Germania, basta tamponi gratuiti per chi non si vaccina
Le nuove norme La misura entrerà in vigore l’11 ottobre. Ma la stretta di Merkel non piace all’opposizione. Dalla Linke ai Verdi: Groko immobile sulla scuola
Le nuove norme La misura entrerà in vigore l’11 ottobre. Ma la stretta di Merkel non piace all’opposizione. Dalla Linke ai Verdi: Groko immobile sulla scuola
Obbligo di test negativo per accedere negli ambienti chiusi (chiese comprese) se l’indice di contagio supera i 35 casi ogni 100 mila abitanti negli ultimi 7 giorni, e fine dei tamponi gratuiti per chi rifiuta di vaccinarsi a partire dal prossimo 11 ottobre.
Così hanno stabilito ieri la cancelliera Angela Merkel e i governatori dei 16 Land riuniti nella videoconferenza dedicata alle misure di contenimento della quarta ondata della pandemia, oltre che ai ristori per chi è stato colpito dalla maxi-alluvione di fine luglio. Con il placet della maggioranza di governo compatta sul nuovo corso della gestione dell’emergenza Covid-19 e le forti critiche dell’opposizione che chiedeva provvedimenti diametralmente opposti: da Linke e Verdi contrari ai test a pagamento e pronti a denunciare l’inerzia della Groko nei confronti della scuola, ai liberali che puntavano a esentare vaccinati e guariti da ogni genere di restrizione.
A PREMERE PER NON allentare il giro di vite, rinnovando così lo stato di emergenza formalmente in vigore dalla primavera 2020, sono stati soprattutto il governatore di Berlino, Michael Müller (Spd) e il premier bavarese Markus Söder (Csu) in prima fila nella lotta alla «pandemia dei non vaccinati». Oltre al ministro delle Finanze, Olaf Scholz, candidato cancelliere dei socialdemocratici, convinto che «i test non devono più pesare sulle tasse visto che in Germania ora ci sono abbastanza vaccini per tutti». Finora il suo dicastero alla voce tamponi ha speso oltre 3,7 miliardi di euro. Più o meno ciò che ha sostenuto Söder («chi non vuole vaccinarsi paghi») e l’esatto contrario della strategia suggerita da Linke e Verdi.
«Invece di mettere in discussione misure collaudate come i test gratuiti governo e Land dovrebbero migliorare ciò che fa davvero la differenza, cioè mettere il “turbo” alle vaccinazioni» riassume la co-segretaria Linke, Susanne Hennig-Wellsow. Prima di puntare il dito contro la Groko rea di avere lasciato soli insegnanti e studenti «Ciò che mi fa davvero arrabbiare è che anche nel vertice di ieri non si è fatto alcuno sforzo per rendere le scuole a prova di Covid prima dell’autunno. Non si può proteggere studenti e insegnanti solo con l’aerazione delle aule» scandisce la leader della Sinistra.
Ma «prima la scuola!» è anche la parola d’ordine di Annalena Baerbock, leader dei Verdi e aspirante-cancelliera: vuole evitare qualunque forma di lockdown scolastico e a riguardo chiedeva a Merkel «una chiara promessa politica».
PROPRIO LA SCUOLA rimane il fattore decisivo per la gestione della pandemia in Germania. Nonostante lo stato di emergenza l’istruzione resta una materia di stretta competenza dei Land che però, in nome del federalismo, continuano a varare regole a macchia di leopardo. Colpa del calendario scolastico diverso in ogni Stato ma anche dell’indice di contagio che investe in modo diverso le singole regioni. Già da una settimana gli studenti del Mecleburgo-Pomerania e dello Schleswig-Holstein sono tornati alle lezioni in presenza dopo la pausa estiva, mentre lunedì hanno aperto i battenti anche le scuole di Berlino; in Baviera invece l’anno scolastico comincerà fra oltre un mese. In attesa della ripartenza generale fanno “scuola” le misure adottate dai due Land del Nord. In Mecleburgo-Pomerania e Schleswig-Holstein studenti e insegnanti devono indossare la mascherina nelle aule ma chi non è vaccinato deve anche sottoporsi al test due volte alla settimana. In compenso viene nuovamente permesso agli studenti di riunirsi in gruppo all’aperto senza mascherine. In più da lunedì prossimo si comincerà a offrire il vaccino a tutti i maggiori di 16 anni.
ATTUALMENTE in Germania il vaccino è stato somministrato a 45,8 milioni di persone (55,1%) mentre il 62,5% ha ricevuto la prima dose. L’indice di contagio nazionale ieri era a quota 23,5 con 2.480 nuovi casi rispetto a sette giorni fa secondo i dati dell’Istituto Robert Koch. Tuttavia, il parametro come linea-guida principale per la gestione della pandemia è tutt’altro che unanimemente accettato. L’ultima critica ieri è arrivata dal presidente della Dkg (Federazione degli ospedali), Gerald Gass: «L’indice di contagio non è più il marcatore unico adatto per il futuro, il fattore-chiave resta la capacità di carico degli ospedali».
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