Lavoro

Genovesi: «Lo sciopero nel legno-arredo è la prima mobilitazione per aprire un’altra stagione»

Genovesi: «Lo sciopero nel legno-arredo è la prima mobilitazione per aprire un’altra stagione»Alessandro Genovesi (Fillea Cgil)

Intervista Il segretario generale della Fillea Cgil: Protesteremo anche al Salone del mobile: le imprese ammettono di aver fatto profitti record ma non vogliono rinnovare il contratto e dare i giusti aumenti ai lavoratori

Pubblicato più di un anno faEdizione del 20 aprile 2023

Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, domani scioperate per il mancato rinnovo del contratto del legno-arredo. Come Fillea Cgil siete ancora una volta i primi a scendere in piazza.
Domani i lavoratori del settore incroceranno le braccia tutto il giorno e insieme a FenealUil e Filca Cisl saremo in 7 piazze, tra cui Milano di fronte al Salone del Mobile. Tutti devono sapere che dietro il made in Italy, del mobile e dell’arredo vi sono operai, impiegati, designer altamente professionalizzati a cui le aziende negano però un giusto salario e un rinnovo dignitoso del loro contratto nazionale.

Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil

Siete stati anche gli ultimi a scendere in piazza il 1 aprile, con inquilini e ambientalisti su Codice appalti e Bonus edili. Quella volta con voi non c’era la Filca Cisl: come avete ricucito l’unità?
Con coerenza e pazienza e dimostrando che se qualche miglioramento è arrivato sui bonus edili, per quanto insufficiente, è figlio di quelle piazze. Soprattutto è l’arroganza di FederLegno che non può non vedere il sindacato compatto e determinato. Non esiste che le aziende assorbono l’inflazione aumentando i prezzi e facendo utili e gli unici a pagare il caro vita siano i lavoratori. Poi aiuta la mobilitazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil che ci vedrà anche il 6, il 13 e il 20 maggio insieme con una piattaforma chiara: dal no ai subappalti a cascata alla lotta al precariato fino ad una riforma fiscale più equa.

La premier Giorgia Meloni ha usato il Salone del Mobile come pulpito. Voi però contestate alle imprese che lo organizzano profitti record e austerità contrattuale.
Non lo diciamo noi ma la stessa FederLegno Confindustria. Il settore viene da tre anni di fatturati record (+14% nel 2020, + 25,5% nel 2021, +12,6% nel 2022) assorbendo, con l’aumento dei prezzi, l’alta inflazione, caro energia e caro materiale e con previsioni positive per il futuro. Aggiungiamo che il governo Meloni ha portato da 5 a 8 mila euro il bonus mobili. Peccato che di questi profitti i lavoratori non hanno visto un euro e anzi FederLegno vuole far saltare il meccanismo di recupero automatico dell’inflazione reale che, dal 2016, ha garantito salari in linea con l’Ipca non depurato e pace sociale. Insomma non vuole riconoscere l’inflazione del 2022 e ci ha proposto addirittura di bloccare il rinnovo del Contratto per il 2023. Inaccettabile.

La vostra mobilitazione anticipa quella di Cgil, Cisl e Uil considerata da molti blanda al confronto di ciò che accade in Francia, Germania, Portogallo e Inghilterra. Perché in Italia non si riesce a organizzare una protesta forte?
Le condizioni sono diverse. Il consenso al Governo è alto e nel suo blocco sociale di riferimento solo ora cominciano ad aprirsi contraddizioni. La nostra priorità è oggi parlare unitariamente a milioni di lavoratori e pensionati, far conoscere bene le nostre proposte e di conseguenza difenderle e rilanciarle in un crescendo di iniziative, senza escludere nulla. Serve il passo del maratoneta non del centometrista.

Il governo Meloni si scopre di estrema destra in fatto di politiche e riferimenti mentre sul piano economico la continuità nelle politiche di austerità va a braccetto con tagli al welfare e favori alle imprese. Qual è il modo migliore per combatterlo?
Allargando le nostre alleanze sociali, parlando anche a quella parte dell’imprenditoria e delle professioni che sa che per competere nel mondo, per un cambio di modello produttivo con più sostenibilità e digitale, servono lavoro di qualità, formazione e saperi, più politiche industriali. Il contrario dei tagli alla scuola o degli incentivi non selettivi.

Dopo il congresso la Cgil punta a rinnovarsi profondamente puntando su confederalità e territorio. E’ la strada giusta”?
La Confederalità è una cultura politica che va praticata. Noi della Fillea lo sappiamo bene. E va praticata pensando globale e agendo locale, unendo ciò che precarietà, discontinuità, tecnologie, modello di impresa dividono. La solidarietà va agita con forme nuove di mutualità e bilateralità, contrattazione collettiva diffusa, vertenze lungo le filiere produttive, creazione di nuova occupazione.

La Fillea, come altre categorie Cgil, ha sempre mostrato interesse per ciò che accade nel Pd. L’elezione di Schlein può aprire un nuovo corso nei rapporti fra sindacato e politica?
Tutto ciò che ricostruisce una cultura politica e un «fronte amplio» con al centro più giustizia sociale è un fatto positivo per chi rappresentiamo. Soprattutto se si guarda al lavoro che è cambiato, se si individuano strade e strumenti nuovi per garantire più democrazia economica e partecipazione. Se si assume il sapere e il tempo liberato come terreni di un nuovo compromesso tra impresa e lavoro. Questione ambientale, giustizia sociale, partecipazione sono coordinate per ricostruire un senso, una voglia di contare e di impegnarsi. La crisi democratica in cui siamo immersi non è un problema della Schlein, di Landini, mia o tua. È la questione di tutte e tutti. In un mondo sempre più piccolo ma non più vicino.

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