L’invito classico rivolto alla gioventù è di non farsi sottrarre il futuro. Un futuro quasi sempre inteso in termini di professionalità, progetti lavorativi, artistici, intellettuali. Nonostante questi appelli ripetuti, spesso in maniera retorica, si assiste a una continua, incessante «fuga di cervelli», talenti, lavoro giovanile all’estero.

Ora il furto dei sogni sta prendendo altre forme, apparentemente diverse o lontane da quelle che hanno finora spinto alla diaspora giovanile. Forme più subdole e pericolose. Man mano che si entra nel cono d’ombra del nero governo Meloni la pressione alla fuga, un vero e proprio esilio, si concentra sui corpi. Su quelli cosiddetti non conformi, incarnati e che incarnano una identità, una percezione di sé che non piace.

Qui non c’è posto per voi. Da qui dovete andare via. Giovani trans, trans e differentemente trans, qui non vi vogliamo. Il vostro futuro lo decidiamo noi. E ugualmente cosa significa essere voi stessi. Nella nostra Patria non è concepito e non è permesso. Non ci importa neanche delle premure o preoccupazioni dei vostri genitori, maschi e femmine, che sbagliano a loro volta. Perché anch’essi distorti, deviati dalla teoria gender. Il genere e la sua identità sono per noi pericolosi. I figli della nostra Patria sono di sana e robusta costituzione. Tutti maschi abilissimi, specie in questa brutta ma santa guerra che ci vedrà forti e vincenti. Poi ci sono anche le figlie femmine, che prima di essere donne, sono mamme, sorelle e mogli.

Certo è che nei corsi e ricorsi storici la retorica patriarcale, o per dirla alla Mario Mieli «vetero-patriarcale», ha i suoi alti e bassi, i suoi tragici e brutti ritorni. Oggi stregoni e megere cattive, insieme a orchi e mostri di tutto il mondo, si stanno sfregando le mani.

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Finalmente il loro veleno potrà essere disseminato. L’esilio, la condanna non riguarda solo i confini nazionali, termine molto caro alle nostre fattucchiere, ma tutti quei luoghi al mondo dove fondamentalismi, credenze e confessioni hanno ripreso vitalità in gruppi religiosi che spesso sfuggono allo stesso potere centrale della Chiesa.

Il ritorno dei grandi crociati che salveranno il mondo dal male. Ce ne sono a sufficienza da imbruttire la vita e il pianeta: evangelici, mormoni, protestanti, puritani, neocatecumenali, etc. Quella lugubre processione riunitasi a Verona nel 2019 con al seguito Salvini, Meloni, Fontana a braccetto con Orbán, i patriarchi russi e ortodossi, le beghine e i fascistoni di ogni risma e natura.
Ma quanti milioni di persone hanno ucciso con le loro crociate? Una domanda che non dobbiamo chiedere a loro, ma agli storici. Un massacro continuo in nome della religione, del cosiddetto amore per il prossimo.

Lo spauracchio gender – come per le streghe, gli eretici, i barbari che premono ai confini – perpetua una funerea tradizione storica e, sottolineo, patriarcale. Galileo Galilei scomunicato per la sua opposizione al terrapiattismo, sul quale ancora oggi il Vaticano non ha rimosso la scomunica. Giordano Bruno e milioni di donne accusate di stregoneria e bruciate. Milioni di infedeli massacrati in nome di un credo religioso. Le forme cambiano ma la sostanza resta.

Chi può rispondere a queste domande che interrogano quella storia che ci ha rimosso e distrutto? Oggi non possiamo rimandare la risposta, non c’è più tempo. Giù le mani dalla nostra vita, dalla nostra storia. Giù le mani dalla bellezza.