Colpo di mano della maggioranza e del governo sui diritti del Fine vita. Ieri, pochi minuti dopo il boicottaggio messo in atto con l’«improvvisa indisposizione dell’esecutivo» a partecipare alla riunione congiunta delle commissioni Giustizia e Sanità del Senato fissata per incardinare i quattro ddl depositati dalle opposizioni in linea con le sollecitazioni della Corte costituzionale, Forza Italia ha presentato un altro disegno di legge che rimette in discussione addirittura i punti fermi già acquisiti fin dal 2017 in materia di Disposizioni anticipate di trattamento. «Un modo per far fare un balzo indietro di dieci anni ai diritti sul fine vita», sottolinea il capogruppo Pd della 2° commissione, il senatore Alfredo Bazoli, primo firmatario di uno dei testi che si prefiggono di riempire il vuoto legislativo derivante dalla sentenza della Consulta 242 del 2019 sul caso Cappato/Dj Fabo.

NELLE COMMISSIONI RIUNITE era atteso un membro del governo per una breve riunione di avvio iter: andavano incardinati i ddl 570 presentato da De Cristofaro (Avs), il 104 di Bazoli ma condiviso anche dalla senatrice Ilaria Cucchi, vicepresidente della commissione Giustizia, il ddl 65 del dem Parrini e il 124 di Pirro, M5S. E andavano nominati i relatori di maggioranza, Pierantonio Zanettin di FI e Ignazio Zullo di Fd’I. Ma nessuno, proprio nessuno dell’esecutivo si è reso disponibile, e così a pochissimi minuti dall’inizio della seduta la riunione è stata sconvocata. Il dubbio che fosse un «atteggiamento ostruzionistico» della maggioranza è stato subito dissolto. Lasciando il posto ad una certezza. Perché neanche mezz’ora dopo è spuntato a Palazzo Madama un ddl d’iniziativa dei senatori azzurri Zanettin, Paroli e del capogruppo Gasparri che con due articoli modifica l’articolo 580 del codice penale e la legge 219 del 2017 sulle Dat, inglobando una proposta depositata nella scorsa legislatura da Paola Binetti. Un testo tirato fuori dal cilindro della maggioranza per incardinarlo in commissione insieme agli altri quattro delle opposizioni.

MA IL DDL DI FORZA ITALIA fa carta straccia perfino della sentenza della Consulta che è diventata già norma vigente e applicata in più occasioni. Il testo prevede infatti solo una riduzione di pena (da sei mesi a due anni, invece che da 5 a 12 anni) per chi, mosso da «grave turbamento determinato dalla sofferenza altrui», aiuta al suicidio un proprio convivente «stabile» affetto da patologia irreversibile e tenuto in vita da «strumenti di sostegno vitale». In tutti gli altri casi non c’è riduzione di pena. Inoltre, viene modificata la legge sul testamento biologico disponendo che l’idratazione e l’alimentazione artificiali non siano più considerati trattamenti sanitari, e dunque in nessun caso vi si possa rinunciare. E si introduce l’obiezione di coscienza per medici, personale sanitario e per le strutture private.

COME IN UNO SCADENTE REMAKE, insomma, secondo la maggioranza il dibattito pubblico dovrebbe ritornare agli albori, a prima di Eluana Englaro. Vicenda, del 9 febbraio 2009, a cui il ddl fa esplicito riferimento nella relazione iniziale. D’altronde, che per la maggioranza le sentenze della Corte costituzionale e le sue raccomandazioni – per ultimo quelle del presidente Barbera – valgano poco, lo scrivono chiaramente i senatori azzurri: «Con tutto il rispetto per la Consulta – si legge nella prefazione del ddl – va sollevato qualche dubbio che assegnare al Parlamento i compiti da svolgere, e persino il tempo entro cui svolgerli, realizzi quella “leale e dialettica collaborazione istituzionale” cui pure la Corte afferma di ispirarsi».

PER IL PD SI TRATTA DI «UN FATTO gravissimo, nel metodo e nel merito»: «Uno schiaffo alle famiglie che attendono una vera legge e alle prerogative delle opposizioni e del Parlamento». E pensare che proprio ieri l’associazione Coscioni e il movimento civico Eumans (fondato da Cappato), insieme a altre 26 Ong di tutta Europa, hanno lanciato una petizione al parlamento europeo «per inserire la morte assistita volontaria tra i diritti fondamentali dell’Ue». Stanno raccogliendo le firme e chiedono «il sostegno di chi si candida alle europee». Ma per loro sarebbe da bocciare pure la proposta del dem Bazoli, perché ritenuta troppo «restrittiva».