Gary Snyder, viaggio tra le montagne del Giappone
Alias

Gary Snyder, viaggio tra le montagne del Giappone

Pagine «Pericolo sulle cime», da Edizioni Elemento 115
Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 21 gennaio 2023

Pubblicata negli Usa nel 2004, giunge ora la prima traduzione italiana, curata da Paolo Allegrezza, di «Pericolo sulle cime» (Ed. Elemento 115, pp. 230, euro 12) raccolta di poesie di Gary Snyder, alias Japhy Ryder ne «I Vagabondi del Dharma» di Jack Kerouac. È un viaggio tra montagne e foreste, fiumi e autostrade, animali e camion che trasportano tronchi di alberi abbattuti, visioni e ricordi congelati a volte in liberi haiku, studiati in Giappone dove a lungo è vissuto, dal 1956 al ’68, a contatto con il buddhismo zen.

La raccolta si apre con il resoconto dettagliato di due sue ascese sul monte St. Helens, la prima il 13 agosto 1945. Al ritorno a valle, il giorno dopo, apprese dai giornali arrivati con giorni di ritardo a Spirit Lake, delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. In quel giorno giurò a se stesso: «In nome della bellezza, purezza e durata di St.Helens combatterò contro questo crudele e devastante potere e contro tutti coloro che cercheranno di farne uso, per il resto della mia vita». Impegno mantenuto. Il St.Helens (Loowit il nome indiano a significare «fumoso») è un cono vulcanico innevato alto ora 2549 metri sopra il livello del mare.
La seconda ascesa nel 1980, dopo l’eruzione e il terremoto che devastarono una vasta area circostante e il vulcano stesso che perse circa 400 metri di altezza.

«Vapori e gas surriscaldati/massi bianchi incandescenti rotolano e si levano in aria e volano in un/ fiume di vento rovente di/grandine di lava/enormi blocchi di ghiaccio nella tempesta, esplosione di fango…».
Gary Snyder é nato nel 1930 a San Francisco, è cresciuto con la famiglia tra i boschi dello stato di Washington e dell’Oregon, studi a Berkeley, guardia antincendi nel parco nazionale di Desolation Peak, professore di inglese e altro ancora.

Nel 1955 è tra i protagonisti della lettura collettiva alla Six Gallery di San Francisco, con Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Michael McClure, Philip Lamantia e Philip Whalen, serata passata alla storia come fondante della Beat Generation.

In Giappone studiò il buddhismo zen al monastero Shokoku-ji e poi al Daitoku-ji a Kyoto, all’inizio con Ginsberg e Orlovsky, poi da solo per 11 anni tra i monaci e tra i pescatori dell’isolotto di Suwa-no-se.. Lo accompagnò in Giappone la poetessa Johanne Kyger, sposata nel 1960. Nel 1967 a Suwanose, una piccola isola nel Mar Cinese Orientale, dopo aver divorziato da Kyger nel 1965, sposò Masa Uehara, dalla quale ebbe due figli, Kai e Gen. Nel 1989 altro divorzio e due anni più tardi le nozze con Carole Koda, unione che durò fino alla morte di quest’ultima nel 2006.

Dai boschi della Sierra Nevada, dove vive, ha elaborato dagli anni 60 un ecologismo radicale che si propone di fare pace con la natura. Nella sua visione occorre tornare a guardare alla Terra come a una entità vivente, cosciente, intelligente, come per millenni è stata considerata. E l’umanità deve resettare i suoi rapporti con animali, piante, fiumi e montagne, scendendo dalla cima di quell’inesistente piramide sulla quale si è issato.

Nelle sue poesie non vi è traccia di lirismo, nessuna retorica, la realtà nuda e cruda:
«Carichi di tronchi su/ catene strette e ricontrollate/ i musi dei camion avanzano lentamente sulla collina/ Mi inchino per un namaste e un saluto/ a questi Ponderosa Pine/ la cui aria, pioggia e sole abbiamo condiviso/ per trenta anni…».
O ancora: «stagni ghiacciati, pini spelacchiati,/vista ampia, acquitrini fangosi in fiore/ quanti posti/ in cui un masso errante si può sistemare,/ per sempre».

Intervistato per Alias nel 2004 a Roma, in piazza della Tartaruga, alla domanda «Siamo ancora in tempo per salvare la Terra?» rispose: «Non lo so. Dipende da cosa intendi per salvare. La natura è molto, molto forte. La Terra sopravviverà, comunque. Ma è possibile che andranno perdute molte diversità biologiche, prima che le cose tornino a posto. Il numero delle specie e degli habitat perduti potrebbe essere alto, ma la natura sopravviverà, anche se forse l’uomo no. Solo l’arroganza dell’uomo può fargli pensare che la natura possa non sopravvivere. E questa è anche la sua debolezza, pensare di essere così potente. Anche usando tutte le bombe atomiche accumulate, l’uomo può solo distruggere qualche diversità genetica, non può distruggere la Terra. Non abbiamo abbastanza armi atomiche da produrre danni paragonabili a una eruzione vulcanica».

Alla traduzione di «Pericolo sulle cime» hanno contribuito con suggerimenti e consigli Giuseppe Moretti e Rita Degli Esposti, amici di lunga data di Gary Snyder.

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