Uno dopo l’altro gli esponenti dell’opposizione chiedono le dimissioni dell’assessore regionale alla Salute del Friuli Venezia Giulia, quel Riccardo Riccardi architetto, vicepresidente con delega alla Salute, Politiche sociali e Disabilità nonché delegato alla Protezione civile, che da anni si attira gli strali di quanti lo vedono disfare il servizio pubblico a suon di sforbiciate. Duecentomila cittadini senza medico di base, ambulanze che addirittura non arrivano, liste di attesa insopportabili e quella quotidiana vergogna dei pronto soccorso «al collasso» con la gente in corridoio che aspetta giornate intere per ottenere un qualche servizio e poi il personale che se ne va, a migliaia negli ultimi anni, malamente supplito da liberi professionisti, i cosiddetti «gettonisti» chiamati alla bisogna.

Un quadro desolato e desolante in una regione dove il servizio sanitario pubblico, per anni, era un fiore all’occhiello. In chiusura due dei quattro consultori in una città di 200.000 abitanti, distretti sanitari e centri di salute mentale chiusi o depotenziati, una sola Casa di comunità – ancora da completare – in tutta la Regione, il servizio di guardia medica con un solo medico per 100.000 abitanti … l’elenco è lungo e tristissimo. Eppure sono sei anni che il forzista Riccardi è Assessore, sei anni che la Giunta Fedriga fa il bello (?) e il cattivo tempo in Sanità e quel che si vede è il continuo trasferimento di servizi e strutture al privato.

Poi, recentissima, una sorta di autogol: nelle dichiarazioni di fine anno la coppia Fedriga-Riccardi non esita a dire che la situazione della sanità in regione vede la pessima gestione del personale sanitario, lo spreco di denaro pubblico e lo scandalo di lunghe liste d’attesa. Situazione da correggere con urgenza, ovviamente, eppure la Giunta nulla propone di concreto se non affidarsi alla consulenza del livello nazionale di Agenas. Ma Riccardi aggiunge un carico da undici con alcune dichiarazioni al quotidiano locale: «Avere un ospedale ogni centomila abitanti non è più sostenibile. Bisogna razionalizzare». E ancora: «I costi aumentano e l’offerta diminuisce perché c’è un eccesso di frammentazione. Bisogna cambiare rotta». Agenas insomma è una finzione, una mera copertura per attribuire ad altri, a una finta oggettività, scelte dirette a nuove chiusure che la destra al governo ha evidentemente già maturato.

L’assessore, per darsi ragione, estrae qualche dato appunto di Agenas sulla chirurgia dei tumori e da questo trae conclusioni generali sul ruolo e sul funzionamento degli ospedali. Metodo discutibile a dir poco. «Non una parola su quello che probabilmente è il problema principale: il personale, le condizioni di lavoro, il clima intimidatorio nelle aziende, le retribuzioni, che sono fra le più basse in Italia. Anzi, per il personale si sta evocando l’ipotesi di spostare la sede di lavoro anche in località distanti il che, se avverrà, causerà ulteriori abbandoni del servizio sanitario pubblico. Il privato è lì che aspetta a braccia aperte» commenta Walter Zalukar  dell’Associazione Costituzione 32. Battaglia serrata contro la Giunta Fedriga anche quella di Serena Pellegrino di Alleanza Verdi Sinistra che accusa: «Per il presidente della Giunta regionale i doppioni nel pubblico generano inefficienza, ma se invece ci sono uno pubblico e uno privato, o peggio uno pubblico e dieci privati accreditati e convenzionati pagati con i denari del pubblico, allora va bene?».

Intanto, nelle strade, banchetti e presidi di comitati spontanei, cittadini, sindacati ospedalieri, a cercar di difendere le strutture territoriali pubbliche. I Punti nascita, per esempio, due dei quali chiusi nonostante fossero entro la soglia di sicurezza prevista dei 500 parti per anno. Di quello a San Vito al Tagliamento (Pordenone), tra l’altro, si è parlato non poco anche per la «casualità» del veder chiudere il Punto nascita e contestualmente aprire uno studio privato «per donna e bambino». Protagonista la Primaria di Ostetricia, firmataria a suo tempo di una dichiarazione di appoggio alla chiusura della struttura pubblica, che ha «opportunamente» ottenuto l’autorizzazione alla libera professione extramoenia.

Un centro privato che fa sussultare i sanvitesi e la consigliera Pellegrino che organizza una conferenza stampa assieme al segretario regionale di Sinistra Italiana, Sebastiano Badin, per comunicare quanto risulta dalla visure effettuate: la società ha tre soci, di cui uno è il figlio della primaria, anni 18, socio al 45%, il cognato della primaria è l’amministratore delegato, la sorella è una consigliera e il marito il proprietario dell’immobile. Una bufera che si scatena soprattutto sui social, un problemino che riguarda solo l’etica, tanto tutto è autorizzato, tutto è legale. Ma è l’ennesima grana che esplode in mano alla destra. La gestione della sanità regionale è messa in discussione senza mezzi termini, dunque, fino alla richiesta che l’assessore rimetta la delega perché «è giunto il momento di finirla col nascondersi dietro le chiacchiere» come dice il Consigliere Marco Putto del Patto per l’Autonomia-Civica Fvg.