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Germania, si riapre il dibattito sull’accoglienza. Ma la Groko dice no

Germania, si riapre il dibattito sull’accoglienza. Ma la Groko dice noBambini nel campo di Moria, sull’isola di Lesbo

Immigrazione I Verdi chiedono di ospitare i 4mila minori non accompagnati provenienti dai campi greci, ma la Grosse Koalition alza entrambe le mani in nome della «mancanza di pericolo di vita immediato» e della «soluzione europea»

Pubblicato quasi 5 anni faEdizione del 24 dicembre 2019

Riscoppia, alla vigilia di Natale, la domanda di Wilkommenpolitik che il governo Merkel credeva di avere esaurito dopo l’«invasione di migranti» dell’estate 2015. Con il leader dei Verdi che chiede di accogliere subito in Germania i 4mila minori rinchiusi nei campi-profughi in Grecia e la Grosse Koalition che alza entrambe le mani in nome della «mancanza di pericolo di vita immediato» e della «soluzione europea», così immaginaria da non risultare neppure in agenda.

«Non prevediamo di accogliere minori non accompagnati provenienti dalle isole greche» è la posizione ufficiale di Berlino riassunta ieri dalla vice-portavoce federale Ulrike Demmer e dall’addetto-stampa del ministro degli Interni Steve Alter. Costretto ad ammettere anche che nella GroKo proprio «non ci sono discussioni in corso» nonostante la situazione «precaria e insostenibile». Cavillosamente, secondo il governo Merkel, «la condizione non è comparabile con i salvataggi in mare».

Eppure il “Sos” lanciato due giorni fa dal co-segretario dei Grünen, Robert Habeck dalle colonne della Faz rimane al primo posto del notiziario non solo dell’informazione.

«Per prima cosa dobbiamo tirare fuori dai campi tutti i bambini: quattromila minori che hanno immediato bisogno di aiuto» è la richiesta del politico che rappresenta il secondo partito tedesco, ovvero il 22% degli elettori come certifica il sondaggio dell’istituto “Forsa” di sabato scorso.

Il co-leader dei Verdi innesca il dibattito su cui il governo taglia corto, perché «i bambini possono essere aiutati sul posto più rapidamente ed efficacemente» e la colpa, semmai, è dell’«impotenza delle autorità greche ed europee» come lamenta il ministro Csu dello sviluppo economico, Gerd Müller.

Mentre il deputato cristiano-democratico Christoph de Vries ammonisce «di non consentire in nessun caso che si creino incentivi in grado di innescare nuove ondate migratorie verso la Germania» e la segretaria generale Fdp, Linda Teuteberg, precisa che «le campagne natalizie di pubbliche relazioni non aiutano a risolvere il problema dei rifugiati».

Fin qui la scontata e netta reazione di conservatori e liberali, al contrario della Spd non stretti nella doppia veste di partner della coalizione e di partito che ha appena svoltato a sinistra con l’elezione dei nuovi co-segretari.

La leader Saskia Esken, non a caso, rimane con un piede nel recinto del governo e l’altro oltre il confine federale: «Dobbiamo migliorare la situazione sul campo, ma anche consentire ai rifugiati di essere ammessi in altri Stati dell’Unione europea. Naturalmente, i bambini e le loro famiglie devono ricevere un’attenzione speciale». Più netto invece Boris Pistorius, ministro degli Interni Spd della Bassa Sassonia, per niente propenso alla «soluzione europea» inseguita dal suo partito nella Groko ma anche pronto a ridimensionare la richiesta dei Verdi. «Se aspettiamo ogni volta che tutta l’Europa si unisca non si farà mai nulla. Si tratta di portare in Germania non migliaia ma alcune centinaia di bambini, come gesto umanitario».

Non esattamente l’accoglienza di «tutti i soggetti fragili tra cui le molte ragazze» pretesa da Habeck, ma un segnale che come minimo farebbe stridere un po’ meno il clima della Weihnachten con lo spirito umanitario. «Mentre migliaia di bambini nei campi greci rabbrividiscano per il freddo e la disperazione, l’umore delle vacanze di Natale invade la Germania» ricorda Günter Burkhardt, presidente della Ong Pro Asyl.

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