Politica

Giustizia, a Palermo Meloni completa l’inversione di marcia

Giustizia, a Palermo Meloni completa l’inversione di marciaGiorgia Meloni a Palermo alla commemorazione della strage di via D’Amelio foto Ansa

Antimafia La premier ricorda Borsellino e mette a tacere il guardasigilli Nordio: eviti di parlare di quello che non è nel programma

Pubblicato più di un anno faEdizione del 20 luglio 2023

Nel giorno in cui la premier completa l’inversione di marcia sulla giustizia, il capo dello Stato firma il disegno di legge sulla giustizia, che passa così alle camere. A nessuno è sfuggito il ritardo con cui è arrivata la firma. Nel codice quirinalizio è un segnale preciso: conferma che Sergio Mattarella si aspetta quelle modifiche al testo sull’abuso d’ufficio che qualche giorno fa ha chiesto in modo molto esplicito e che la premier si è impegnata ad apportare. Proprio perché ha già ricevuto le rassicurazioni del caso, il capo dello Stato ha evitato di aggiungere anche una sola parola.

NEL MESSAGGIO in ricordo della strage di via D’Amelio, invece, Mattarella ha fatto in modo di inserire un riferimento preciso a eventuali e residue tentazioni di mettere mano al concorso esterno in associazione mafiosa: «L’esempio di Falcone e Borsellino ci invita a combattere le zone grige della complicità con la stessa fermezza con cui si contrasta l’illegalità». Papale e definitivo. Anche sugli altri capitoli del disegno di legge, intercettazioni e traffico di influenze, il Colle auspica modifiche.

In ogni caso il percorso della legge, nelle previsioni del Quirinale, sarà molto lungo, se non proprio un anno poco meno. In questo lasso di tempo, con l’Europa che probabilmente non si accontenterà dei ritocchi, potrebbe succedere di tutto: anche un incidente tale da costare il ministero della Giustizia a Carlo Nordio. Sotto sotto all’interno di FdI non manca chi lo auspica.

Il ministro Nordio, la riforma della giustizia, gli impegni presi con un leader di Forza Italia che non c’è più per Giorgia Meloni sono oggi zavorra. L’anniversario della strage di via D’Amelio è stata l’occasione per iniziare a scaricare quel peso morto. La premier ha inaugurato la giornata con l’ormai abituale lettera al Corriere della Sera, una missiva breve adoperata per ribadire la fedeltà assoluta agli insegnamenti di Paolo Borsellino: «Il suo coraggio e la sua integrità sono doni che tanti giovani hanno deciso di raccogliere per affermare due valori imprescindibili: la legalità e la giustizia».

Da Palermo, dopo aver deposto la corona in omaggio al magistrato e alla scorta trucidati 31 anni fa, prima di presiedere il Comitato per l’ordine e la sicurezza, Meloni torna sul capitolo concorso esterno e non si limita ad assicurare che non sarà sfiorato. Chiarisce anche in qual conto, anzi in qual poco conto vadano tenute le parole del ministro della Giustizia: «Ha solo risposto a una domanda ma ha anche detto che l’intervento sul concorso esterno non è nel programma e infatti non c’è». Nulla di grave, certo però Nordio «dovrebbe forse essere più politico», dovrebbe capire che «le cose che si vogliono fare si fanno e del resto si può evitare di parlare». Muto sarebbe anche meglio.

A SALVATORE BORSELLINO l’indietro tutta non basta: «Nordio dovrebbe riconoscere di essere stato inopportuno e dire che abbandona questo progetto». Detto fatto. Nel question time alla Camera il ministro conferma che nessuno ha mai voluto toccare il concorso esterno e lui, che nelle inchieste sulle Br venete degli anni ’80 dispensava l’accusa a raffica, meno di chiunque altro. Le sue «considerazioni» miravano casomai a rendere lo strumento «anche più efficiente». Capitolo sepolto.

Messo così a posto una volta per tutte il ciarliero guardasigilli la premier usa toni a dir poco ruvidi anche commentando la lettera di Marina Berlusconi, quell’esortazione esplicita ad andare avanti come bulldozer sulla riforma della giustizia. «Con tutto il rispetto non posso considerarla un soggetto della coalizione: non è un soggetto politico», taglia corto Meloni. Parole forse incaute. Pur senza essere un soggetto politico, Marina Berlusconi pesa più di chiunque altro su Forza Italia, che invece è un soggetto politico essenziale per la vita del governo. Dai toni usati in quella lettera la figlia di Silvio Berlusconi sembrerebbe decisa a ricordare alla presidente del consiglio gli impegni presi con suo padre proprio sul fronte della giustizia.

SULLE POLEMICHE che continuano a fiorire per la decisione di non partecipare alla fiaccolata della sera Meloni prova a tagliare corto. Ma figurarsi se proprio lei diserta l’appuntamento per paura delle contestazioni e non, come da copione, per precedenti impegni: «Poi chi mi dovrebbe contestare? Solo la mafia potrebbe contestarmi». E comunque «ci sono giorni in cui non si dovrebbero fare polemiche sterili e inventate che fanno bene solo a chi stiamo combattendo». A celebrazioni concluse, la retromarcia del governo sulla giustizia è completa. Forza Italia e primogenita del Cavaliere permettendo.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento