Netanyahu parte, le proteste degli israeliani lo inseguono. Lasciati alle spalle i blocchi stradali che giovedì hanno rischiato di non farlo imbarcare per l’Italia, ieri – mentre incontrava il ministro Urso (con il primo Forum economico per le imprese italiane con interessi in Israele) e poi la presidente del consiglio Meloni – il premier israeliano le proteste se le è ritrovate a Roma.

Duecento tra israeliani ed ebrei italiani in Piazza Santi Apostoli hanno ribadito gli slogan sentiti a Tel Aviv e Gerusalemme, ma anche nelle manifestazioni organizzate nelle città di mezzo Occidente: «Democrazia», in riferimento alla riforma della giustizia immaginata dal governo di ultradestra guidato da Bibi e che vorrebbe consegnare all’esecutivo i poteri autonomi della magistratura.

PROTESTE che spaccano le comunità ebraiche all’estero. Quella romana non fa differenza, con la sua presidente Dureghello che giovedì accoglieva Netanyahu ribadendo la vicinanza al conservatorismo israeliano. Contraddizioni che accompagnano Israele fin dalla sua nascita e che ieri, nel cordialissimo incontro con Giorgia Meloni, hanno raggiunto nuovi apici.

A capo di un partito post-fascista, si è sentita dire da Netanyahu quanto sorprendente sia la sua leadership. Parole già dedicate anche ad altri leader, spesso illiberali, in alcuni casi apertamente antisemiti, o provenienti da una storia politica di chiara estrazione fascista (vedi il gruppo Visegrad, uno dei principali asset europei di Tel Aviv).

Cortocircuiti ideologici che di fronte alle potenzialità del business si spengono senza troppi mal di pancia. Negli otto minuti di conferenza stampa congiunta sono emerse tutte, quelle potenzialità. Un elenco dettagliato che nasconde altri cortocircuiti.

Meloni lo ha detto subito: «Accrescere il livello di cooperazione nei settori più innovativi. Intelligenza artificiale, cibernetica, cybersicurezza e tecnologia applicata all’agricoltura: abbiamo parlato molto, a fronte della crisi idrica che l’Italia sta vivendo».

DOPOTUTTO, ha aggiunto, «Israele ha fatto un lavoro straordinario trasformando quella che era una possibile debolezza in un grande punto di forza». La narrativa che dimentica quel che era la Palestina prima del 1948: uno dei territori più fertili della regione, esportatrice di agrumi e verdure in tutto il mondo arabo.

Dal 1967 Israele controlla ogni risorsa idrica, nel proprio territorio e in quelli palestinesi occupati, in violazione del diritto internazionale, provocando il prosciugamento del fiume Giordano e la morte del mare di Gaza.

E poi la cybersecurity, fiore all’occhiello israeliano, che non poche grane ha provocato negli ultimi anni: start up e aziende che hanno esportato a regimi molto poco democratici strumenti di spionaggio e controllo sociale che hanno allargato le maglie delle repressioni interne. Vedi Pegasus, della Nso, il caso più eclatante, creato da ex funzionari dell’esercito e operativo grazie alle autorizzazioni governative.

L’Italia si accoda, il prodotto interessa e Meloni promette una crescita della cooperazione, da discutere in «un nuovo incontro intergovernativo tra Italia e Israele, non si tiene dal 2013, il prossimo si dovrebbe svolgere in Israele».

LE FA ECO Netanyahu che vede «spazio per un’enorme collaborazione»: «Si possano fare molte cose: collaborazione sull’acqua e le risorse idriche perché Israele ha risolto il problema della siccità». Ma soprattutto energia, con l’Italia a fare da «hub di fornitura di gas (israeliano) verso l’Europa».

Su questo Bibi ha premuto l’acceleratore, forte delle necessità crescenti di un’Europa che vorrebbe sganciarsi dalla Russia e di un’Italia che vaga nel Mediterraneo a caccia di accordi energetici.

Intanto dall’altra parte di quel mare, un palestinese veniva ucciso da un colono. Abd al-Karim Badie al-Shaikh, 21 anni, è stato freddato nella colonia di Ma’ale Shomron. Secondo l’esercito israeliano, si era introdotto con un coltello.

L’ULTIMA di una lunga serie di violenze che fanno del 2023 l’anno più sanguinoso dal 2000 (quando iniziò la seconda Intifada): 13 israeliani e 77 palestinesi uccisi. Da esercito e coloni.

Su queste uccisioni Meloni ha tenuto di non dover dire nulla, nemmeno di fronte a raid militari diurni nelle città palestinesi o dei pogrom dei coloni: «Ho portato la solidarietà italiana e la condanna di fronte agli attacchi terroristici». I morti di una parte sola.