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Fratoianni: «Sui migranti Conte sbaglia. E il Pd non è immacolato»

Nicola Fratoianni foto AnsaNicola Fratoianni – foto Ansa

Intervista Il leader di Si: dopo un anno di Meloni l’opposizione ancora immatura. Serve un’idea forte

Pubblicato circa un anno faEdizione del 23 settembre 2023

Nicola Fratoianni, segretario di Si. Dopo un’estate di corteggiamenti, i suoi potenziali alleati Pd e M5S ora sono in collisione su un tema chiave come i migranti.

Su un tema epocale come questo vanno evitate delle piccole contese di posizionamento politico. Ai 5S vorrei dire di fare attenzione: sui migranti non hanno un curriculum impeccabile. Conte ha detto di essersi pentito di aver ceduto alla furia ideologica di Salvini quando approvarono i decreti sicurezza e io ne sono lieto. Ma le sue parole di questi giorni sono sbagliate.

Vuole difendere il Pd dall’accusa di volere una «immigrazione indiscriminata»?

Neanche loro vantano un curriculum immacolato. A partire dal fatto che in tanti anni di governo non hanno modificato la legge Bossi-Fini, che è la prima causa di mal governo del fenomeno. Però mi pare complicato dire che il Pd sia il partito del “liberi tutti”. I loro governi, ad eccezione di quello guidato da Letta che varò l’operazione di salvataggio Mare Nostrum, sono quelli degli accordi con le milizie libiche per bloccare le partenze: in quegli anni hanno ceduto culturalmente alla narrazione delle destre sull’invasione. E invece il paradigma va ribaltato: sono le politiche sbagliate della destra che producono il rischio di degrado e di tensioni sociali.

Il risultato è che avete almeno tre linee diverse.

Va detto che nel Pd ci sono state recenti evoluzioni positive, a partire dal voto contro gli accordi con la Libia. Chi si pone l’obiettivo di costruire un’alternativa ha il dovere di affrontare questa discussione in modo serio. Sulla base di alcuni presupposti: il nodo migranti non è una questione emergenziale ma strutturale, non si può affrontare con modelli militari o polizieschi ma va gestito con un sistema di accoglienza ben strutturato. L’aiuto ai paesi di origine significa fare delle scelte precise sulla vendita di armi, sulle energie fossili, sulla crisi climatica. Scelte che non produrranno effetti immediati, ma che devono essere praticate da subito.

Il presidente Mattarella ha definito «preistoria» il regolamento di Dublino. E tuttavia modificarlo non sarà facile…

Per arrivare a quell’obiettivo ci vorrebbe un governo che ci lavori. Ma a Meloni i ricollocamenti non interessano: lei pensa di bloccare le partenze, che è un obiettivo impraticabile.

Meloni all’Onu ha parlato di Africa «sfruttata da politiche predatorie».

Benissimo, ha detto la verità. Il problema non è solo che lei viene da una storia che ha praticato il colonialismo. Ma che non si capisce cosa concretamente voglia fare. Il piano Mattei ripetutamente evocato mi pare ad occhio un’altra modalità predatoria verso l’Africa.

Ultima idea del governo: chi paga 5mila euro non andrà nei nuovi Cpr.

Una misura oscena. Dicevano di voler dare la caccia agli scafisti in tutto il globo e invece si comportano come loro, taglieggiando 5mila euro con fideiussione bancaria.

Dopo un anno come sta l’opposizione alla destre?

C’è ancora una forte immaturità. Siamo molto indietro. La destra è divisa ma ha una sua forza ideologica, impone scelte regressive su tutti i temi, mette a rischio la struttura costituzionale, ha saputo costruire un’ideologia: molte scelte che vengono derubricate a distrazioni come le norme contro i rave, il voto in condotta e le campagne contro il 25 aprile sono un pezzo del loro programma. L’attacco al direttore del Museo egizio di Torino mostra un’ossessione verso la cultura e una volontà di riscrivere il senso comune. Servirebbe un’opposizione non solo compatta, ma in grado di disegnare un’idea alternativa di paese: non bastano delle ricette diverse dalle loro, serve una battaglia sul terreno ideologico, un’idea diversa da Dio, patria, famiglia e tradizione. Magari iniziando dalla liberazione dei tempi di vita dal ricatto della produzione.

Troppe differenze tra voi?

C’è stato un passo significativo con la proposta di legge sul salario minimo, e non è un caso che la raccolta firme abbia un così grande successo: si tratta di una proposta giusta e chiara, ma funziona anche perché è una battaglia comune. C’è nel popolo di sinistra e non solo una forte richiesta di investire su ciò che ci unisce.

Anche Calenda è un vostro interlocutore?

Bene la sua firma sulla proposta sul salario, si deve discutere anche con lui. Anche sulla difesa della sanità pubblica e sul no all’elezione diretta del premier. Ragioniamo su una proposta alternativa a quella delle destre: io penso che si debba partire dall’attuazione e non dalla modifica della Costituzione, non ho l’ossessione delle riforme come cura dei mali dell’Italia. E credo anche che si possa ragionare di una patrimoniale sulle grandi ricchezze. Mediobanca indica che con l’inflazione il fatturato delle imprese cresce del 30%, mentre i salari calano del 22%. È in atto una patrimoniale contro i più deboli, e il tema di come redistribuire la ricchezza, in un paese in cui le differenza tragli stipendi di manager e lavoratori ha raggiunto livelli insostenibili, diventa vitale per la stessa tenuta del sistema economico. Non è una battaglia pauperista.

Un altro tema che divide le opposizioni è il sostegno militare all’Ucraina.

Noi l’abbiamo detto dal primo minuto, ed eravamo soli: la logica delle armi porta a una escalation militare senza fine. E ora siamo in un vicolo cieco. Con la Chiesa che è stata lasciata sola in un lavoro necessario e prezioso per tentate una soluzione diplomatica. La guerra ha cambiato verso all’economia, persino al Pnrr. E pensare di arrivare al 2% del pil in spese militari è una follia.

Il Pd dice no al 2% ma sì alle armi a Kiev. E’ una contraddizione?

Non vedono il cortocircuito: la guerra produce regressione su tutti i terreni che ci stanno a cuore, dal welfare alla transizione ecologica. Ho apprezzato l’uso più frequente da parte loro della parola «diplomazia». Ma è uno sforzo ancora troppo timido.

Alla vostra sinistra forse nascerà una lista pacifista per le europee con Santoro e Rifondazione.

Ogni iniziativa per la pace è utile e non la considero ostile. Vedremo come si svilupperà, sono sicuro che avremo modo di confrontarci.

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