Finalmente la politica scende di nuovo in piazza in difesa dell’interesse collettivo e dei beni comuni. Lo ha fatto il 22 agosto a Genzano (Roma), contro la scelta dell’Amministrazione locale di vendere all’asta alcuni beni immobili comunali e un terreno pubblico dove i ragazzini autogestiscono un campo di calcio, un’area verde dove gli abitanti passeggiano, portano a correre i loro cani e le persone di tutte le età chiacchierano sulle panchine. Spazio pubblico accessibile, aperto a tutte le persone, dove trascorrere liberamente, senza consumare o lavorare, il proprio tempo. A lato dell’area, una zona dove alcune Università straniere hanno deciso di organizzare degli scavi archeologici. Al posto di questi spazi pubblici, beni culturali e servizi ecosistemici, sorgeranno due palazzine eleganti da 50 appartamenti, ovviamente dotate di garage. Come non mobilitarsi contro questa scellerata decisione? La protesta segue però un copione a parti invertite, poiché l’amministrazione di Genzano è di centro-sinistra e la manifestazione è stata promossa dall’opposizione che fa capo a Fratelli d’Italia, da tre elezioni il partito più votato a Genzano, con Gioventù Nazionale e Genzano Risorge. Il centro-sinistra che vende lo spazio pubblico e la destra che lo difende in piazza, come riportano fonti di stampa locale.

Un paradosso davvero preoccupante che, dal caso di Genzano, parla del Paese in generale, con una destra che in questi anni ha fatto leva sulle domande di “controllo e protezione” delle persone, sempre più esposte a precarietà e incertezza (cfr. P. Gerbaudo, Controllare e progettere, Nottetempo, 2022). Controllo e protezione non sono parole naturalmente di destra. Proteggere gli interessi del lavoro, aumentare il controllo delle persone sui poteri opachi, definire confini e zone di sicurezza per i servizi di base, difendere lo spazio pubblico, non riguarda la tradizione politica di destra. Se questi temi non vengono affrontati, la sinistra appare solo come il difensore dei diritti civili, delle diseguaglianze di riconoscimento e identitarie, in conflitto con i valori tradizionalisti che spesso permeano l’elettorato storico. Una battaglia che, se condotta a prescindere dai diritti economici e dai bisogni materiali della vita quotidiana, apre finestre di opportunità per la destra. Per questo, il caso di Genzano segnala l’urgenza e la rilevanza di intestarsi da sinistra la difesa dell’infrastruttura della cittadinanza: beni e servizi di base senza i quali i nostri diritti formali non si trasformano in opportunità concrete, benessere e capacità di cittadinanza. Infrastruttura che è giocoforza connessa ai luoghi e alla dimensione spaziale del vivere quotidiano e che è stata via via erosa e resa sempre più fragile proprio per le classi subalterne e i territori marginalizzati.

Le infrastrutture di base (casa, sanità, mobilità, parchi, etc.) sono parte della cosiddetta “economia fondamentale”: il paniere dei beni e dei servizi necessari alla vita quotidiana e dovrebbero essere accessibili a tutti i cittadini in maniera indipendente dal reddito o dal luogo di residenza (si veda: https://fondazionefeltrinelli.it/schede/prima-i-fondamentali/). Oggi l’economia fondamentale è in crisi. Per essere economicamente sostenibile la spesa per l’abitazione non deve superare il 30% del reddito, ma il costo di un’abitazione decente nelle principali città non è adeguato a questo parametro. Il potenziamento e la difesa dell’economia fondamentale è una strada percorribile anche in Italia, dove il bisogno di infrastrutture civili, logistiche, verdi e sociali è enorme. Beni e servizi, spesso in rete o filiera, che connettono le persone-nei-luoghi e le famiglie a una infrastruttura accessibile, capillare e di qualità, la cui costruzione e manutenzione sarebbe anche un’opportunità per creare lavoro per le persone a media e bassa scolarizzazione.

Il benessere di una comunità passa prima e soprattutto dalla cura dell’infrastruttura fondamentale per la vita quotidiana: dal verde pubblico, alla casa, ai parchi giochi, a un campo dove gli adolescenti possono giocare, alle attività commerciali di prossimità, ai buoni lavori, agli spazi pubblici, ai servizi sanitari, educativi e per la mobilità individuale e collettiva. Spazi, luoghi, filiere pubbliche, servizi privati ed edifici per le persone che danno corpo alla materialità della sfera pubblica, alla sua dimensione spaziale e all’infrastruttura capillare dei diritti di cittadinanza.

Da questo punto di vista, il caso di Genzano aiuta a uscire dalla mortale narrazione dei “luoghi che valgono” solo per i turisti, per mettere invece al centro la vita quotidiana dei territori anzitutto per chi li abita. Luoghi della memoria, delle radici e della prospettiva biografica. Spesso, contesti produttivi e che creano ricchezza. Altre volte luoghi-dormitorio. In ogni caso, posti dove si desidera restare e, potendo farlo, mettere al mondo dei figli e contribuire alla vita della comunità locale.

 

Filippo Barbera

Twitter: @FilBarbera