La notizia di questa penultima giornata del Sei Nazioni – e che notizia – è la travolgente Francia che scende al Twickenham e non solo espugna The Fortress, la fortezza del rugby inglese, ma la rade al suolo. 53 a 10, sette mete a una. Gli ottantadue mila convenuti nello storico stadio – anno di fondazione 1909 – hanno assistito dal vivo a una disfatta come poche se ne sono viste nei 151 anni di vita del XV della Rosa. Non solo è la sconfitta casalinga con lo scarto più ampio di sempre, 43 punti, nella storia delle sfide tra le due nazioni; ma un successo dei galletti sul sacro campo di gioco londinese non accadeva da ben diciotto anni. Ce n’è quanto basta per iscrivere questa giornata nella lista dei grandi eventi del torneo. I media britannici non ci vanno giù leggeri. Per The Guardian il paragone giusto è con “Una ghigliottina che cade con brutale finezza”. Stephen Jones, una delle firme più prestigiose del rugby, scrive sul Sunday Times: “È stato assolutamente devastante e avvincente. La Francia ha giocato un rugby brillante nell’idioma moderno, ma basato sul suo patrimonio di abilità, ritmo e attacco”. Per The Independent “Il peggio deve ancora venire”. Addirittura? Non è un’esagerazione. Tra sei mesi c’è la coppa del mondo e quanto è accaduto ieri proietta il XV della Rosa in una dimensione oscura: giocando in questo modo le chances di fare strada si riducono al lumicino. La Francia ha giocato un rugby semplicemente magnifico, finalmente disciplinata nei punti di incontro, rapida nella pulizia della palla, chirurgica nel gioco al piede, perfetta in quello alla mano. E’ andata a segno dopo appena un minuto e mezzo con Thomas Ramos e da lì in poi è stata un rullo compressore. Seconda meta al 25’ (Thibaud Flament, seconda linea dinamico e potente), terza segnatura prima dell’intervallo (Charles Ollivon). Dall’altra parte gli inglesi ruminavano un rugby pesante e indigesto, ma soprattutto impotente. La meta di Steward al 43’ riaccendeva qualche pallida speranza che la Francia spegneva immediatamente: quarta meta di Flament (56’) e bonus point assicurato, Ollivon al 60’, doppietta di Penaud al 72’ e al 74’. A questo punto il pubblico inglese, frastornato e forse anche indignato, cominciava ad abbandonare gli spalti. Umiliante. L’Inghilterra esce dunque di scena: ha perso la Calcutta Cup, ha subito due sconfitte casalinghe, è fuori dai giochi e sabato prossimo è a Dublino, contro l’Irlanda. A fermare la capolista, che marcia a punteggio pieno, ci hanno provato ieri gli scozzesi. Ma a Murrayfield, in un match reso complicato dagli infortuni, è finita 22 a 7 per Sexton e compagni.La Francia ha giocato un rugby semplicemente magnifico, finalmente disciplinata nei punti di incontro, rapida nella pulizia della palla, chirurgica nel gioco al piede, perfetta in quello alla mano.

SABATO doveva essere il giorno dell’Italia, chiamata a misurarsi con il Galles ultimo in classifica. Era la partita da vincere, assolutamente, per non chiudere il torneo da ultimi per l’ennesima volta. Sugli azzurri si è invece abbattuta, come tante altre volte, la spietata legge di Murphy: “Se qualcosa può andare storto, lo farà”. E’ bastato un calcio a spiovere nei 22 metri e Pierre Bruno, con la pressione avversaria addosso, ha pensato bene di perdere tempo facendosi fregare dal rimbalzo dell’ovale – il quale ovale, è cosa nota, rimbalza in modo capriccioso.  Rio Dyer era lì, in agguato pronto a ghermire la palla e schiacciarla in meta. Dopo dieci minuti gli azzurri si sono così ritrovati sotto per 10 a 0 e dopo 18’ lo scarto era salito ancora (15 a 3) con la meta di Liam Williams. In quel breve arco di tempo l’Italia aveva messo in mostra un campionario di errori, distrazioni, timidezze e confusione. Al 34’ meta tecnica e cartellino giallo per Lorenzo Cannone: 22 a 3 e match compromesso. L’Italia aveva pur fatto vedere qualche sprazzo di gioco e la volontà di attaccare, ma c’era sempre un’imprecisione, un tentennamento, un passaggio poco accurato a vanificare tutto. Mancava, e si sentiva molto, il talento di Ange Capuozzo, la sua rapidità e la capacità di vedere gli spazi: almeno un paio di azioni avrebbero potuto essere finalizzate con successo con lui in campo. Non era un Galles irresistibile, tutt’altro, ma negli spazi stretti la squadra di Warren Gatland difendeva bene ed era più efficace nella gestione dei raggruppamenti. Ancora una volta mestiere ed esperienza si dimostravano fattori decisivi in un torneo come il Sei Nazioni.

LA META di Sebastian Negri in apertura del secondo tempo faceva sperare in una possibile riscossa ma tre minuti dopo arrivava un secondo giallo per Pierre Bruno e di lì a poco un’altra distrazione della difesa azzurra regalava al Galles la quarta meta (Faletau) e il punto di bonus. Sul 29 a 10 i gallesi rifiatavano e l’Italia provava a riportarsi sotto, ed erano ancora buoni spunti ed errori che rovinavano tutto. La seconda meta di Nacho Brex (67’) accorciava lo scarto e rendeva ancor più amara la giornata del rugby italiano. Finiva 29 a 17. Ultimi in classifica e cucchiaio di legno già pronto per la spedizione.

Classifica: Irlanda 19; Francia 15; Scozia e Inghilterra 10; Galles 5; Italia 1.