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Folgorato da Mussolini, lascia il manager voluto da Meloni

Folgorato da Mussolini, lascia il manager voluto da MeloniClaudio Anastasio – foto Ansa

Destre Anastasio si è dimesso dal vertice di 3-I SpA dopo la mail ricalcata sulle parole del Duce. Il «raccomandato elettronico» sarebbe finito anche sotto il fuoco amico

Pubblicato più di un anno faEdizione del 15 marzo 2023

Che Fratelli d’Italia avesse un problema di classe dirigente era noto sin dalla campagna elettorale. Ma pochi si aspettavano che gli uomini di Giorgia Meloni rivelassero così rapidamente la loro inadeguatezza.

Ieri mattina si è dimesso Claudio Anastasio: da tre mesi era presidente della 3-I Spa, società pubblica che secondo il Pnrr assorbirà e unificherà i servizi informatici di Istat, Inps e Inail. Il passo indietro è arrivato poco dopo la pubblicazione su Repubblica di una sua mail al Cda dell’azienda in cui descriveva il suo ruolo con le parole usate da Mussolini per rivendicare il delitto Matteotti. «Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di Voi, ed al cospetto di tutto il Governo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità di 3-I (politica! morale! storica!)». Inizia così la mail copiata dal celebre discorso del Duce, nella quale Anastasio si è limitato a sostituire il nome dell’azienda alla parola «Fascismo». Un exploit che non poteva passare inosservato: innumerevoli le richieste di dimissioni dall’opposizione soddisfatte già in mattinata. Anastasio le ha definite «doverose, più concrete e immediate di ogni commento».

La sua nomina a fine 2022 era stata fortemente voluta da Giorgia Meloni. Nel curriculum di Anastasio c’è una lunga esperienza da specialista informatico prima nel settore petrolifero e poi in quello militare (gruppo Finmeccanica). Nel 2011, il balzo nel settore delle raccomandate elettroniche con la società tNotice da lui stesso fondata. Ma non sono state queste esperienze a issarlo sulla poltrona di 3-I.

ANASTASIO È UN fedelissimo meloniano anche sul piano ideologico. Ha partecipato alla campagna elettorale per la premier con la combriccola dei #patriotidigitali. È amico di Rachele Mussolini, nipote di Benito e consigliera comunale a Roma per FdI. Si era fatto voler bene dalla famiglia già nel 1997, quando con la sua società «Mussolini Internet» aveva creato un museo virtuale dedicato «alla rivalutazione culturale e artistica del ventennio» (ora inaccessibile). Amicizia ricambiata: nel 2022 Rachele è riuscita a convincere Roma Capitale a passare alle lettere digitali con accorati appelli tipo «Andate su Google e digitate tNotice» rivolti all’assemblea capitolina. Ottimi i rapporti anche con Mario Adinolfi, con cui aveva fondato nel 2010 The Daily Week, il giornale online degli italiani nati dopo il 1 gennaio 1970» (anche se Anastasio è nato nel 1969).

Il «raccomandato elettronico» è stato però impallinato anche dal fuoco amico. La mail girata a Repubblica – per quanto surreale – rivela un clima non proprio disteso. L’Inps, azionista per decreto di 3-I, è il primo indiziato per la spiata. I rapporti erano già tesi: il presidente Pasquale Tridico non ha gradito che, a gara appena aperta, Anastasio avesse dato per già aggiudicato a 3-I l’appalto da un miliardo per i servizi informatici dell’istituto pensionistico. Tridico sarebbe sostenuto anche dalla ministra del lavoro Marina Calderone a cui 3-I – creatura assai invadente ma prevista dal Pnrr draghiano – non è mai piaciuta, a partire dal suo presidente.

AI DUBBI DEI PIANI alti si sommano le numerose proteste dei lavoratori. 3-I dovrebbe assorbire una parte delle funzioni ora svolte dagli enti pubblici e i sindacati si oppongono a una privatizzazione di fatto. Tra i più agguerriti quelli dell’Istituto di statistica. La sigla autonoma Clasp ieri ha organizzato un flash mob per denunciare l’affaire 3-I ma anche il possibile rinnovo dell’incarico al presidente salviniano Gian Carlo Blangiardo, ormai fuori età. Dura anche la Flc-Cgil, che chiede al governo «un provvedimento ad hoc per escludere l’Istat dalla 3-I, perché la statistica ufficiale, che non ha nulla a che fare con la fornitura di servizi informatici per la pubblica amministrazione, deve restare indipendente».

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