Gb, è legge la stretta contro i migranti
Illegal migration bill Sulla deportazione in Ruanda dovrà esprimersi in autunno la Corte suprema
Illegal migration bill Sulla deportazione in Ruanda dovrà esprimersi in autunno la Corte suprema
Stop the boats è la velleitaria e dis-umanitaria mission aziendale con cui il primo ministro Rishi Sunak sta cercando di tenere a galla la bagnarola della sua premiership. E l’illegal migration bill, il disegno di legge sull’immigrazione «illegale» sotteso al fastidioso slogan è passato ieri dopo che il governo aveva respinto una serie di emendamenti proposti dalla Camera dei Lord lunedì sera. Il disegno di legge priva del diritto di asilo chiunque arrivi «illegalmente» nel Regno Unito e colpisce le vittime trafficate dalla schiavitù moderna, i bambini e i minori non accompagnati non appena compiono 18 anni.
Nel cosiddetto ping-pong fra le due Camere – consuetudine parlamentare tra Commons e Lords ogniqualvolta ci sono degli emendamenti da discutere/apportare – ha finito per avere la meglio il governo: tra quelli proposti, e infine abbandonati, dai Lord c’erano la richiesta di limiti di tempo più brevi per la detenzione di minori non accompagnati, maggiori protezioni per le vittime di schiavitù moderna e proroghe di sei mesi nella deportazione dei migranti. Anche l’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby, che aveva denunciato la proposta per la sua cattiveria giuridica e sociale, alla fine ha si è ritirato in buon ordine, come hanno fatto vari altri attempati «senatori» (non eletti, si badi) in una sessione andata avanti fino alle ore piccole. E il tennis da tavolo è finito prima del previsto.
Ora quel bill si è fatto act. In un dispiego/sfoggio simbolico di svergognata ingiustizia, la mano callosa del monarca vergherà la legge, si spera con una stilografica che stavolta non faccia le bizze. Ma per questo governo (ormai alla canna del gas: nessuna delle altre quattro promesse elettorali di Sunak – calo dell’inflazione, “crescita” economica, calo del debito pubblico, tutela del pericolante sistema sanitario nazionale – corre il rischio di essere mantenuta) rimane una vittoria di Pirro, dal momento che l’altra corposa metà di tale disegno, la grottesca deportazione dei «clandestini» in Ruanda dietro cauzione di 140 milioni di sterline, è stata contestata – vista l’impresentabilità – nei tribunali. Si attende in materia la decisione autunnale della Corte suprema.
Nel frattempo, la reazione delle Nazioni unite non si è fatta attendere: Volker Türk, alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani – ma quali diritti: questi sono rovesci umani belli e buoni – ha affermato che il bill «stabilisce un precedente preoccupante per lo smantellamento degli obblighi relativi all’asilo che altri paesi, anche in Europa, potrebbero avere la tentazione di seguire». Ciò potrebbe avere «un effetto potenzialmente negativo sul sistema internazionale di protezione dei rifugiati e dei diritti umani nel suo complesso» ha aggiunto.
Insomma, si tratterebbe del precedente giuridico che più di ogni altro sancisce la barbarie, la posa della prima, vera pietra della fortezza Europa, qualcosa a cui i governi di estremo centro europei del presente e del futuro si rifaranno implacabilmente nei loro piani etno-segregazionisti: negare ingresso, asilo e dignità umana a quegli stessi profughi prodotti dalle destabilizzazioni “geopolitche” post-coloniali di cui sono essi – e chi altro? – diretti responsabili.
Il tutto avviene mentre attracca al molo di Portland, nel Dorset, una mega-chiatta sulla quale il governo intende piazzare cinquecento migranti: ufficialmente per risparmiare i sei milioni di sterline al giorno solitamente spesi per alloggiare 45mila persone in alberghetti; in realtà per meglio ghettizzarle e «disincentivarle» dal compiere la traversata.
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