A tempo ormai scaduto, gli azzurri si sono trovati a gestire un pallone nella propria area dei 22 metri, molto vicini alla linea di meta. L’Irlanda era avanti 34 a 20, irraggiungibile. Molti di noi che guardavamo la partita abbiamo pensato, desiderato che l’Italia quel pallone lo scagliasse in tribuna. A quel punto l’arbitro scozzese Mike Adamson avrebbe fischiato la fine, le squadre avrebbero guadagnato gli spogliatoi e il meritato riposo non prima di scambiarsi i consueti convenevoli che suggellano la conclusione di un match di rugby. L’Italia meritava non solo il riposo ma gli applausi di tutti. Contro la squadra numero uno del mondo aveva giocato al meglio, divertendo e dando spettacolo. Si era tenuta a ridosso nel punteggio fino al 70’, quando Mack Hansen aveva segnato la quinta meta degli shamrocks portando a più quattordici il vantaggio irlandese. Fino ad allora l’Italia era stata in partita. Aveva segnato due belle mete, messo in difficoltà i granitici avversari, attaccato ogni volta che era stato possibile con un gioco alla mano corale e bello da vedere, mai puramente conservativo. Pochi calci di liberazione, tanti attacchi, persino dai propri 22 metri, con una efficace sequenza di passaggi. L’ovale viaggiava, viveva: era un gran bel rugby. La difesa aveva fatto il suo dovere, placcando e comportandosi con disciplina.

INSOMMA, a tempo scaduto si poteva dire basta. Ma le leggi morali del rugby no, quelle vogliono che si vada avanti lo stesso, anche se si è sotto di cinquanta punti. E dunque gli azzurri hanno giocato, commesso un errore e James Lowe per poco non segnava una sesta meta al 82’. E’ mancato poco e sarebbe stato ingiusto, crudele. Ma il rugby può essere molto crudele. Loro, gli irlandesi, non erano in una delle migliori giornate ma erano pur sempre la squadra che da un anno a questa parte aveva battuto tutti: gli All Blacks, gli Springboks, la Francia, l’Inghilterra e via dicendo. Erano più forti e questo si sapeva. Avrebbero vinto, e anche questo si sapeva. Restava da vedere il “come”: cavalcata trionfale, una raffica di mete, punteggio umiliante? Con gli azzurri era spesso finita così. Oppure avremmo visto un altro film?

ALLA FINE del primo tempo l’Irlanda aveva già messo a segno quattro mete (Ryan al 3’, Keenan al 13’, Aki al 20’, Hansen al 35’) e incamerato il punto di bonus. Però anche l’Italia era andata due volte oltre la linea di meta: con Stephen Varney a chiudere un’azione stupenda iniziata con un break di Lorenzo Cannone, e con Pierre Bruno lesto a intercettare un passaggio mal eseguito e a filare tra i pali. Paolo Garbisi, al suo esordio stagionale dopo l’infortunio, centrava i pali a ogni occasione e illuminava il gioco degli azzurri. Kieran Crowley, uomo saggio e buon maestro di rugby, aveva visto giusto. Non era il caso di sfidare gli irlandesi sul loro terreno; inutile e controproducente fare a sportellate: lì avrebbero vinto loro sempre e comunque e sarebbe stata una severissima punizione. L’Italia doveva fare il suo, giocare come sa e come può, valorizzare ciò che di buono è venuto fuori in quest’ultimo anno. Il buono è un gioco alla mano che in passato non avevamo mai visto, la qualità nell’attaccare gli spazi e avanzare, ma anche una difesa sempre presente e aggressiva e soprattutto più disciplinata.Con queste armi l’Italia ha tenuto testa. Di più: in certi momenti ha messo alle corde gli avversari Ha perso ma ha ottenuto complimenti, apprezzamenti, rispetto. La stampa britannica lo ha già annotato: occhio, questi giocano bene.

DUNQUE. Ci stava. E’ il Sei Nazioni, questo, e non fa sconti. Lo sa bene il Galles, il blasonatissimo Galles, che sabato ha perso in casa con l’Inghilterra 20 a 10 ed è inchiodato in fondo alla classifica con zero punti. Non era una grande Inghilterra, quella vista in scena a Cardiff, ma i gallesi sono dentro una notte buia e non sanno quando vedranno l’alba. Tra quindici giorni saranno a Roma, allo stadio Olimpico, e sarà un derby con in palio il cucchiaio di legno, il trofeo che nessuno vuole perché va agli ultimi. Partita delicata, difficile: bisogna dimenticare la vittoria all’ultimo minuto di un anno fa al Millennium Stadium. Quel giorno i gallesi sottovalutarono e giocarono male; questa volta sono un animale ferito che non vorrà perdere in nessun caso. Nel terzo match disputato ieri la Francia ha sconfitto 32 a 21 la Scozia allo Stade de France di Parigi. La partita è stata segnata dai due cartellini rossi arrivati nei primi dieci minuti del match per lo scozzese Gilchrist e il francese Haouas. La Scozia si è trovata subito sotto 19 a 0, poi ha trovato la forza di risalire la corrente ma le sono mancate la lucidità e il senso pratico per rovesciare le sorti dell’incontro: troppi errori, troppe scelte tattiche sbagliate.

Classifica: Irlanda 15; Scozia, Inghilterra e Francia 10; Italia 1; Galles 0.

Prossimo turno: Italia-Galles, Inghilterra-Francia, Scozia-Irlanda.