Sale la tensione tra l’Unione europea e Mosca dopo la morte nella colonia penale siberiana, la scorsa settimana, del principale oppositore politico in Russia, Alexei Navalny.

Come annunciato dalla presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola, mercoledì prossimo la vedova, Yulia Navalnaya, interverrà alla seduta plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, mentre ieri di fronte alle commissioni parlamentari Esteri e Diritti umani sono apparsi tre importanti esponenti anti-Putin che hanno spronato l’Unione a onorare la scomparsa di Navalny colpendo gli asset finanziari degli oligarchi vicini al Cremlino.

E non è mancata una risposta a stretto giro alle dichiarazioni del presidente del Consiglio di sicurezza russo Dimitry Medvedev, sprezzante contro Navalny e contro l’occidente («si va verso una guerra globale contro i paesi occidentali con l’utilizzo dell’intero arsenale strategico russo»), che è stato definito del portavoce della Commissione Ue «un eterno numero due bisognoso di cure mentali».

Tra i più vicini al leader ucciso dal regime putiniano, Leonid Volkov è presidente della Fondazione contro la corruzione di Alexei Navalny. Durante l’audizione di fronte alla commissione parlamentare, in videocollegamento da remoto, Volkov ha incalzato l’Ue a mettere in pratica il lavoro del leader dell’opposizione russa, la cui organizzazione ha reperito una lista di circa 7.000 persone, «spina dorsale del sistema Putin», tra amici, manager e oligarchi a lui vicini.

«Abbiamo prodotto questo elenco nell’aprile 2022, due mesi dopo l’invasione dell’Ucraina. A maggio, il Parlamento europeo ha votato per una risoluzione a sostegno dell’azione della Fondazione per sanzionare queste persone ma da allora non è successo niente, né la Commissione si è mossa di conseguenza», ha rimarcato Volkov proprio all’indomani dell’accordo politico tra i 27 sul tredicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca.

Presenti fisicamente con gli eurodeputati erano Evgenia Kara-Murza – moglie del dissidente russo britannico Vladimir Kara-Murza attualmente detenuto in un carcere russo a causa della sua opposizione all’invasione russa in Ucraina -, e Vladimir Milov, vicepresidente della fondazione Russia Libera e già viceministro dell’Energia in Russia nel 2002.

Secondo Milov, quella proposta dal leader dell’opposizione russa è una visione alternativa di paese «pacifico, democratico, normale», che proprio per questo fa paura al Cremlino. «Navalny è stato ucciso dopo il suo ultimo appello, la sua ultima campagna politica: la richiesta di presentarsi alle urne a mezzogiorno del 17 marzo (data delle prossime elezioni presidenziali russe) per mostrare il mancato sostegno a Putin. E lui aveva paura di questa iniziativa», ha ricordato.

Ma anche da Milov non sono mancate sollecitazioni per un’azione più decisa contro Mosca da parte di Bruxelles. Già semplicemente non reagire a Putin è sbagliato, ha sostenuto, perché «ogni mancanza di risposta per questo omicidio e per la guerra in Ucraina verrà vista come segno di debolezza, come una mancanza di volontà».

Nel dicembre del 2021 il Parlamento europeo aveva consegnato proprio ad Alexei Navalny il premio Sacharov per la libertà di pensiero, ritirato dalla figlia Daria mentre suo padre si trovava in un carcere russo. Un atto simbolico, che però difficilmente poteva impensierire la leadership putiniana con cui, almeno fino allo scoppia del conflitto in Ucraina esattamente due anni fa, diversi stati dell’Unione (tra cui Germania, Austria e Italia) intrattenevano rapporti di dipendenza energetica.

Le schermaglie verbali a distanza e l’isolamento crescente nei confronti del presidente ungherese Viktor Orbán – definito del leader dei popolari europei Manfred Weber «la voce di Putin all’interno dell’Ue» – potrebbero ora segnare un cambio di passo nel conflitto di parole tra Bruxelles e Mosca.