Il centrodestra canta vittoria e lo fa a pieni polmoni. Si scomoda persino Silvio Berlusconi con un comunicato in stile De Bello Gallico: «Battaglia lunga e dura ma vinta! Possiamo dire che non ci saranno nuove tasse sulla casa e sui risparmi». Giorgia Meloni, che se può affibbiare mazzate agli alleati non se le risparmia esulta: «Ottima notizia». Salvini fa il discreto: «Stiamo lavorando bene. Probabilmente abbiamo trovato la soluzione per non aumentare le tasse».

IN REALTÀ l’intesa raggiunta ieri, dopo che 24 ore prima il governo era stato costretto a chiedere l’ennesimo slittamento dell’approdo in aula della delega fiscale per evitare la spaccatura della maggioranza, è il suo primo successo da tempo immemorabile. È stato lui a gestire ieri l’intera trattativa, prima in un incontro col governatore di Bankitalia Visco, poi in un lungo faccia a faccia con Draghi.

SULLA REALE portata delle modifiche apportate al testo tra gli analisti ieri sera campeggiava ancora qualche incertezza. In casi come questo le sfumature fanno la differenza ed esprimere giudizi senza il testo finale davanti è sempre azzardato. Ma la sensazione è che il centrodestra abbia buone ragioni per mostrarsi raggiante. Uno dei due bersagli, l’introduzione del regime duale, è stato raggiunto. Di fatto non ci sarà e di conseguenza non ci sarà più il rischio di aumento delle tasse su Bot e affitti: era uno dei punti sui quali soprattutto la Lega martellava sin dall’inizio. L’esito di un braccio di ferro durato mesi è meno chiaro per quanto riguarda il bersaglio grosso, la riforma del catasto. L’articolo 6 è stato riscritto in versione concordata con il centrodestra e già questo, dal punto di vista politico, è un punto a favore. Nel nuovo testo dovrebbero scomparire i riferimenti al valore patrimoniale e di mercato mentre dovrebbe essere ancora considerato il valore dell’area: considerato il peso della gentrificazione soprattutto nelle città e nelle metropoli non è un elemento secondario ma neppure esaustivo. Per la sinistra nella sostanza cambia poco dato che comunque, basandosi sulla rendita catastale, l’esito non sarà troppo diverso. Per la destra invece la modifica è determinante perché esclude la possibilità di aumentare le tasse sulla casa. Quanta ragione abbiano gli uni e quanta gli altri si capirà davvero solo quando l’accordo sarà stato messo nero su bianco e probabilmente bisognerà attendere i decreti attuativi per avere un quadro definitivo. Ma nel complesso che si tratti di una vittoria della destra è fuori discussione.

«SALVINI ha scoperto oggi che non c’è aumento delle tasse e racconta che lo ha ottenuto lui. Non è questo il modo di stare al governo», si industria di parare il colpo Letta. Esercizio necessario. È infatti vero che dall’incontro di stamattina anche Draghi è uscito soddisfatto ma in questo caso la sua linea del Piave non quella dell’ala sinistra della maggioranza. Per il premier era fondamentale passare le rapide di un passaggio particolarmente accidentato e per arrivare all’approvazione della delega fiscale nei tempi previsti, entro giugno. Nel merito, l’essenziale è per il governo realizzare una mappatura completa, che porti all’emersione degli edifici fantasma o di quelli accatastati falsamente. E’ un punto sul quale la destra era a favore anche se Salvini ha chiesto e ottenuto che la maggior parte del gettito prodotto dall’emersione degli immobili fantasma sia destinato ai comuni e adoperato per abbassare l’Imu. Per la sinistra, invece, era essenziale inserire nella riforma elementi di maggiore equità che escono invece ridimensionati dall’accordo fra Draghi e il centrodestra.

RASSERENATO il clima con il centrodestra, Draghi allenta un po’ anche la tensione, che resta comunque altissima, con i 5S. Ieri il consiglio dei ministri ha limato e rivisto il dl Aiuti, allargando le maglie della cessione del credito per il Superbonus e assegnando il bonus di 200 euro anche ai lavoratori autonomi al di sotto dei 35 mila euro di reddito annuo, incluse colf e reddito di cittadinanza. Sotto la stessa soglia è stato inserito un bonus di 60 euro, fino al 31 dicembre, per i trasporti pubblici locali.