindustria passeranno all’incasso, chi rappresenterà gli scontenti? Meloni e Di Battista?
Giorgio Guelmani Milano
Ingoiamo il rospo
Caro Manifesto, cara Redazione, ringrazio per l’opportunità che date ai lettori di esprimere il loro pensiero. Non sono molto ferrata su questioni politiche, scrivo ciò che mi sembra più giusto. In questa occasione ho apprezzato la scelta dei partiti di sinistra di esserci e contribuire alla creazione del governo presieduto dal professor Draghi. Non mi sembra il momento di porsi tante, anche giuste, domande perché l’Italia versa in condizioni drammatiche e per un cittadino, per me cittadina, è importante sapere che la propria parte politica è rappresentata e si batte per scelte che favoriscono la giustizia sociale. Si è dovuto ingoiare il rospo, ma ora è il momento di pensare al Paese. Vi ringrazio e vi auguro buon lavoro e tante soddisfazioni.
Gabriella Santini
Errata corrige
Cari compagni, al fine di evitare equivoci sarebbe utile precisare il titolo della mia lettera apparsa ieri: Ars andrebbe corretto in Sinistra Italiana, così come si fa riferimento nel testo. Scusate e grazie per la vostra attenzione.
Franco Astengo
Manca uno spazio di discussione politica
Partecipo al richiesto dibattito sul nuovo governo, ripetendo che da oltre 40 anni la democrazia non si esprime più attraverso una preventiva e periodica discussione politica dei cittadini con gli eletti.
L’agorà sulle problematiche politiche è stata sostituita da tutte le televisioni che si riservano le discussioni, effettuate da giornalisti e persone scelte dagli stessi titolari delle reti. Nei telegiornali, comprese le reti pubbliche, le notizie vengono date con una dizione velocissima, assimilabile a una mitraglia vocale, mentre scorrono con altrettanta fretta immagini scollegate alla comunicazione in atto, con la scopo di distrarre l’ascoltatore.
Di questo fastidioso ed offensivo uso televisivo, praticato anche da tutti i canali pubblici, grava il silenzio di tutti i politici eletti. Le disuguaglianze e le rivalità politiche sono aumentate coinvolgendo le amministrazioni locali e regionali, rendendo meno coeso e partecipe l’intero nostro Paese alle problematiche comuni. Necessiterebbe un’unità politica europea e in ambito territoriale coordinare l’accorpamento delle eccessive amministrazioni locali che hanno problematiche comuni, per migliorare e razionalizzare gli interventi urbanistici e salvaguardare l’ambiente dal crescente degrado. Grazie e buon lavoro.
Antonio Bellis, Oderzo
Il ministero della disabilità rivela un’impostazione retrograda
Premesso che la disabilità non esiste, in quanto mutevole, in divenire e determinata dalle variabili ostili del contesto, i concetti come medicalizzazione sociale, istituzionalizzazione residenziale, modulazione delle disfunzioni, assistenzialismo unidirezionale e categoria dei disabili, sono le distinzioni fondative insite nello sviluppo economico competitivo dell’ideologia capitalista. Questa accentuazione patriarcale di un ministero ad hoc, competente per la gestione delle differenze, porta alla luce l’implicita volontà discriminatoria di uno Stato solo all’apparenza di diritto, progressista e moderno, ma che in realtà è già espressione subalterna del potere occulto della finanza corporativa, decisore di un’organizzazione sociale di genere. Un passo indietro che evoca l’aspetto odioso del regime autoritario fascista in salsa ordoliberista, cioè funzionale in termini produttivi all’efficienza produttiva del capitale umano.
Nino Borrelli, Salerno
Ribellarsi alla dittatura globale
Buongiorno, questo governo non mi rappresenta, è un passo indietro e a destra. È una vergogna ed è la fine della democrazia, ormai da tempo da quando non siamo chiamati alle urne. Decidono tutto quello che vogliono al solo scopo di intascare e spartire il denaro del recovery. Il tutto creando questo clima di terrore covid che ormai è abbastanza chiaro come sia usato per togliere l’attenzione su tutto il resto. Bisogna ribellarsi a questa ormai evidente dittatura globale. Io non vedo nessun futuro con Draghi e compagnia. Basta con l’indifferenza davanti a questo disagio politico e sociale, bisogna essere uniti e lottare per la libertà, ritrovarsi in gruppi creare rete, contro la dittatura!
Roberto Riggio
Stritolati tra le forze moderate
Un’operazione politica anomala e regressiva che ha distrutto l’alleanza progressista già sabotata da Renzi. Questo governo dimostra la totale compatibilità dei sovranismi con gli indirizzi neoliberisti e gli orientamenti genericamente definiti ’europeisti’. Il renzismo, a cui il PD è ancora passivamente subordinato, ha compiuto la totale riabiltazione del berlusconismo e del leghismo. Il dibattito su una possibile gamba ’moderata’ all’interno del centrosinistra e le discussioni sul presunto europeismo di una certa Lega dimostrano la povertà culturale e politica della sinistra in Italia, imprigionata in sterotipi e schematismi insopportabili. Si è persa l’occasione di attuare le riforme strutturali più importanti per intervenire in questa crisi pandemica – o meglio, sindemica.
Con forze negazioniste al governo non è nemmeno più possibile sperare in interventi finalizzati a mettere in atto le strategie “zero covid” di cui si sta parlando in tutta Europa. Bene la scelta di Sinistra Italiana, questo passaggio avviato dal partito di Fratoianni segna una importante occasione per dare discontinuità ad un’alleanza che deve ridefinirsi e fare i conti con le arretratezze ideologiche che hanno portato ad accettare questo governo. Il comportamento del Pd, che inizialmente prospettava le elezioni nel caso di caduta del governo Conte, ha segnato la fine della contrapposizione tra europeismo/sovranismo e svelato la fragilità della linea di Zingaretti, totalmente strangolato dalle componenti moderate e condizionato pesantemente da Renzi, le cui affinità con Salvini sono note da tempo (già dal marzo scorso si scriveva di convergenze sul nome di Draghi).
Luca Paindelli
Brutte notizie per gli oppressi
Gentile redazione del Manifesto, ritengo che l’avvento di Draghi al governo con una coalizione di “unità nazionale” sia una brutta notizia per i salariati e tutti gli oppressi. Anche se non è chiaro quali siano gli obiettivi del nuovo governo, il curriculum di Draghi e dei ministri parlano da sé. Si tratta di un governo che è emanazione diretta della grande borghesia italiana ed europea. Occorre costruire una opposizione di classe e di popolo, che riunisca partiti, sindacati, associazioni e movimenti interessati. Questa iniziativa mi sembra un buon punto di partenza in questo senso (18/02 – manifestazione contro il governo Draghi! Piazza San Silvestro, Roma). Il Manifesto dovrebbe dare spazio alla sinistra che si oppone a questo governo, dentro e soprattutto e fuori il Parlamento.
Ruggero Orilia
Meglio all’opposizione che con la Lega
La fiducia a questo governo ecumenico appestato dalla peggior destra d’Europa, ha un significato politico che agli occhi (e alla ragione) dei nostri elettori scardina, di fatto, il fondamentale dei fondamentali della visione del mondo della Sinistra: la distanza siderale da questa destra leghista parafascista forte con i deboli e debole con i soldi. Al di là di comprensibili buone intenzioni, sarebbe un regalo ai media che non vedono l’ora di azzerare anche una delle ultime voci di una sinistra già ansimante nel contesto sociale e politico attuale. “La sinistra con la lega” sarebbe un loop inarrestabile che ci debilita inesorabilmente. Dare la fiducia a Giorgetti e Garavaglia è ben più dannoso di quanto non possa giovare il nostro contributo al piano green di cui parla Draghi. Le nostre idee le possiamo avanzare con dignità e farle conoscere alla gente e al Parlamento anche dall’opposizione
Paolo Andreoli, Coordinatore Circolo S.I. – Basso Veronese
Il governo delle banche
Per dire di Draghi non servono 1.800 battute, si può dire in 400. Non è un brutto governo, come dice Norma Rangeri. È il governo delle banche, di Blackrock e di Confindustria. Con espressione tanto demodé quanto efficace: è il governo dei padroni, quelli che come hanno sempre sfruttato e oppresso. E che oggi mettono ai margini miliardi di esseri umani e conducono verso la catastrofe società, cultura e ambiente. Tutto il resto è accessorio.
Luigi Piccioni
La linea del manifesto è troppo ambivalente
In realtà dal Manifesto in questa situazione devastante per il Paese in generale e per la Sinistra in particolare mi sarei aspettato qualcosa di più che un appello ai lettori ad esprimere i loro “sentimenti ed emozioni”. Al di là dei soliti bei articoli di approfondimento lucidi ed colti (tipo Marco Revelli di oggi) altri magari che si contraddicono tra loro, ma questo può starci, è la linea politico editoriale del giornale che è confusa e preoccupantemente contraddittoria.
Non capisco ad esempio dall’editoriale di ieri quale è la posizione della Direttrice, o meglio si intuisce tra le righe che sotto sotto propenda per baciare il rospo o meglio “il Drago” , il sottoscritto, per quello che conta, la pensa esattamente all’opposto, ma non è questo il problema, è che “dal mio giornale” mi aspetterei un orientamento, una capacità di sintesi, per non dire di guida di ben altro spessore, se no si contribuisce a sommare confusione a confusione.
Attilio Casagrande, Senigallia
I partiti rispondano alla loro comunità politica
Sono un ex di tanti partiti di sinistra: da ultimo, ex iscritto a Sinistra Italiana. Non ho rinnovato la tessera disgustato da come gruppi dirigenti autoreferenziali hanno gettato via, senza la minima discussione con le migliaia di persone che ci avevano creduto, l’esperienza di LEU. Da allora, osservatore disincantato delle sorti di ciò che succede a sinistra. Ho appreso, dai giornali, che l’Assemblea di Sinistra Italiana, ha approvato a grande maggioranza la scelta di votare contro la fiducia al Governo Draghi. E’ una scelta che condivido (sia per ragioni tattiche che strategiche). Ma non è questo il punto. Il punto è che due parlamentari di Sinistra Italiana su tre avrebbero deciso di votare comunque la fiducia. La Senatrice De Petris, su “il Manifesto” di oggi /16/02) giustifica tale scelta dicendo che “il no è un errore politico ed io mi assumo le mie responsabilità”.
Non è però chiaro quali conseguenze la Senatrice intende trarre. Così come non è chiaro come si può pensare possano funzionare generi appelli (sempre più patetici e poco credibili) alla necessità di un’unica forza a sinistra del PD quando chiunque, specie se in ruoli di responsabilità e visibilità, può decidere di non rispondere alla comunità politica che ha contribuito ad eleggerlo/a. È successo, lo ripeto, archiviando LEU senza spiegarne preliminarmente i motivi , continua a succedere oggi nella penosa vicenda della fiducia a Draghi. Ma sono solo due esempi delle tragicomiche vicende della sinistra degli ultimi anni. Nanni Moretti nel 2002 pronunciò la famosa frase “con questo tipo di dirigenti non vinceremo mai”. Oggi è molto peggio. Non otterremo neanche un pareggio e avremo pure difficoltà a salvare l’onore nella sconfitta.
Enrico Bayma
Il mutismo della Funzione pubblica
Questi ultimi 27 anni di Governi ci hanno portato a non meravigliarci più di nulla e anche questo attuale rientra nel novero di quelli passati. Ma ciò che invece fa riflettere è l’assoluto mutismo della Funzione Pubblica e della CGIL intera alla nomina di Brunetta. Evidentemente il Governo di unità nazionale, la Pandemia, il disastro economico possono fare a meno delle/i dipendenti pubblici a cui Brunetta ne ha fatte di veramente gravi. Come per la TAV, di cui Landini si diceva contrario, diventato Segr.Generale si è rimangiato il detto pertanto, tace. Ne pagheremo a sinistra e nel sindacato per anni perchè dalle delusioni si passa, purtroppo, all’apatia. Ad majora.
Roberto Presenti, ex segr.prov.le FP Grosseto
No all’aristocrazia di Draghi
Renzi, Berlusconi, Mattarella a parole e Draghi con le azioni hanno invocato il governo dei migliori, traduzione esatta del termine aristocrazia. Rimanendo sui migliori, si può osservare il primo fallimento di Draghi. Solo Speranza e Giovannini lasciano infatti sperare che qualcosa di buono, nonostante tutto, potrà essere fatto. Il resto del governo è un pasticcio al servizio dei gruppi economici e finanziari che vogliono controllare l’uso dei soldi di EU Next Generation, con la presenza di molti impresentabili. Prima di ascoltare Draghi domani, questo governo sembra ben di destra e da sinistra ci si deve dunque chiamare all’opposizione.
Spero che domani Draghi mi smentisca, che avvii una vera politica ambientalista che tale può essere solo se è di sinistra. Incidere sull’ambiente prima che gli effetti del riscaldamento terrestre ci travolgano richiede azioni radicali, a cominciare dalla riduzione dei consumi, di tutti i consumi, e dalla messa in sicurezza del devastato territorio italiano. Ben vengano poi i progetti a medio e lungo termine, certamente necessari. Se poi, per l’emergenza sanitaria il governo mostrasse un approccio come quello della Corea del Sud (tamponi a tappeto e tracciamento dopo il necessario lockdown per portare i numeri sotto controllo) allora potrei pensare che possiede della materia grigia. Non di sinistra ma pensante. Non sono un nostalgico di Conte, però il suo governo almeno era democratico. Alla autodefinita aristocrazia di Draghi bisogna dire no.
Faustino Martelli, Roma
Una democrazia senza perimetro
Siamo entrati nella Terza Repubblica? Dopo la Prima, Parlamentare col proporzionale e la Seconda, del maggioritario con le coalizioni elettorali di Governo pre-parlamentari, ora siamo in quella dove le crisi istituzionali si risolvono sostanzialmente fuori dal Parlamento e dai partiti, dall’uomo solo al comando ed al quale i partiti, il Parlamento e le parti sociali, volenti o nolenti, si inchinano. Ma una democrazia nella quale la maggioranza di governo non ha un perimetro e si ipotizza l’assenza di una opposizione è una democrazia sana? Mi meraviglio molto di Mattarella, per questa gestione molto perniciosa sul piano politico e sociale. Ancora una volta è il dettato Costituzionale e gli interessi generali del paese ad uscirne indeboliti, piegati dagli egoismi e dai poteri forti.
Dario Turco
Era meglio il Conte Ter
Aprite un dibattito sulla indispensabilità di “un vincolo di coerenza” per gli eletti nelle istituzioni altrimenti i governi, di qualsiasi coalizione siamo, sono ricattabili da killer politici senza alcun mandato di rappresentanza. Mi auguravo un Conte 3 senza Renzi che sfidava le forze politiche in parlamento sule questioni di fondo da affrontare e necessarie in questa situazione (chi paga e chi ci guadagna in questa crisi). Buon lavoro e attendo le novità per i 50anni.
Giulio Zanaboni
Il colpo basso delle élites italiane
Sul governo Conte, abbiamo capito tutti un po’ in ritardo che sarebbe caduto non per i veti strumentali di Renzi, ma per una pressione molto piu’ grande. I media main stream hanno scelto Draghi come mediatore di interessi, con il suo nome hanno confuso le acque per dare una qualche dignità alla manovra destabilizzante in corso, che pero’ era partita gia’ da mesi. La pressione è venuta dai creditori dello stato italiano, dalle compagnie e dal ceto industriale, dalla classe media con un credo ancora neoliberista. Non appena è stato sicuro che i 209 miliardi del Recovery Fund sarebbero arrivati, è partita la campagna di discredito del governo.
Non si accettava l’idea che anche solo una parte di tali fondi potesse essere usata per rafforzare le parti di stato a supporto della parte debole della società (sanità e assistenza, ammortizzatori sociali, istruzione pubblica). La coalizione di interessi, culture e classi che da sempre regge le sorti del governo in Italia (anche se il PD fa finta di non vederlo) ha deciso che avrebbe dovuto essere lei a gestire i 209 miliardi.
La borghesia italiana non è avanzata come quella nord-europea e scandinava. Il governo Conte non ha percepito che i soldi in gioco erano davvero tanti e in qualche modo la discussione su come utilizzarli avrebbe dovuto essere aperta a tutti i partiti e le parti sociali in Italia. Compito molto difficile ma necessario, perché i soldi sono stati concessi al paese intero, non solo alla sua parte di “centrosinistra”, con un debito che graverà sull’Europa e sull’Italia intera. Il recovery plan italiano avrebbe dovuto essere redatto e condiviso almeno al 50/60% tra tutte le forze politiche e sociali, con il criterio della non differibilità e della sostenibilità.
Questo lavoro di sintesi non c’è stato, mentre avrebbe dovuto essere messo subito in campo da una struttura anche molto snella del ministero dell’economia, formata da funzionari e consulenti con parità di generi e un’età media non superiore ai 40 anni, in dialogo con tutti gli altri ministeri. Il lavoro avrebbe dovuto andare avanti sotto traccia e sottoposto alla revisione e scrematura di economisti di area universitaria e di istituti di ricerca di differenti indirizzi culturali, rappresentativi di tutti i settori economici (ad esempio agricoltura compresa). In sintesi, questo recovery plan condiviso avrebbe dovuto essere la migliore arma di difesa del governo. Purtroppo questo lavoro e’ mancato, anche perche’, comprensibilmente, l’emergenza Covid ha tolto lucidita’ a ministri e partiti.
Mario Spinolo
La fine del Conte II non mi rattrista affatto. La nascita del governo Draghi, mi lascia esterrefatto.
Ma quello che più mi angoscia, oltre alla disfatta della politica, è l’assoluta inconsistenza della sinistra che invece di fare critica ed esigere una svolta migliorativa, si è ritirata nei bastioni ministeriali di difesa dell’operato del governo di cui era parte fondamentale. Complimenti a Zingaretti ed agli altri “compagni” che ora hanno fatto un governo politico con Salvini e la lega.
Intanto io ed i miei colleghi, e siamo centinaia solo nella società per la quale lavoro, stiamo ancora aspettando la cassa integrazione di novembre. Non era forse la sinistra, che era al governo, a dover tutelare i lavoratori? Complimenti vivissimi
Giulio Senis
Questo governo è una riedizione riveduta e corretta dell’esperienza precedente Napolitano-Monti
Non più austerity, ma ora “prestiti”concessi sulle nuove linee di politica economica digitale e ambientale “suggerite” sempre dal liberismo di Bruxelles. La repubblica “bi-presidenzialista” si riconferma ancora come strategia , di fronte alla povertà sostanziale del sistema dei partiti: questa volta Mattarella- Draghi. L’applicazione puntuale del Manuale Cencelli, oltre che a destra porta ad una maggiore verticalizzazione della governance ovvero nelle mani del Presidente del Consiglio con capacità più salde dei famigerati comitati tecnico – scientifici di Conte. Il Parlamento , dopo la colposa e dolosa decurtazione, perde ancor più un pezzo della sua centralità politica, culturale, etica.
Claudio Laudisa
Auguriamoci che l’attuale sia solo un governo d’emergenza
Con due scopi: la Pandemia (comprese le vaccinazioni e la ristrutturazione della Sanità strettamente Pubblica) ed il Recovery. Sin da ora, formale impegno di una verifica parlamentare a fine estate della fiducia al governo Draghi.
Hans Spinnler
Salve, rispondo al vostro invito sull’oggetto.
Sono deluso per la caduta di Conte2. Pur fra tante difficoltà quel governo avanzava, ci dava un po’ di tranquillità. Si era riusciti a tener fuori i fascisti, e la destraccia. La situazione ora con Draghi è diversa. Per quanto possa apparire tranquilizzante, resta che a sostenerlo ci siano forze (Lega, FI) di cui si conosce bene il passato, quindi inaffidabili per la Democrazia. Che dire? Aspettiamo per vedere cosa succederà. Speriamo in qualche Santo.Un caro saluto compagni.
Spartaco
L’alleanza del Conte2 deve proseguire
Consapevole che il Conte2 non rappresentasse appieno un esecutivo orientato in modo chiaro ed univoco sui valori fondamentali della sinistra,ho ritenuto in ogni caso apprezzabile lo sforzo di ricercare un approccio comune da parte delle diverse forze politiche che lo componevano, smorzando gli elementi di contrasto, ponendosi quale alternativa alla più omogenea coalizione di destra. Proprio queste due matrici, nonché la neutralizzazione delle pulsioni liberiste di Renzi e di correnti diffuse in vari partiti (origine vera, a mio parere, della crisi di governo),vi ho intravisto la possibilità di costruire un’alleanza più aderente a sinistra. Di fronte all’attuale crisi democratica, auspico che l’alleanza costituitasi nel Conte2 persegua, allo scopo di costruire una coalizione capace di aprirsi anche ad altre forze di sinistra attualmente meno rappresentative.
Francesca Furci
Impossibile dare fiducia a Draghi
Come si può dare fiducia ad un governo formato da Draghi che è stato: 1) direttore esecutivo della Banca Mondiale di Washington, 2) direttore del Ministero del Tesoro a Roma in cui ha ucciso le maggiori aziende pubbliche, 3) vicepresidente della Goldman Sachs grande banca d’affari nel mondo, 4) governatore della Banca d’Italia, 5) presidente della Banca Centrale Europea, 6) uno dei protagonisti del Gruppo dei Trenta potente organizzazione internazionale di finanzieri. Quale visione di mondo può avere un uomo con questo curriculum?
Silvana Capurso
Il governo Draghi è una troika nostrana
Purtoppo ce la siamo meritata e ringraziamo il nostro Presidente che ce l’ha concessa per tentare un salvataggio in extremis. Speriamo che me la cavo!
Manola Dellorso
La situazione è pericolosa e sta marcendo
Prepariamoci alle elezioni. Basta però con siglette, arcobaleni, capetti, briciolette di potere e narcisismi. Sulla scheda ci sia solo la scritta “SINISTRA” e come simbolo, le “mani intrecciate e strette” antico emblema del “mutuo soccorso” del movimento operaio e contadino.
Giovanni Traverso, Busalla (Genova)
Salvarsi l’anima con le opinioni
Ho letto le prime due pagine delle lettere “dite la vostra”. Inutile cercare alcun accenno alla condizione delle persone, alle preoccupazioni per la salute, per il lavoro, per il futuro. Tutto uno smarcarsi per salvare l’anima. Ma se l’anima della sinistra è lontana da quella del popolo non è sinistra. Questo è il governo imposto dalla realtà; l’alternativa giusta, le elezioni, è preclusa dalla pandemia. Non serve a nulla lamentarsi dei suoi limiti, li vede anche un cieco. Preferisco chi sceglie di combattere a viso aperto per l’oggi e per il domani.
Francesco Rossi
Era necessario avere le mani in pasta
Caro manifesto, per contribuire al dibattito in corso sulle tue pagine, vorrei sottoporti una semplice riflessione che mi ha accompagnato durante quest’ultima crisi. Partendo dall’assunto che Matteo Renzi si sia guadagnato il ruolo di punto di riferimento politico di una lunga serie di “poteri forti”, evidentemente il Conte 2 era un governo molto più di sinistra di quanto pensassimo noi a sinistra della sinistra parlamentare. Lo dico con amarezza e stupore sociologico perché dal mio punto di vista libertario nessun governo è amico.
Eppure, a quanto pare, adesso che c’è il tortone di fondi europei da spendere, era necessario avere le mani in pasta, ed ecco rispuntare al governo personaggi come Brunetta, Gelmini, Carfagna, Giorgetti, Garavaglia, teleguidati da Super Mario, ex banchiere pubblico (Banca d’Italia prima e BCE poi) e privato (Goldman Sachs). Ora, senza scivolare nelle semplicistiche analisi che vedono occulti personaggi non eletti da nessuno decidere le sorti del mondo da stanze segrete, questa operazione messa in atto dai due Matteo con sgambetti, capriole, giravolte e trucchi istituzionali, un po’ di puzza di marcio la diffonde abbondantemente.
E nulla meglio di una pandemia, poteva appicicare la scritta “necessario” al capello che indossano i responsabili che hanno nel cuore le sorti della patria sotto attacco del dannato virus. Risultato: ennesima lacerazione in LEU, ulteriore sbriciolamento del M5S e, come sempre, PD non pervenuto. Fuori dall’arco parlamentare c’è chi è sempre più confuso e chi sempre più arroccato sulle sue posizioni radicali. Non c’è che dire, un vero capolavoro politico per spostare ancora più a destra l’asse di questo Paese. Specchietto per le allodole : il Ministero della Transizione Ecologica. Magra consolazione. Magrissima. Chissà che direbbe Federico Caffè.
Fausto Bonvini
Perché un banchiere e non una sindacalista?
Più che chiedersi dove andremo a finire, bisognerebbe chiedersi dove siamo finiti, proprio finiti di esistere e mi fa rabbia sentire parlare di sinistra, pensando cos’era la sinistra degli anni del dopo guerra fino agli ’80. Si dirà che i tempi sono cambiati, però guarda caso i ricchi e gli sfruttatori ci sono ancora e i poveri e sfruttati non sono spariti. Quando c’è una crisi di governo, chi chiamano? Un banchiere, ma perché non si poteva chiamare un sindacalista, magari donna, come Susanna Camusso?
Mirko Ferretti
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