Lunedì 29 giugno, Emmanuel Macron riceverà all’Eliseo i 150 cittadini della Convenzione sul clima, francesi tirati sorte, tra i 16 e gli 80 anni, provenienti da tutte le regioni e da tutte le professioni, che dal 4 ottobre scorso (con un’interruzione a causa del Covid) hanno discusso, analizzato, ascoltato esperti, per arrivare a proporre 150 misure da adottare in Francia «per cambiare in profondità la società» e «rispondere alla crisi climatica». Il presidente dovrà dire se e come queste proposte entreranno nella legislazione francese: ci sarà un referendum a domande multiple?

Alcune misure potranno essere introdotte velocemente, sotto forma di regolamenti, altre potranno essere discusse all’Assemblée nationale, per rispondere ai dubbi dei deputati, alcuni dei quali si sono sentiti privati delle loro prerogative democratiche. Si tratta di un’esperienza inedita in Francia, già sperimentata in Texas, in Finlandia o in Irlanda, con l’intenzione di rinnovare la democrazia. Era stata la risposta principale alla rivolta dei gilet gialli, per uscire dalla crisi. Erano stati formati 5 gruppi di lavoro: “abitare”, “spostarsi”, “nutrirsi”, “consumare”, produrre e lavorare”. Alcune proposte sono esplosive e già sono iniziate le polemiche. Anche se i 150 hanno messo da parte la carbon tax sui carburanti, che era stata la scintilla che aveva fatto esplodere la protesta dei gilet gialli.

I 150 propongono una revisione del Preambolo della Costituzione, per stabilire che i diritti, le libertà e i principi non devono «compromettere la preservazione dell’ambiente». Propongono di aggiungere il principio che «la Repubblica garantisce la preservazione della biodiversità, dell’ambiente e lotta contro il disordine climatico». Sui trasporti, che contribuiscono al 60% delle emissioni di Co2, propongono di abbassare il limite di velocità sulle autostrade da 130 a 110 km l’ora (il movimento dei gilet gialli era stato fomentato anche da un abbassamento da 90 a 80 km l’ora sulle dipartimentali). Il treno dovrà essere favorito, a scapito dell’aereo, di cui bisognerà limitare gli effetti nefasti. Sulla casa propongono interventi obbligatori per limitare le perdite di calore, la proibizione dei dehors dei bar riscaldati, 19° massimi in casa. Ma anche il blocco dell’artificializzazione dei suoli e della costruzione di centri commerciali periurbani. Propongono un’alimentazione sana, bio, diminuire il consumo di carne e latticini del 20%, assegni per i più poveri, diminuzione del 50% dell’uso di prodotti fitofarmaceutici in agricoltura. Chiedono di non ratificare il Ceta (accordo Ue-Canada) e di modificarlo nel rispetto degli Accordi di Parigi sul clima, e di creare il reato di “ecocidio”. Propongono la fine della pubblicità in strada e di inserire sulle etichette la domanda: «ma ne hai davvero bisogno?». Sono a favore di un’economia circolare. Sulla produzione, chiedono di proibire le plastiche monouso e di favorire il riciclaggio.

Una domanda è esplosiva: ridurre il tempo di lavoro da 35 a 28 ore la settimana, con un aumento del 20% del salario minimo, per evitare di perdere salario.