Foodora ora apre a Di Maio: carta dei diritti con altre tre aziende
Lunedì il tavolo al ministero Previsti contratti da co.co.co e tutele minime. Ma rimarebbero lavoratori autonomi. Critiche le auto-organizzazioni dei rider: "Propaganda". Il confronto organizzato dal vicepremier pentastellato si preannuncia lungo e complesso
Lunedì il tavolo al ministero Previsti contratti da co.co.co e tutele minime. Ma rimarebbero lavoratori autonomi. Critiche le auto-organizzazioni dei rider: "Propaganda". Il confronto organizzato dal vicepremier pentastellato si preannuncia lungo e complesso
Dopo avere annunciato di lasciare l’Italia ora Foodora ha pronta una carta dei valori per i ciclofattorini (riders). Il testo, sottoscritto con altre aziende del food delivery Foodracers, Moovenda e Prestofood, sarà presentato domani al ministro del lavoro Di Maio che ha convocato un tavolo con i riders e i sindacati per discutere la regolamentazione del settore.
La mossa è la conseguenza del passo di lato fatto da Di Maio qualche giorno fa. Il vicepremier ha fatto circolare una bozza di decreto legge, concepito come parte del decreto Dignità», dove tra l’altro si stabiliva la trasformazione dei ciclo-fattorini delle piattaforme digitali in lavoratori subordinati. Questa prospettiva ha preoccupato le piattaforme, avrebbe accreditato le ragioni respinte un paio di mesi fa dal tribunale del lavoro di Torino che ha negato a sei riders il riconoscimento dello status di subordinati. A quel punto Foodora ha annunciato di volere lasciare il paese. Il testo smontava una delle strategie delle piattaforme, non solo in Italia: considerare lavoratori intermittenti come i riders che svolgono un’attività realmente subordinata come freelance o collaboratori. Modificando il codice civile, il decreto avrebbe permesso di estendere i criteri della subordinazione limitatamente a questo peculiare settore del lavoro digitale.
Di Maio ha ribadito che, in mancanza di accordo tra le parti, farà approvare il decreto, probabilmente originario. La mossa di Foodora è utile per allontanare tale possibilità e indirizzare il tavolo con i rider in una direzione diversa. Il testo presentato ieri è una “carta dei valori” e prevede contratti di collaborazione coordinata e continuativa, la copertura Inail per un’assicurazione in caso di infortuni sul lavoro, i contributi Inps, i sussidi di maternità, l’indennità di malattia e la possibilità di utilizzare assegni al nucleo familiare.
È prevista la paga oraria e la cancellazione degli algoritmi di reputazione. Si tratta di un’estensione dei diritti di chi lavora già per Foodora con i co.co.co. Resta da capire se questo sia il contratto adeguato per la tipologia dell’impiego. La mossa di Foodora ha provocato la reazione del comune di Bologna, guidato da Virginio Merola (Pd), che ha sottoscritto la carta dei diritti digitali elaborata su proposta della Riders Union Bologna – all’origine di quanto sta accadendo ora. L’assessore al Lavoro Marco Lombardo si è chiesto perché «Foodora non abbia voluto firmare il documento che abbiamo condiviso con aziende, rider e sindacati». Lombardo ha fatto un appello all’ad di Foodora: «Caro Cocco quando ti aspettiamo per firmare la Carta di Bologna? Tra l’originale e la fotocopia, sempre meglio scegliere l’originale».
La carta bolognese riconosce i diritti dei lavoratori digitali indipendentemente dal lavoro svolto e segna un avanzamento verso un orientamento politico e giuslavoristico che tutela prima la persona. In questo sta la sua principale novità che meriterebbe ulteriori sviluppi, anche verso una seria discussione su un reddito sganciato dalla prestazione.
«È una vittoria dei lavoratori e delle iniziative messe in campo dal Pd e dalle amministrazioni locali, come a Bologna e la regione Lazio – ha commentato Debora Serracchiani, capogruppo del Pd in commissione Lavoro – Tutto è tranne che un successo del governo». Il governo, in realtà, sembra avere avuto un ruolo in questa vicenda, e Foodora le altre aziende hanno risposto a una sollecitazione dello stesso ministro.
Di “propaganda” parla su twitter la “Rider Unione Bologna”: “La soluzione prospettata in questo regolamento aziendale non vincolante e sempre modificabile è Foodora stessa” scrivono i rider. Nello specifico queste le osservazioni: “resta il cottimo anche se in forma mista con minimo salariale. Contributi e assicurazione per cococo sono ai minimi termini; nulla viene detto su paga oraria, monte ore, diritti sindacali, indennità per condizioni di lavoro avverse (ad esempio la pioggia)”. Le altre aziende come Deliveroo o JustEat, al momento, non hanno firmato perché inquadrano i rider in maniera diversa dal Co.co.co di Foodora.
Il tavolo di lunedì al ministero del lavoro sarà lungo e complesso.
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