Fine corsa per la pista da bob a Cortina
L'annuncio di Malagò Esultano gli ambientalisti. I costi erano saliti fino a 128 milioni. Innsbruck e Sankt Moritz le possibili alternative
L'annuncio di Malagò Esultano gli ambientalisti. I costi erano saliti fino a 128 milioni. Innsbruck e Sankt Moritz le possibili alternative
È giunta a conclusione la tormentata vicenda della nuova pista da bob a Cortina. Il vecchio impianto intitolato a Eugenio Monti, costruito nel 1923 e abbandonato definitivamente nel 2008, non sarà ricostruito per le Olimpiadi invernali del 2026, che si svolgeranno tra Lombardia, Veneto e Trentino. La decisione arriva dal governo, non più intenzionato a sostenere il progetto, ed è stata subito condivisa dal Comitato Olimpico.
Lo ha dovuto annunciare suo malgrado il presidente del Coni, Giovanni Malagò, fra i più entusiasti sostenitori della nuova pista. Una ristrutturazione che si annunciava enorme, in quanto quasi nulla del vecchio impianto avrebbe potuto essere salvato, che si sarebbe mangiata 25 mila metri quadri di larici secolari e bevuta, una volta in funzione, 3 mila metri cubi di riserve idriche comunali. Un progetto inutilmente e dannosamente ambizioso che si è attorcigliato su se stesso, intralciato dalle sue stesse contraddizioni che hanno eroso il già poco tempo a disposizione rendendo infine la realizzazione impossibile per la tempistica olimpionica, oltre che in conflitto col buon senso che invece ha accompagnato fin dall’inizio le argomentazioni di quel vasto e variegato fronte dal basso, capeggiato dagli ampezzani stessi, che si è opposto strenuamente a quella che sarebbe stata una ulteriore devastazione del proprio territorio.
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Sulla pista dove scivola CortinaUn nulla di fatto dentro cui precipita l’ostinazione di chi fino all’ultimo, dal presidente della Regione Zaia al sindaco di Cortina, ha continuato a dichiarare che la nuova pista si sarebbe fatta punto e basta. Anche se i costi previsti lievitavano da 80 a 128 milioni di euro pubblici, le imprese lasciavano deserti i bandi, la pista costruita per le olimpiadi di Torino, costata 110 milioni di euro e anche questa abbandonata dal 2011, urlava vendetta. Il Comitato Olimpico ha dichiarato che la pista non era necessaria e l’Austria si è fatta avanti mettendo a disposizione il vicino impianto di Innsbruk: una soluzione economica e ambientalmente sostenibile (ma tra le ipotesi c’è anche Sankt Moritz) a cui la Fondazione Milano-Cortina ha sempre opposto uno sdegnoso no; opzione che ora invece rientra fra le possibili strade da seguire per le gare di bob, slittino e skeleton.
I comitati e gli ambientalisti esultano per lo scampato pericolo. Con ogni probabilità, per la prima volta in oltre un secolo le olimpiadi invernali si disputeranno in due paesi diversi.
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