Frana a Ischia, contro l’abusivismo edilizio «basterebbe mettere in galera il sindaco e tutti quelli che lasciano fare»: è la dichiarazione rilasciata ieri mattina dal ministro dell’Ambiente, il forzista Gilberto Pichetto Fratin, che poi ha aggiunto «io confischerei quello che è abusivo. Il disastro sarebbe stato evitato se non avessero costruito nell’alveo e se fossero state fatte le opere di messa in sicurezza». È bastata la prima frase a scatenare la seconda polemica contro il governo in tre giorni, dopo le dichiarazioni di Salvini («Ci sono otto morti») smentite dal prefetto e poi dal Viminale.

«SE IL MINISTRO Fratin si riferisce a Casamicciola, credo che non sappia di cosa stiamo parlando. Se il discorso è in generale, faccia una legge che preveda l’arresto dei sindaci» la replica del sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale. E il primo cittadino di Ischia, Enzo Ferrandino: «I sindaci non rilasciano titoli edilizi per costruire abusivamente, ci sono state tre leggi sanatoria nel 1985, 1994 e 2003, per alcune portavo i pantaloni corti». Durissima la replica di Antonio Decaro, presidente Anci: «Il commento del ministro è di una volgarità inaccettabile e denota una grave ignoranza. Da anni l’Anci sostiene la necessità di un piano straordinario per la manutenzione del territorio. Se si trovasse un ministro disposto a impegnarsi noi sindaci saremmo pronti».

FRATIN è stato costretto a fare retromarcia: «La dichiarazione del ministro è una riflessione generale e non fa riferimento ad alcun amministratore in particolare. Tantomeno si riferisce al commissario prefettizio che sta guidando Casamicciola». Ma ormai il danno era fatto. Il segretario dem Letta: «L’invito al governo è: parlare meno, dividersi meno, evitare di dire cose senza legame con la realtà. Accelerare su tutte le misure contro il dissesto idrogeologico e dire basta con l’abusivismo. La scelta del 2018 fu sbagliata». L’ultimo riferimento è all’art 25 (che richiama il condono del 1985) inserito dal Conte uno nel dl Genova, relativo ai terremoti del 2017 a Ischia e Centro Italia.

SALVINI, con i consensi a picco, ieri ha rivestito i panni dell’opposizione: «C’è qualcuno che vorrebbe arrestare i sindaci, io vorrei proteggerli e liberarli dalla burocrazia». E poi con Calderoli ha trovato il modo di mettere in mezzo l’autonomia differenziata: «Un provvedimento salvifico, chi governa il territorio non può più avere alibi». Non dice però che proprio il suo partito, con il campano Severino Nappi, ha fatto tutta l’ultima campagna elettore difendendo i condoni edilizi e schierandosi contro le demolizioni degli abusi. Il governo, intanto, ha annunciato 2 milioni per i primi interventi sulla frana di sabato, 4 milioni arriveranno dalla regione. Mentre nella legge di bilancio sono previsti 190 milioni fra il 2023 e il 2027 per la «ricostruzione privata e pubblica» degli immobili inagibili o distrutti dal terremoto del 2017 (ma il commissario Legnini ha chiarito: «Serve oltre un miliardo per la ricostruzione e la messa in sicurezza»).

COSA FARE DEGLI ABUSI? Il ministro FdI per la Protezione civile, Nello Musumeci: «Bisogna avere il coraggio di firmare ordinanze di demolizione. I sindaci sono i custodi del territorio, qualcuno si è girato dall’altra parte. Bisogna distinguere tra chi ha aperto una finestra e chi ha costruito in zone ad alto rischio. Per gli abbattimenti serve una dotazione finanziaria». Ma l’ex ministro dem Andrea Orlando: «Il fondo esiste già, l’ho istituito io nel 2013. Credo che sia quasi inutilizzato». A destra sono diventati tutti ambientalisti.

TRE I CONDONI in Italia: il primo nel 1985 targato Craxi poi i due di Berlusconi nel 1994 e 2003. «L’abusivismo di necessità non può più essere accettato, bisogna intervenire anche con la forza – ha dichiarato ieri il vicepresidente della Camera forzista, Giorgio Mulè -. Nel decreto Genova sul Ponte Morandi piombò l’emendamento del governo che sostanzialmente condonava la regolarizzazione delle case abusive di Ischia. Venne fatto tutto in due ore. Noi votammo contro». Così pure Fratin: «Di fatto con il Ponte di Genova c’è stata una sanatoria». Racconta una storia differente l’ex senatrice azzurra Urania Papatheu: «Provai a stoppare l’art 25 con un emendamento restrittivo: al Senato in commissione i colleghi di Fi lo votarono. Alla Camera alcuni colleghi campani decisero di auto sospendersi per protesta. Il governo fu battuto sul mio emendamento poi l’allora presidente dei senatori, Anna Maria Bernini, mi chiese di ritirarlo». A favore del dl Genova votarono 5S, Lega e Fratelli d’Italia, Fi si astenne.

SOTTO ACCUSA È CONTE, ieri ha ripetuto: «Fango su di me, vengo accusato di aver introdotto un condono: niente di più falso. Accolte 6 pratiche su 1.400 case interessate». Ma Renzi insiste: «È senza vergogna, il problema è chi lo giustifica ancora. Il Pd si svegli». Dai dem nessuna difesa: «Dannosa la scelta del condono nel 2018». Anche qui le versioni divergono. L’allora ministro dell’Ambiente Costa: «Non è stato un condono. Riguarda solo gli immobili danneggiati dal sisma non gli immobili abusivi. Quelli non sarebbero stati sanati perché c’era il regio decreto del 1923, quando nasce il vincolo idrogeologico. Io non ero d’accordo sui limiti applicati, Conte fece sintesi».

L’ALLORA DEPUTATA 5S Angela Raffa: «27mila case abusive avevano chiesto il condono Craxi 1985 e Berlusconi 2003. Non si possono abbattere perché hanno la pratica in corso ma non sono in regola. Con l’art 25 decidiamo che serve ‘parere favorevole da parte dell’autorità preposta alla tutela del vincolo paesaggistico’ altrimenti si bocciano le pratiche. Poi il rimborso ‘non spetta per la parte relativa a eventuali aumenti di volume oggetto del condono’. Molti volevano aiuti per tutti. Noi ci imputiamo: niente soldi per le costruzioni abusive e non sanabili».

MA GLI EX 5S: «Il no al condono mi costò l’espulsione» ricorda Gregorio De Falco. E Paola Nugnes: «In commissione fui circondata dai colleghi del Movimento. Avevo presentato un emendamento soppressivo, nessuno volle ascoltarmi. Il più strenuo difensore del condono era Di Maio».