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Germania, anche Sahra Wagenknecht per controlli alle frontiere esterne

Germania, anche Sahra Wagenknecht per controlli alle frontiere esterneSahra Wagenknecht – Ap

Immigrazione La leader dell’alleanza sovranista fuoriuscita dalla Linke è favorevole alle procedure di asilo nei paesi terzi, ma attacca il governo: «Finora non ha fatto nulla per risolvere il problema», e il piano Scholz costa troppo: «Spiegatelo voi al pensionato che ha lavorato duro tutta la vita»

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 9 novembre 2023

«Ormai la maggioranza delle persone ha capito che non possiamo più mantenere incontrollata questa immigrazione. Ritengo molto sensato svolgere le procedure di asilo nei paesi terzi considerati sicuri. Naturalmente anche in Africa».

Sahra Wagenknecht, leader dell’alleanza sovranista fuoriuscita dalla Linke lo scorso 23 ottobre insieme ad altri nove deputati, promuove l’idea di appaltare i controlli alle frontiere esterne dell’Ue proposto dal cancelliere Scholz nel corso del summit con governatori dei Land.

Lo ha spiegato in diretta tv ai milioni di telespettatori del più popolare talk show del canale pubblico “Ard”, prima criticando il governo che «finora non ha fatto nulla per risolvere il problema» e poi parlando alla pancia dei tedeschi, ovvero alle loro tasche.

«Il nuovo piano del governo? Non possiamo farlo! Costa allo Stato 20.000 euro all’anno per ogni profugo. Fanno 1.700 euro al mese. Spiegatelo voi al pensionato che ha lavorato duro tutta la vita, cresciuto due figli, e ora può solo sognarsi una pensione da 1.700 euro».

Si completa così del tutto la scissione politica dell’ex capogruppo della Sinistra che ha fondato l’Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw) affondando contemporaneamente il gruppo parlamentare della Linke, condannato a sciogliersi per mancanza del numero minimo legale. Con l’abbandono di dieci deputati la delegazione al Bundestag rimane con soli 28 rappresentanti a fronte dei 37 previsti per il mantenimento dei diritti parlamentari, tra cui spicca il vitale finanziamento pubblico.

«La prossima settimana fisseremo la data per ufficializzare il nostro scioglimento definitivo. L’esperienza del Gruppo Linke finisce politicamente qui» fa sapere il capogruppo parlamentare Dietmar Bartsch, amareggiato e soprattutto preoccupato per le drammatiche conseguenze pratiche: a rischio il posto di lavoro per oltre 100 dipendenti del partito a causa del taglio netto dei fondi statali. Degli 11, 5 milioni di fondi statali incamerati dalla Linke nel 2022 ben 9,3 sono serviti per pagare lo stipendio ai dipendenti.

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