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Fine vita, un «modello francese», entro l’estate

Fine vita, un «modello francese», entro l’estate

L'annuncio di Macron. Sul tavolo la proposta dell’Assemblea di cittadini estratti a sorte

Pubblicato più di un anno faEdizione del 4 aprile 2023

La Francia avrà una legge sul fine vita, il governo presenterà al Parlamento un progetto «entro la fine dell’estate» per un «modello francese», ha annunciato ieri Emmanuel Macron dopo aver ricevuto all’Eliseo i partecipanti alla Convezione cittadina istituita su questo tema nel settembre 2022 e che si sono riuniti per mesi, incontrando esperti di ogni tipo, «con serietà, senso della responsabilità e rigore intellettuale». 184 cittadini sono stati estratti a sorte, sulla base di una «rappresentatività» della popolazione, per trovare delle risposte condivise alla doppia interrogazione presentata dalla prima ministra, Elisabeth Borne: «Il quadro di accompagnamento del fine vita è adatto alle diverse situazioni incontrate o dovranno essere introdotti eventuali cambiamenti?».

In Francia dal 2016 è in vigore la legge Clayes-Leonetti che permette la “sedazione profonda” nei casi estremi, ma, a differenza di altri Paesi europei, il suicidio assistito o l’eutanasia non sono legali. La Convenzione cittadina, che ha presentato in una sessantina di pagine 146 proposte, al 97% ritiene che la situazione attuale debba essere migliorata. Una prima risposta è lo sviluppo delle cure palliative, ancora carenti, con un piano decennale. Il 76% della Convenzione si è detto a favore di un’apertura, sotto certe condizioni, alla legalizzazione dell’aiuto al suicidio e dell’eutanasia (l’atto è realizzato dal medico o dall’infermiere, se il paziente non è più in condizione di agire). Il 18,4% si oppone invece a ogni forma di aiuto a morire. La legalizzazione eventuale del suicidio assistito e dell’eutanasia non riguarderà però i minorenni, è la sola condizione che ha posto ieri Macron, che non ha mai comunicato la sua posizione personale. La Convenzione insiste sulla necessità di rispettare le richieste dei pazienti, prevedendo direttive anticipate. Un sondaggio rivela che il 70% dei francesi è a favore della proposta della Convenzione per l’introduzione di un aiuto attivo a morire, anche se solo il 36% afferma di avere l’intenzione di ricorrere all’eutanasia se colpiti da una malattia incurabile e dolorosa.

L’argomento è estremamente delicato. Le proposte della Convenzione non saranno riprese come tali dalla prossima legge, che verrà costruita in Parlamento. L’Ordine dei medici, per esempio, si è pronunciato contro l’eutanasia, c’è la richiesta di una clausola di coscienza. Anche il ministro della sanità, François Braun, che è medico, non nasconde le sue riserve. All’Assemblée nationale una proposta di legge per «il diritto a una fine vita libera e scelta» era stato bloccato nel 2021 da una valanga di emendamenti contrari.

Per il governo e l’Eliseo, impantanati nel braccio di ferro contro sindacati e opinione pubblica sulla riforma delle pensioni, lo svolgimento dei lavori della Convenzione cittadina rappresentano una boccata d’aria, l’esempio di un modello di democrazia che si rinnova. C’è un precedente, la Convenzione cittadina sul clima attiva nel 2019-2020, che aveva deluso perché le sue conclusioni non si sono poi tradotte in leggi, malgrado l’impegno di Macron di adottarle «senza filtro». Ma questa volta i commenti al momento sono tutti positivi: in un Paese dove il dialogo sembra impossibile, dove al Parlamento ci sono stati scontri anche violenti e l’impossibilità di arrivare a un voto sulla riforma delle pensioni, la Convenzione cittadina offre un modello di discussione rispettoso e attento. I 184 cittadini tirati a sorte hanno incontrato una settantina di esperti e aperto dibattiti, si sono messi a confronto, e adesso intendono fondare un’associazione per valorizzare queste convenzioni come vitalità democratica. Macron ha affermato ieri che ci saranno prossimamente altre convenzioni «relative alla vita della nazione».

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