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Giacomo, 26 anni. Morto per non essersi voltato dall’altra parte

Giacomo, 26 anni. Morto per non essersi voltato dall’altra parte

Vita di Jack Mestre, un militante del centro sociale Rivolta accoltellato mentre sventava un’aggressione in pieno centro. Ferito anche un 25enne

Pubblicato 5 giorni faEdizione del 22 settembre 2024

C’è anche chi non si gira dall’altra parte. Giacomo Gobbato, o Jack come lo chiamavano gli amici del centro sociale Rivolta, apparteneva a questa seconda categoria di persone. La coltellata al petto ricevuta mentre tentava di difendere una donna da una aggressione, gli è stata fatale. Jack, 26 anni, è morto subito dopo il suo trasporto all’ospedale. L’amico che era con lui, Sebastiano Bergamaschi, 25 anni, se l’è cavata con una ferita alla gamba.

IL FATTO è accaduto poco dopo le 23 di venerdì, nel centralissimo corso del Popolo, la main street di Mestre. Una strada un tempo popolata di vita e di movida. Oggi – dopo la «cura» del sindaco Luigi Brugnaro che ha tagliato tutti i servizi sociali e le strutture di riduzione del danno della città in nome di una idea di «sicurezza» tutta sua fatta di taser, pistole e di vigili palestrati – corso del Popolo è diventata un supermarket regionale dello spaccio e della violenza. Di ritorno da una festa di compleanno, Jack e Seba hanno sentito una ragazza che urlava e che cercava di resistere allo scippo del suo zaino.

I due giovani sono immediatamente intervenuti in sua difesa ma l’aggressore era armato di coltello ed ha colpito i ragazzi, ferendo Saba alla gamba e uccidendo con una ferita all’addome Jack. Inutili i soccorsi degli operatori del Suem allertati dai residenti. L’aggressore, un cittadino moldavo di circa 40 anni che non sarebbe mai stato segnalato prima alle forze dell’ordine, è stato fermato pochi minuti dopo i fatti dalla polizia mentre cercava di scippare un’altra ragazza, questa volta di origine cinese, nella vicina via Aleardi.

JACK AVEVA 26 ANNI, e di mestiere faceva il tatuatore in uno studio di Vicenza, l’Electric Tiger House. Era anche un bravissimo musicista reggae. Sabato sera avrebbe dovuto esibirsi con la sua band al Veneto Blaze, in programma al centro sociale Rivolta. Ieri pomeriggio, i genitori, le compagne ed i compagni di Jack, assieme a tantissimi cittadini di Mestre e di Venezia, si sono trovati per ricordarlo nel luogo in cui è stato ucciso dietro ad un grande striscione con la scritta «Per Giacomo, per noi. Riprendiamoci la città». Anche Seba, appena dimesso dall’ospedale, è intervenuto per ricordare tra le lacrime l’amico. In mattinata, qualcuno aveva già deposto sul marciapiedi dei mazzi di fiori ed una sciarpa del Venezia, la squadra di cui era tifoso.

«Questo per noi è il tempo del dolore – si legge in un comunicato del Rivolta -. Troppo dolore, un dolore che toglie le parole. Quello che pensiamo, tutto quello che proviamo, troveremo il modo di dirlo. A breve. Ora diciamo solo che esigiamo di non essere usati da chi semina odio. C’è un colpevole. È una persona, una singola. Non importa dove sia nato o di che colore abbia la pelle. Non accettiamo strumentalizzazioni. E non le accettiamo per Giacomo che sarà sempre con tutti noi e per Sebastiano che è con il cuore a pezzi. A Giacomo, che nella sua giovane vita ha sempre lottato per una società inclusiva, multiculturale, antirazzista lo dobbiamo».

UN DOLORE senza scampo ma che non ha comunque evitato lo sciacallaggio di quanti hanno vomitato nei social frasi del tipo «Ma come? Le vostre risorse umane vi si sono rivoltate contro?» o anche peggio. Condoglianze sono arrivate dal sindaco di Venezia, che ha ribadito la sua fiducia nelle forze dell’ordine riservandosi in futuro di «esprimere la mia amarezza e le mie convinzioni» sull’accaduto. Condoglianze anche dal presidente della Regione, Luca Zaia, che ne ha approfittato per sottolineare la necessità di «un rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine». Esattamente quello che Jack non avrebbe voluto. Lui che era tra i promotori del comitato «Riprendiamoci la città» per chiedere un approccio radicalmente diverso alle tematiche della «sicurezza» urbana. Un approccio fondato sulla diffusione capillare di servizi sociali, reti di operatori di strada e di assistenza.

«CHIEDIAMO che il sindaco Brugnaro proclami il lutto cittadino come atto di gratitudine verso Giacomo. Con lui è stata colpita una comunità storica di Venezia come è il centro sociale Rivolta che cerca risposte collettive e solidali ai problemi della nostra città. La nostra meglio gioventù». E Jack, che non si è girato dall’altra parte, era uno di loro.

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