A Porpora Marcasciano è difficile dare etichette, tende a eccedere le identità definite. Militante, femminista, fondatrice del Movimento identità trans, scrittrice. Ora anche consigliera comunale di Bologna e attrice, nel film di Roberta Torre Le favolose. A fine agosto ha denunciato un’aggressione transfobica su una spiaggia abruzzese. «Svilire i diritti civili legittima queste forme di violenza», dice al manifesto.

Lei ci crede che il partito di Giorgia Meloni non è di estrema destra?

Sotto elezioni Meloni si veste di bianco, di candore. Dice di essere immacolata. Ma la retorica delle campagne elettorali è nota. Lei sa bene come usarla: tira la pietra e nasconde la mano, la spara grossa e si ritrae. Non è solo questione di passato, anche il suo presente è chiarissimo: ha collegamenti con le destre più estreme e fondamentaliste. Anche fuori dall’Italia. Mi ha colpito quando è stata contestata a Cagliari dal ragazzo gay. Ha risposto dicendo: mi sono sempre battuta per la libertà di essere se stessi. Ma il riferimento era solo al suo modo di essere, non a quello di chi è diverso da lei.

Le previsioni dicono che Fratelli d’Italia guiderà il prossimo governo ma sul piano economico avrà le mani legate. Diritti civili, immigrazione e «devianze» diventerebbero i temi su cui riaffermare la propria identità politica. La spaventa?

Certo non mi rallegra. Ma siamo abituate a stare sul filo del rasoio. La vita delle persone trans non è mai stata semplice. Meloni cambierà alcune politiche, ma sui diritti civili non sarà semplice: c’è l’Europa che osserva. La questione è delicata perché nei momenti di crisi si dice che «gli italiani hanno cose più importanti a cui pensare». È andata così con le unioni civili, poi approvate, e ora con lo ius soli. Così questi diritti vengono eliminati dall’agenda politica. Ma la cosa che mi fa più paura è un’altra: il loro svilimento viene interpretato da menti perverse, come quelle di chi mi ha aggredito e minacciato di morte sulla spiaggia, come una legittimazione della violenza.

Ad agosto con l’appello «Un orizzonte politico comune a donne di tutti i partiti», che tra le altre cose contesta l’identità di genere, si è aperto il dibattito sul voto delle donne a Meloni. È possibile un femminismo di destra?

Fino a qualche tempo fa era impensabile. Oggi invece si è manifestato. E io dico: per fortuna. Hanno buttato giù la maschera. Quell’area di femminismo era scivolata a destra da tempo. I loro proclami sono usati da Salvini e dai «pro vita». Sono signore abituate ai salotti. Hanno bisogno di visibilità. Vezzi e velleità dell’alta borghesia. Per loro destra o sinistra nulla comporta. E allora si giocano la carta di «una donna» al governo. Comunque l’appello promosso da quell’area politica ha avuto grande eco ma ha raccolto solo 660 firme.

È un’area molto lontana dal movimento femminista Non Una Di Meno, che riempie le piazze di centinaia di migliaia di donne.

Sì. Ma ai movimenti, a tutti, voglio fare un’altra critica: hanno peccato di arroganza disinteressandosi della politica istituzionale. Perché ora quella politica andrà a colpire le vite di tutte noi e ci toglierà spazi di libertà. Di fronte a un governo di estrema destra sarà necessario ripensare i propri percorsi politici. Si parla tanto di intersezionalità, è il momento di metterla in campo. Mi riferisco ai movimenti femministi, transfemministi, gay, lesbici, ma non solo.

In questa campagna elettorale il Pd, che guida il consiglio comunale di cui fa parte, parla molto di diritti civili. Ha partecipato a cinque degli ultimi sette governi, ha fatto abbastanza?

Ha fatto poco per essere un partito di sinistra, ma ha fatto abbastanza sul ddl Zan. È riuscito a non cedere. Idem sullo ius soli. Il problema è che il Pd dovrebbe muoversi in modo coerente con la tradizione della sinistra. Per esempio sulla questione sociale. Non sempre è stato così e ultimamente lo è ancora meno. Questa è una delle cause di sconfitta della sinistra.

In Campania Unione Popolare candida Loredana Rossi, fondatrice dell’Associazione transessuale Napoli. Se fosse nel suo collegio la voterebbe?

Sì, voterei soprattutto la persona. Loredana è una grande battagliera, paladina dei diritti civili e dell’umanità. Ci sono diverse candidature valide nell’area che considero di sinistra. Come Elly Schlein, che per me è una figura di riferimento della nuova sinistra. Comunque le spaccature nei partiti non aiutano a portare avanti i talenti che si sono distinti in battaglie o percorsi politici. Cosa di cui c’è grande bisogno.

Lei chi voterà?

Sono ancora indecisa.