«Aggressiva», «incomprensibile», «ingiustificata». Tre aggettivi per provare, inutilmente, prima a spiegare e poi a smorzare una crisi che rischia di lasciare l’Italia sola in Europa. Giorgia Meloni li pronuncia in mattinata rispondendo alle inevitabili domande dei giornalisti sulla rottura con la Francia creata dal caso Ocean Viking. «Sono rimasta molto colpita dalla reazione aggressiva del governo francese, incomprensibile e ingiustificata», dice la premier aggiungendo di aver solo ringraziato Parigi per la decisione di offrire un porto alla nave della Sos Mediterranée: «La Francia aveva dichiarato che avrebbe accolto la Ocean Viking e non avrebbe fatto selezione, come invece sarebbe avvenuto in Italia, questa notizia non è stata smentita in otto ore e quindi io ho detto “grazie per il gesto di solidarietà”. Le mie parole volevano essere un gesto distensivo».

Una ricostruzione che non tiene conto delle dichiarazioni trionfanti degli alleati di governo, a partire da Matteo Salvini che aveva salutato la svolta con un «Bene. L’aria è cambiata». Dichiarazioni che palazzo Chigi si è guardato bene dall’interrompere, lasciando invece libero sfogo a tutta la retorica sovranista che ha a dir poco irritato il governo francese.

Meloni prova a sminuire anche possibili provvedimenti da parte di Bruxelles per aver impedito l’approdo alla nave di Sos Mediterranée: «Non credo – dice- che l’Europa deciderà di fare cose drammatiche nei confronti dell’Italia, se lo farà dovrà renderne conto ai cittadini». Per ora, i fatti sembrano darle ragione. Ieri da Parigi è arrivata la smentita che al G20 che si terrà il 15 e 16 prossimi in Indonesia possa tenersi un bilaterale tra il presidente Macron e la premier italiana: «Per ora non è previsto», ha fatto sapere una fonte dell’Eliseo.

La Francia, che ha invitato i Paesi europei a seguirla nella scelta di abbandonare il meccanismo di solidarietà per il ricollocamento dei migranti, non ha ancora sentito i partner europei che intanto però cominciano a defilarsi: prima il Lussemburgo, poi la Germania e infine l’Olanda hanno confermato al partecipazione alla piattaforma varata lo scorso mese di giugno, anche se l’Olanda non prenderà migranti ma contribuirà con un sostegno finanziario, come previsto dalle regole del patto. Ed è difficile, a questo punto, che altri decidano di farlo.

Anche perché nel frattempo, al di là delle posizioni di principio, è già cominciato in Europa il lavoro diplomatico per provare a rimediare al pasticcio dei giorni scorsi. Lunedì ci sarà a Bruxelles il vertice dei ministri degli Esteri e Tajani ha chiesto e ottenuto di inserire all’ordine del giorno dei lavori una «varie» proprio per per parlare di immigrazione, Nel frattempo il titolare della Farnesina ieri ha incontrato a Roma il presidente del Ppe Manfred Weber, con il quale ha discusso anche di controllo delle frontiere e contrasto al traffico di esseri umani.

Non è detto, però, che il clima che Tajani troverà a Bruxelles sarà dei migliori per il governo Meloni. Al di là dello scontro con Parigi, l’Unione europea su u punto sembra intenzionata a non cedere, ed è il rispetto di quanto previsto dal diritto internazionale sulla necessità di far sbarcare i migranti tratti in salvo in mare, «il prima possibile e nel porto sicuro più vicino», criterio più volte ribadito anche nei giorni scorsi.

Sull’argomento ieri è intervenuto anche il presidente della Repubblica, invitando gli Stati membri a mostrare solidarietà per affrontare la questione migranti: i Paesi europei, ha detto Mattarella – devono comprendere che la risposta alla sfida migratoria «avrà successo» solo se sorretta da «principi di responsabilità condivisa e coordinamento» che devono guidare la «risposta comune della Ue».