Dopo la condanna a nove anni e mezzo di prigione emessa da Sérgio Moro e l’arresto dell’ex presidente Luis Inacio “Lula” Da Silva, Gleisi Hoffmann annunciò che la coppia del Partido de los Trabajadores (Pt) per sfidare Jair Bolsonaro alle ultime elezioni sarebbe stata formata da Fernando Haddad e Manuela D’Avila. Hoffmann è stata una sorta di capo di Gabinetto dell’ex presidente Dilma Rousseff, presente in tutti i momenti chiave dei quattro mandati presidenziali di Lula e Dilma. Per questo definirla presidente nazionale del Pt e deputata nazionale non le rende giustizia. Ha dialogato con il manifesto sulle notizie filtrate da Glenn Greenwald e The Intercept circa i dialoghi tenuti dall’ex magistrato Sérgio Moro con i procuratori federali per montare le accuse all’ex presidente Lula.

[do action=”citazione”]Quanto sta emergendo non è solo qualcosa contro Lula, ma è così grave da essere contro lo stato di diritto democratico brasiliano… Se è accaduto a lui può succedere a chiunque[/do]

 

«Quello che hanno fatto – inizia -, secondo il nostro Codice di procedura penale configura un’associazione criminale, e il fatto che Lula continui a essere detenuto è un crimine che si protrae. Sono molto gravi le denunce che abbiamo in relazione al processo Lava Jato. I fatti parlano da soli, non c’è da aggiungere altro. Ci sono scambi di chiamate e messaggi tra il magistrato Sérgio Moro – cui era stato assegnato il giudizio su Lula – e il procuratore Deltan Dallagnol, responsabile dell’accusa. Per la legislazione penale brasiliana questo implica l’annullamento del processo e la rimozione del giudice. Non è solo qualcosa contro Lula, ma è così grave da essere contro lo stato di diritto democratico, contro la democrazia brasiliana. Se è accaduto con Lula può succedere a qualunque altra persona, e si perde totalmente il riferimento della giustizia. È stato un crimine contro la libertà di Lula, contro il diritto alla difesa, contro la legalità dell’inchiesta e soprattutto contro la sovranità del popolo nel processo elettorale, visto che i modi di agire in questione hanno inciso sulla volontà popolare e fatto sì che il risultato delle elezioni fosse favorevole a Bolsonaro, che è un governo tragico per il Brasile».

Come prosegue la strategia del Pt per esigere la libertà di Lula?

Su due fronti. Il primo è giuridico: gli avvocati del presidente Lula stanno preparando un ricorso sulla base delle denunce pubblicate da The Intercept, mettendo insieme registrazioni e messaggi, mostrando la connivenza che c’è stata tra il magistrato e i procuratori, e il livello di schieramento partitico del Pubblico ministero. L’altra strategia è in campo politico: martedì scorso noi partiti di opposizione ci siamo riuniti. Siamo sei partiti ad aver firmato per esigere l’istituzione di una commissione d’inchiesta al Congresso nazionale. Chiediamo che Moro e il procuratore Dallagnol rinuncino alle funzioni relative alle proprie cariche, vogliamo che Moro spieghi al Congresso e alla nazione. E manifestiamo solidarietà al giornalista Glenn Greenwald e alla sua famiglia, che stanno ricevendo minacce.

 

Lula poco prima del suo arresto, il 7 aprile 2018 (Afp)

 

Ha parlato con Lula?

Lula riafferma quello che ha detto sin dall’inizio sull’operazione Lava Jato, ovvero che è un prigioniero politico – di fatto lo è – che non ha avuto garantito il diritto alla difesa e che vuole provare a difendersi in un processo giusto; perció chiederà l’annullamento del processo data la gravità dei fatti diffusi. È quanto ha espresso attraverso i suoi avvocati.

Che ruolo stanno avendo i media in Brasile?

Abbiamo un problema con i media locali perché hanno assunto una posizione politica in tutto questo processo. Quindi stanno cercando di mettere in evidenza che le intercettazioni sono illegali, e pertanto non costituiranno una prova. Il problema è che nella stessa operazione Lava Jato, con Moro e Dallagnol, sono stati utilizzati molti audio illegali, tra cui uno di Lula e Dilma Rousseff, registrati illegalmente in una loro conversazione, poi diffusa. Una cosa difficile da giustificare per i media.

Moro adesso è un politico, crede che lo fosse già quando era un magistrato?

Sérgio Moro non potrebbe essere ministro della Giustizia, ha condannato il presidente Lula, lo ha tolto di mezzo dal cammino verso le elezionie dopo è diventato ministro dello stesso presidente Bolsonaro che ha aiutato a emergere. Mostra il suo carattere politico e avvalora quello che adesso si legge nelle pubblicazioni di The Intercept, che è anche ciò che dicevamo dall’inizio del processo contro il presidente Lula, che era un processo montato per impedire che il Pt tornasse a governare il Brasile.

E questo perché?

L’estrema destra voleva vincere le elezioni in Brasile ma non ci riuscivano perché venivamo da quattro elezioni vinte consecutive, e allora hanno utilizzato il lawfare, la giustizia per combattere l’avversario. Hanno rimosso Dilma con un colpo di stato, un impeachment, e hanno incarcerato Lula per cambiare la linea politica di gestione del paese. Questo è di una gravità estrema. Alcuni analisti hanno parlato di messianesimo sovracostituzionale di Sérgio Moro. Voleva stare al di sopra di tutto e tutti, credeva di essere il salvatore della patria, l’uomo che combatteva la corruzione. Ora che è chiaro come si è comportato e i metodi che ha utilizzato, tutto il processo ne risulta contaminato, il che è molto grave per le istituzione brasiliane. Aveva già perso legittimità quando accettò di essere ministro di Bolsonaro e ora compromette la legittimità del suo governo.

 

Gleisi Hoffmann durante la campagna per le presidenziali poi vinte da Bolsonaro (Afp)

 

Quali conseguenze avrà tutto questo sull’esecutivo?

Credo che sarà un processo in cui le cose subiranno un’accelerata, ma non sarà qualcosa di veloce. Ci sarà un processo costituzionale, giudiziario e politico che porterà al coinvolgimento di tutto il governo.

 

[do action=”citazione”]Sérgio Moro voleva stare al di sopra di tutto e tutti, credeva di essere il salvatore della patria… Alcuni analisti parlano di messianesimo sovracostituzionale[/do]

traduzione di Gianluigi Gurgigno