Due inchieste giudiziarie sono state aperte, il 20 e 21 ottobre, sulle «condizioni di intervento degli uffici di consulenza nelle campagne elettorali del 2017 e del 2022» del presidente Emmanuel Macron.

Una rivelazione del quotidiano Le Parisien è stata confermata ieri dalla Procura nazionale finanziaria (Pnf), che ha precisato che le indagini riguardano la «tenuta non conforme» dei conti di campagna, sottoposti a un tetto di spesa, e una «minorazione di elementi contabili», oltreché reati di «favoritismo» verso le società di consulenza, come la McKinsey, peraltro già sotto indagine dal 31 marzo per non aver pagato le tasse in Francia dal 2011 al 2020, malgrado contratti milionari con lo stato. L’Eliseo ha reagito prendendo atto della denuncia e dichiarando fiducia nella giustizia.

All’origine dell’inchiesta del Pnf c’è l’indagine sulla statunitense McKinsey, aperta in seguito a un rapporto del Senato che la metteva sotto accusa e alle denunce di associazioni che ne hanno fatto seguito. Il Senato è dominato dalla destra dei Républicains.

L’ex presidente Sarkozy è indagato da tempo per sospetti di finanziamenti illegali delle campagne elettorali da parte del dittatore libico Gheddafi. Anche Jacques Chirac aveva avuto problemi con la giustizia a causa del finanziamento del partito. A marzo, dopo la messa in causa di McKinsey, Macron aveva risposto: «Se ci sono prove di manipolazioni, andiamo di fronte alla giustizia penale».