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Germania: «Gli ex fantasmi della destra condizionano le trattative»

Germania: «Gli ex fantasmi della destra condizionano le trattative»Angela Merkel

Intervista al politologo Mario Caciagli: «I liberali e soprattutto la Csu temono la concorrenza di Alternativa per la Germania. L’ingresso di questo partito nel parlamento nazionale ha rivoluzionato un sistema politico fin qui campione di stabilità»

Pubblicato quasi 7 anni faEdizione del 22 novembre 2017

«Se dovessero tornare alle urne perché i partiti non riescono a fare un governo, i tedeschi vivrebbero uno shock enorme. Che potrebbe avere conseguenze preoccupanti. Per fortuna mi pare l’ipotesi meno probabile». Mario Caciagli, professore emerito all’università di Firenze, è un politologo che conosce bene il sistema elettorale e politico della repubblica federale ed è autore di un saggio (Rappresentanza e consenso in Germania, Franco Angeli) che ripercorre le precedenti sette elezioni per il Bundestag nella Germania unita, dal 1990 al 2013.
I tedeschi non dovrebbero essere abituati alle lunghe trattative dopo il voto? Non è una conseguenza inevitabile del sistema elettorale proporzionale?
Le difficoltà che sta incontrando Merkel nel formare il governo sono una clamorosa novità. Non è mai stato il sistema elettorale a determinare il grado di stabilità del sistema politico in Germania, quanto la naturale tendenza dei partiti, di tutti i partiti, alla stabilità. Salvo l’alleanza tra socialdemocratici e verdi nel 1998, unico caso di sconfitta del governo in carica e di accordo dettato da un successo elettorale in qualche misura imprevisto, le altre alleanze sono sempre state chiare prima delle elezioni. Il fatto poi che la legge elettorale, ultimamente, sia diventata ancora più proporzionale, non ha cambiato di molto gli esiti. Ha solo determinato un aumento del numero dei deputati.
Qual è la chiave della novità, allora?
Non ho dubbi: il successo elettorale di Alternativa per la Germania, cioè il materializzarsi di un fantasma nella politica tedesca. Magari non un fantasma direttamente neonazista, ma certamente di destra estrema e reazionaria. L’ingresso di questo partito in parlamento, con oltre novanta deputati, ha rotto l’equilibrio che durava dal dopoguerra. Anche Adenauer non aveva mai voluto nemici a destra e la soglia di sbarramento ha sempre tenuto l’estrema destra fuori dal parlamento nazionale. Anche alla fine degli anni Sessanta quando la Ndp si avvicinò soltanto al 5% senza raggiungerlo.
Afd con il suo 12% e più condiziona le trattative per il governo, pur essendone naturalmente esclusa?
I liberali si sono impuntati solo perché temono la concorrenza di quel partito. E ancor di più, secondo me, si è impuntata la Csu che vede con terrore i suoi voti in Baviera e nel Baden-Württemberg trasferirsi in massa a Afd. È la Csu che sta insistendo contro gli immigrati e per il ritorno al nucleare.
Secondo lei Afd sarebbe anche il partito che si avvantaggerebbe di più da un eventuale ritorno rapido alle elezioni?
Temo proprio di sì. Ma io non vedo il ritorno alle urne come lo scenario più probabile. Prima di sciogliere le camere in Germania si deva passare per un complicato cammino parlamentare. Magari il presidente della Repubblica, che in Germania conta assai meno che in Italia, potrà avere un ruolo per spingere il suo partito, i socialdemocratici, ad allearsi comunque con la Cdu. La posizione ufficiale è di chiusura, ma nella Spd ci sono già molti nostalgici della grande coalizione.
Assistiamo in ogni caso al tramonto di Angela Merkel?
Lo dicono in molti, ma mi pare un giudizio affrettato. Potrebbe restare in sella, magari le chiederanno di guidare il governo per un periodo limitato, due anni. La cancelliera è certamente in difficoltà, ha molti nemici dentro i due partiti democristiani. Diciamo che è al tramonto un sistema politico fin qui molto stabile. Su Merkel conserverei un po’ di prudenza.

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