Fitch conferma la tripla B. Ma l’outlook passa a «negativo». Spread verso i 300
Il verdetto di Fitch Il verdetto dell'agenzia di rating in una giornata convulsa
Il verdetto di Fitch Il verdetto dell'agenzia di rating in una giornata convulsa
L’agenzia di rating Fitch conferma il trating dell’Italia BBB ma rivede al ribasso l’outlook, da «stabile» a «negativo». Pericolo scampato per quanto riguarda il temuto downgrading. Ma evidentemente i mercati intuivano che le analisi uscite nei giorni scorsi sull’andamento dell’economia italiana avrebbero influito sull’outlook. A questo punto attendono il giudizio, entro il 7 settembre, di Moody’s.
Il debito pubblico dell’Italia rimarrà «molto elevato», lasciando il Paese «più esposto a potenziali shock», spiegano gli analisti di Fitch. Che tra le criticità indicano la «natura nuova e non collaudata del governo, le considerevoli differenze politiche fra i partner della coalizione e le contraddizioni fra gli elevati costi dell’attuazione degli impegni presi nel Contratto e l’obiettivo di ridurre il debito pubblico. Non è chiaro come queste tensioni politiche saranno risolte».
Si tratta di vedere come reagiranno ora i mercati, ma già la giornata di attesa è stata convulsa e lo spread ha toccato nuove vette da brivido: 293 punti base, in un clima di incertezza legato alle dispute commerciali e alla crisi dei paesi emergenti. Così nel finale il differenziale di rendimento tra il Btp decennale benchmark e il pari scadenza tedesco si è attestato a 293 punti base dai 285 registrati ieri in chiusura. Sale anche il rendimento del Btp decennale benchmark, al 3,26% dal 3,20 del closing della vigilia. Quello che preoccupa gli operatori è poi l’andamento del biennale che ha toccato quota 200. Un incremento che alzerà in misura rilevante gli interessi che l’Italia dovrà pagare. La tensione nella comunità finanziaria è alle stelle: l’andamento dello spread si appresta a toccare quota 300, con la possibilità che scatti una sorta di moltiplicatore che porterebbe i nostro Btp verso la carta straccia.
Ma vediamo qualche cifra da paura. L’aumento dello spread farà salire la spesa dei tassi d’interesse sui titoli di Stato italiani di 6 miliardi nel biennio 2018-2019. L’Osservatorio conti pubblici italiani aggiorna le stime rispetto al dato diffuso poco più di due mesi fa: «Da allora lo spread è aumentato ulteriormente», ricorda il direttore dell’Ocp, Carlo Cottarelli. I risultati evidenziano che al 30 agosto la stima è aumentata di 113 milioni nel 2018 e 1,4 miliardi nel 2019, per un totale di 1,5 miliardi. Dalle precedenti previsioni (al 14 giugno) emergeva un incremento della spesa di 785 milioni per il 2018 e 3,7 miliardi per il 2019, per un totale di 4,5 miliardi. Sommando 1,5 miliardi, relativi agli ultimi due mesi, a 4,5 miliardi delle vecchie stime si ottengono 6 miliardi di euro di maggiore spesa per interessi dovuta all’aumento dello spread.
Clima pesante anche a Piazza Affari che ha risentito sia dei risultati del Pil sia dei dati sull’occupazione. La Borsa di Milano (-1,1%) ha chiuso in rosso appesantita dalle incertezze politiche e dai rapporti tra Italia e Bruxelles. Piazza Affari, in attesa del giudizio di Fitch sul rating del debito italiano, archiviava la seduta in linea con gli altri listini europei che risentono dei timori per dazi e la situazione in Argentina. Il Ftse Mib è stato appesantito dalle banche, tlc e auto. In rosso Pirelli (-4,6%), Brembo (-2,4%), Fca (-1,9%) e Ferrari (-1%). Arretrano Carige (-3,2%), Banco Bpm (-3,1%), Mps (-2%), Mediobanca (-1,6%), Intesa e Unicredit (-1,3%). Male Tim (-3,3%) e Mediaset (-1,4%). In calo Atlantia (-1%), nel giorno del cda insieme a quello di Autostrade per l’Italia per l’aggiornamento sul piano per Genova e la lettera di risposta al Mit. In positivo Astm (+1%) e Autostrade Meridionali (+0,8%) mentre è piatta Sias (+0,08%).
«Non siamo nella situazione dell’autunno 2011, quando l’impennata dei rendimenti portò all’uscita da palazzo Chigi di Berlusconi, ma il governo cammina su un crinale sottile», dicono gli analisti. E ne è ben consapevole: il sottosegretario Giorgetti ha dichiarato a Libero, il 12 agosto, di aspettarsi «un attacco»: «I mercati sono popolati da affamati fondi speculativi che scelgono le loro prede e agiscono. Abbiamo visto cosa è accaduto a fine agosto nel ’92 e sette anni fa con Berlusconi».
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