Il pressing sul governo per innalzare le pensioni minime viene da Forza Italia. Ma a stopparlo ieri sera è toccatto a Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro della Lega e implementatore di Quota 100 e ora di Quota 103.
Si tratta di un balletto politico difficile da capire e tutto da svelare. Perché un partito come Forza Italia – che rappresenta gli interessi del ceto medio e alto – spinge per aumentare le pensioni più basse? L’empatia di Berlusconi per le pensionate che guardano le sue reti televisive e lo storico impegno ad aumentare gli assegni minimi a ben 1.000 euro è forviante.
In realtà le pensioni minime – da decenni denominato «assegno sociale» e fissato per il 2023 a quota 502,28 euro – sono in buona parte figlie di mancati versamenti da parte di commercianti e artigiani che hanno mancato di pagare i contributi (evadendoli o eludendoli) durante la loro carriera lavorativa. Si tratta dunque del bacino elettorale maggiore di Berlusconi e di Forza Italia: per questo arriva la richiesta di aumento.
La prima legge di Bilancio del governo Meloni però ha deciso di fare cassa sulle pensioni, tagliando gli assegni a oltre 4,3 milioni di pensionati, quasi tutti lavoratori dipendenti ed ex operai che hanno versato tutti i contributi con prelievo alla fonte – le loro buste paga – e dunque senza alcuna evasione o elusione. Riducendo l’indicizzazione fissata dall’Istat sulle pensioni da 4 volte il minimo – circa 1.600 euro netti – il governo risparmia ben 3,5 miliardi nel 2023 e 17 miliardi in tre anni. È l’entrata più grossa della legge di Bilancio, molto superiore ai 2,5 milardi previsti per la tassazione sugli extra gettiti delle imprese energetiche.
Meloni e i suoi si fanno belli citando un aumento leggermente sopra l’indicizzazione prevista per l’assegno minimo e le pensioni fino a due volte il minimo. Ma questo leggerissimo aumento riguarda un numero di pensionati molto inferiore e spesso si tratta di persone che cumulano altri assegni o redditi da lavoro, pur essendo formalmente in pensione.
Svelato il balletto, su tutta la questione ieri è comunque arrivata la mannaia sulla richiesta di Forza Italia da parte del leghista Durigon: il sottosegretario che dovette dimettersi dal governo Draghi per aver proposto di reintitolare a Mussolini un parco di Latina (città natale di Durigon) ieri ha così risposto ai cronisti che gli chiedevano se ci fossero le risorse per innalzare le pensioni minime a 600 euro come chiesto da Forza Italia: «Non subito, ma lo faremo durante la legislatura».
Ecco, Forza Italia dovrà ingoiare anche questo rospo politico nonostante le rassicurazioni avute dalla capogruppo (mancata ministra) Licia Ronzulli al tavolo col governo. Ora si attendono gli strali di Berlusconi.
Mentre Durigon dovrà inventarsi un modo per continuare a coprire le sparate del suo segretario di partito Matteo Salvini sulla «cancellazione della riforma Fornero». Con Quota 103 – per stessa ammissione del governo – la Fornero (e i 67 anni di età per la pensione) tornerà per tutti tranne che per 18 mila privilegiati con 41 anni di contributi e 62 di età. Un’impresa impossibile.