Il primo settembre le scuole francesi, dalle materne ai licei, aprono «per tutti», ha precisato il ministro dell’Educazione nazionale, Jean-Michel Blanquer. Per le università, la ripresa sarà invece scaglionata nel mese di settembre, in modo da poter accogliere «il maggior numero di studenti possibile», ha affermato la ministra della Ricerca, Frédérique Vidal.

Dalle materne al liceo non ci sarà dunque il rinvio di una settimana come avevano chiesto i sindacati. Ma per venire incontro alle inquietudini degli insegnanti c’è stato un giro di vite nel protocollo sanitario rispetto alle norme adottate per la riapertura temporanea che aveva avuto luogo il 22 giugno scorso, nelle poche settimane di “prova” dopo il lockdown del Covid. Le mascherine, finora «raccomandate» e imposte soltanto quando non era possibile mantenere il distanziamento fisico di un metro, diventano obbligatorie, nelle medie e nei licei (per gli adulti e per gli allievi di più di 11 anni). Alle materne restano «raccomandate» per gli insegnanti, mentre il ministro suggerisce ai genitori di «evitare» di accompagnare i bambini più piccoli in classe il primo giorno di scuola. L’obbligo di mascherina è stato aggiunto al protocollo sanitario, già in funzione da giugno, redatto sulla base delle raccomandazioni dell’Alto Consiglio di sanità pubblica.

Per Jean-Michel Blanquer, che è intervenuto il 20 agosto in televisione e ha pubblicato le nuove norme, «la scuola non è una variabile di aggiustamento né della società né di una crisi sanitaria». Sono previste «eccezioni locali», in funzione della situazione sanitaria, che nelle ultime settimane sta peggiorando, le vacanze si sono tradotte in un rilassamento generalizzato nell’applicazione dei gesti barriera, i giovani – oggi la categoria dove il contagio sta crescendo di più – si sono mostrati restii ad accettare le limitazioni, mentre focolai di contaminazione sono in crescita sui luoghi di lavoro.

Il 26 agosto ci saranno nuove precisazioni, perché restano ancora «molte zone d’ombra» denunciano i sindacati della scuola, per alcune materie, come le ore di Eps (Educazione fisica e sport) e per la situazione degli allievi interni o delle mense, manca an cora una regolamentazione precisa (per la ricreazione, il compito di regolare tocca agli enti locali). Ma per Blanquer fin da luglio sono stati previsti «tutti i tipi di situazione», in funzione della circolazione del virus: potranno esserci accoglienze a rotazione, con insegnamento a distanza via Internet o anche chiusure temporanee su base locale. Ma tutti dovranno rispettare il «piano di continuità pedagogica» voluto dal governo.

I mesi di lockdown hanno difatti messo in evidenza una grande frattura sociale, per mancanza di materiale digitale, di spazio in casa, di investimento delle famiglie, una parte degli allievi, intorno al 20%, ha abbandonato e le prime settimane del nuovo anno scolastico saranno dedicate al recupero. Quest’estate erano già state proposte delle «vacanze di apprendimento», a livello locale, per permettere di non restare troppo indietro. I sindacati restano perplessi. «Dal momento che si vogliono tutti gli allievi a scuola – denuncia l’Unsa – il distanziamento sociale e l’evitare l’ammassamento degli allievi diventa impossibile».

Quest’anno, l’assegno della rentrée che viene versato alle famiglie più bisognose (tre milioni di famiglie, cinque milioni di allievi) è stato aumentato in via eccezionale di 100 euro: va da 470 a 503 euro per allievo, a seconda dell’età. Le mascherine saranno fornite agli insegnanti, ma non agli allievi in modo generalizzato (solo per i più bisognosi), «gli allievi di più di 11 anni vengono a scuola con la mascherina, come con il portapenne» ha detto il ministro Blanquer, respingendo la richiesta di gratuità avanzata dalle associazioni famigliari (la richiesta di fornire mascherine gratis a tutti i cittadini è anche difesa dall’opposizione di sinistra, ma Emmanuel Macron ha tagliato corto: «Lo stato non è obbligato»).

E’ però allo studio «l’idea» di una sovvenzione a favore degli insegnanti, per far fronte alle necessità di equipaggiamento digitale, che dovrebbe venire versata entro l’inizio del prossimo anno.