La Bild segnala il «post antisemita» di Reem Sahwl – la ragazza di origine palestinese, oggi 22 enne, a cui otto anni fa la cancelliera Angela Merkel rispose: «Non possiamo accogliere tutti», facendola piangere a dirotto – con la mappa geografica senza Israele e l’hashtag Palestina libera «dal fiume al mare».

Risultato immediato: la ministra dell’Interno, Nancy Faeser (Spd), trasforma lo slogan in reato penale punibile fino a tre anni di galera, senza dover modificare il codice penale e senza passare al vaglio del Bundestag grazie all’escamotage per cui «la frase è caratteristica di Hamas e Samidoun», le due associazioni appena bandite in Germania.

Per il momento il nuovo reato viene già ufficialmente applicato a Berlino e in Baviera, tiene a precisare la polizia federale. Fa il paio con la serie di divieti moltiplicatisi dal 7 ottobre: dalla messa al bando della kefiah nelle scuole fino alle proposte di legge attualmente sul tavolo dell’opposizione, tra cui spicca l’idea di legare la concessione della cittadinanza tedesca al riconoscimento di Israele. A riguardo il ministro della Giustizia dell’Assia, Roman Poseck (Cdu) ha annunciato la sua iniziativa per equiparare a un reato penale anche la negazione dello Stato Ebraico «in qualunque forma».