Europa

Basta con la «razza», via dall’articolo 3. La Germania è pronta

Basta con la «razza», via dall’articolo 3. La Germania è prontaBerlino, la vetrata dell’artista Dani Karavan sulla Sprea con l’articolo 3 della Legge Fondamentale

La proposta di revisione costituzionale Su mozione dei Verdi si è aperto al Bundestag il dibattito per la cancellazione del termine dalla Legge Fondamentale. Per la modifica è necessaria la maggioranza di due terzi anche al Bundesrat

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 4 dicembre 2020

Sull’onda delle recenti stragi dei terroristi di estrema destra, ma anche in base alla realtà quotidiana che investe i bambini fin dalla scuola elementare. Per combattere la discriminazione incistata nelle istituzioni: dai partiti legali a polizia e forze armate; ma anche perché la Germania di oggi non può permettersi di dimenticare l’ideologia di quella di ieri. Dal punto di vista dell’opposizione di sinistra e ambientalista, come dalla prospettiva della GroKo, e perfino secondo l’interpretazione autentica del pensiero liberale.

IN QUESTA CORNICE venerdì scorso al Bundestag si è aperto il dibattito sulla cancellazione del termine «razza» dal terzo comma dell’articolo 3 della Legge Fondamentale, equivalente della Costituzione. Dopo dieci anni di discussioni accademiche la parola è passata ai deputati chiamati a esprimersi sulla revisione della pietra miliare della Carta nata dalle ceneri del nazismo.

Apre la seduta la vicepresidente Petra Pau della Linke, girando subito la parola ai Verdi, promotori della prima mozione depositata in questa legislatura. Al microfono, Filiz Polat, classe 1978, deputata di origine turca della Bassa Sassonia, che arriva dritta al punto. «Il razzismo fa parte della nostra vita quotidiana. Anche i bambini lo sperimentano fin dalla tenera età. L’aspetto fisico, il nome: i pregiudizi li perseguitano a ogni passo della vita. Non hanno ancora compreso il termine eppure il razzismo è già il loro inseparabile compagno. Non possiamo più essere complici».

Applausi dai banchi di Verdi e Linke, ma scatta in piedi anche il liberale Grigorios Aggelidis. Polat riprende il filo scandendo le parole che contano: «Il razzismo ostacola, segrega, ferisce, nel mercato immobiliare come sul lavoro. Molte persone non sono al sicuro: gli attentati di Lichtenhagen, Mölln e Solingen, gli omicidi della Nsu, i fatti di Halle e Hanau, l’assassinio di Walter Lübcke. Questa è la Germania nel 2020. E per questo bisogna cambiare l’articolo 3».

TECNICAMENTE, si tratterebbe “solo” di sostituire «razza» con il divieto al «razzismo» aggiungendo la tutela istituzionale alle vittime. Ovvero – come propone la deputata Linke, Gökay Akbulut – basterebbe cancellare il vocabolo e inserire il corollario: «Lo Stato assicura la protezione contro la discriminazione promuovendone il veto e impegnandosi a eliminare gli svantaggi». In pratica, però, non è così semplice.

«Certamente esiste solo la razza umana, ma dobbiamo chiederci se la revisione migliorerà le cose o si limiterà a cambiarle. Il dibattito non sia affidato solo agli scienziati sociali ma venga considerato anche l’aspetto giuridico, evitando di peggiorare la situazione. Se c’è chi si sente insultato dal termine troveremo la soluzione. Dovrà però assicurare la stessa protezione dei diritti prevista oggi» riassume il deputato Thorsten Frei del gruppo Cdu-Csu.

Fin qui la normale dialettica parlamentare. Perché il terzo iscritto a parlare, Bernd Bauman di Afd, si esibisce in un mezzo comizio. «Ma cosa vogliono i Verdi? Non solo frontiere aperte ma rifondare la Germania? Dovremmo forse cambiare il Paese per gli immigrati? Nessuno Stato ne accoglie tanti come noi. Accusare i tedeschi di razzismo è un’infame menzogna. Quanto odiate la Germania?». Dall’ala sinistra del Bundestag partono urla e anche qualche insulto.

Finché tocca a Karl-Heinz Brunner della Spd: «Mi vergogno per queste dichiarazioni, e sono senza parole per quanto poco la Legge Fondamentale abbia avuto effetto dal 1949. Da deputato lavoro per costruire un Paese che integri e non discrimini, come volevano i Padri costituenti. Qui non si tratta di modificare l’articolo 3 ma di aggiornarlo sostituendo “razza” con un termine corrispondente alle conoscenze scientifiche di oggi».

Ne è convinto, ma solo a metà, il democristiano Volker Ullrich: «La parola “razza” è la risposta alle leggi di Norimberga che aprirono la strada alla Shoah ed è parte fondante dell’antirazzismo: è scritta nella Convenzione europea dei diritti umani come nella Carta dell’Onu. Negli ultimi 50 anni è sempre stato chiaro il suo significato. Capisco che la lingua si evolva nella società, e ne possiamo parlare. Ma resta fuori discussione che l’articolo 3 debba continuare a esplicitare la dichiarazione contro il razzismo».

Seguono a ruota gli interventi degli altri deputati in lista, con i riferimenti al «razzismo culturale» e ai diritti delle minoranze. Senza però che il Parlamento riesca a stabilire definitivamente quale termine sostituirà «razza» nella Legge Fondamentale.

DA QUI L’APPELLO della ministra della Giustizia Spd, Christine Lambrecht: «Non dovremmo perdere altro tempo con il dibattito ma giungere rapidamente al risultato. La legislatura sta finendo e, vi ricordo, resta ancora da trovare la maggioranza di due terzi al Bundestag e al Bundesrat necessaria per la modifica costituzionale».

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