L’odissea dell’Aquarius sta facendo esplodere l’Europa? Perché l’Unione europea appare debole e sfumata, in un momento così drammatico per la sua stessa esistenza? Come mai i valori su cui è nata la costruzione comunitaria non si impongono a tutti come qualcosa di invalicabile? Abbiamo rivolto questi interrogativi a Fabienne Peraldi-Lenuef, giurista internazionale, specialista di diritto europeo, titolare della cattedra Jean Monnet all’università Paris 1-Panthéon-Sorbonne. Fabienne Peraldi-Leneuf sarà presente in Italia alla summer school dell’associazione Per l’Europa di Ventotene dal 25 al 29 giugno, quest’anno dedicata all’Europa dei diritti, dove la giurista parlerà dei valori europei.

L’estrema destra in Italia sta mettendo la dinamite alle basi comuni della costruzione europea?

C’è timore in Europa per la crescita dei nazionalismi e dei riflessi di ripiego degli stati, anche che l’Italia, paese fondatore che è sempre stato un paese di diritto, raggiunga il gruppo di Visegrad, che si allontani dai valori europei.

Quando si parla di valori europei a cosa ci si riferisce?

La Ue, nel Trattato di Lisbona del 2009, al suo articolo 2 ha posto il principio, enunciando una serie di valori che si applicano agli stati e alla stessa Ue. Gli stati sono obbligati a rispettare questi valori, non possono aderire alla Ue se non lo fanno. La Ue è difatti un’unione di diritto. La lista dei valori fondamentali è lunga: comprende i diritti umani riconosciuti a livello internazionale, lo stato di diritto, la nozione di rispetto delle norme costituzionali, il rispetto della democrazia, della dignità umana, dell’eguaglianza uomodonna, delle minoranze. È uno zoccolo di valori che è stato scelto dagli stati. Il problema è che l’articolo 2 non prevede sanzioni in caso di violazione. Le sanzioni ci sono all’articolo 7, ma una disposizione politica esige l’unanimità per poter procedere. Per la Ue invece non vale l’articolo 7, non c’è nessuna possibilità di sanzioni in caso eventuale di violazione dei valori. È un’incoerenza dei Trattati.

Questi valori possono essere aggirati? Per esempio, l’accordo con la Turchia sui migranti rispetta questi valori?

No, l’accordo con la Turchia non è coerente con il rispetto dei valori. Ma l’accordo non è stato fatto dalla Ue, si tratta di un’intesa degli stati membri con la Turchia. C’è stato un ricorso di migranti alla Corte di Giustizia della Ue per chiederne l’annullamento. Ma il tribunale lo ha respinto proprio sulla base del fatto che non si tratta di un atto giuridico della Ue. Torna così sempre in primo piano il problema degli stati membri: finché gli stati membri non rispettano i valori non si possono fare passi avanti.

È quindi a causa di questa confusione volontaria tra stati e Ue, che quest’ultima viene accusata di non essere democratica?

Sì, la Ue è estremamente democratica. Nei testi ci sono tutti gli elementi della democrazia. Il sistema democratico della Ue è calcato su quello degli stati, con un parlamento e delle elezioni. Il problema è il rispetto di questa democrazia da parte degli stati. Che poi rigettano la colpa sulla Ue, mentre la colpa è solo loro. È da decenni che la Ue è usata come sfogatoio dagli stati membri, che le addebitano responsabilità che invece sono loro.

Il dramma dell’Aquarius rientra in questo caso?

Nel caso dell’Aquarius non è la Ue che agisce. L’Italia respinge la nave, violando il diritto Ue che impone l’accoglienza. Ma la Ue non punirà l’Italia con delle sanzioni, anche se potrebbe – come del resto anche tutti gli altri stati che non rispettano il diritto d’asilo – perché il paese è in difficoltà sui migranti. Le politiche dell’immigrazione sono nazionali, in un quadro Ue, con il regolamento di Dublino, che richiede l’unanimità: una catena senza fine, che porta al blocco, perché gli stati non stanno al gioco.

I detrattori della Ue la confondono con la mondializzazione.

Non si considera che la politica commerciale della Ue è protettiva, che la Ue si scontra con i suoi partner, Usa e Asia, difendendo valori elevati sulla protezione dell’ambiente, della salute ecc. Le regolamentazioni Ue devono essere rispettate dai partner negli scambi commerciali, e queste regolamentazioni sono le più protettive, le più esigenti al mondo. Attraverso programmi come Erasmus, esteso anche alle scuole professionali, attraverso la moltiplicazione degli scambi, come adesso le convenzioni cittadine in vista delle elezioni europee del 2019, lanciate dalla Francia e a cui hanno aderito 26 stati, si può sperare che le mentalità cambino, che le persone conoscano meglio l’Unione europea.