«No ai Cpr, carceri per migranti, né a Ferrara né altrove» con questo striscione è iniziato il corteo che ha attraversato ieri le strade di Ferrara fino alla piazza centrale. Circa 2mila persone, tantissimi migranti ma anche residenti e gente da varie città della regione.

UNA MANIFESTAZIONE organizzata dalla rete No Cpr Emilia-Romagna. Il corteo è sfilato pacifico per le strade, Carola Peverati di Cittadini del Mondo (tra le associazioni organizzatrici) racconta: «A ottobre siamo venuti a sapere di questo progetto di Cpr per il quale si stava avviando uno studio di fattibilità, in linea con le intenzioni del governo Meloni che vuole rilanciare il sistema dei Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri), almeno uno in ogni regione. Sono luoghi in cui vengono rinchiusi cittadini stranieri senza permesso di soggiorno, reato amministrativo non penale, privati dei diritti essenziali, senza una vera tutela legale e senza cure mediche adeguate. “Non luoghi” in cui si verificano, come ci raccontano le cronache, maltrattamenti, abusi, somministrazione forzata di psicofarmaci, violenze che spesso portano ad atti di autolesionismo fino al suicidio». Attualmente i Cpr in Italia sono 10, tre sotto indagine.

IL SINDACO FABBRI (Lega) a novembre disse «il Cpr porterà più polizia e sicurezza». Anche il senatore Balboni (FdI) disse che chi si opponeva era contro la sicurezza dei cittadini. «Abbiamo portato avanti proteste e presidi – spiega Peverati -, quando Lega e Fratelli d’Italia si sono resi conto che la maggior parte dei cittadini non vuole il Cpr, hanno fatto un clamoroso dietrofront, prima dicendo che il centro si farà nel basso ferrarese e poi, visto che i comuni sono insorti, che si farà fuori provincia. E così abbiamo chiamato a raccolta tutte le altre città per dire no ai Cpr né qui né altrove».

LA CAMPAGNA ELETTORALE è già iniziata a Ferrara e sono comparsi da alcune settimane manifesti di Fratelli d’Italia, che strappano un sorriso per l’ardua giravolta: «Grazie a FdI nessun Cpr a Ferrara». Una conversione? «Ovviamente non lo crediamo – scuote la testa Francesca Battista della Cgil, anche loro tra gli organizzatori – ad oggi lo studio di fattibilità è stato interrotto ma tutti temiamo che riprenda subito dopo le elezioni di giugno. Ad ogni modo, che si faccia qui o altrove cambia poco. I Cpr non debbono esistere, lì i migranti entrano uomini ed escono zombie, come diceva un volontario. Dobbiamo anche cambiare la legge Bossi Fini che da oltre 20 anni considera i migranti come criminali e impedisce loro di lavorare ed esistere. I migranti hanno diritto ad accoglienza e lavoro degno, quando invece il sistema produttivo si basa sul loro sfruttamento, come dimostrano i tragici recenti avvenimenti di morti sul lavoro».

PRESENTE anche Damiano Borin, insieme agli altri destinatari dei divieti di dimora nel comune di Bologna disposti martedì scorso, per la resistenza allo sgombero di un’occupazione abitativa. Marcel dell’associazione Guinea Bologna ricorda invece Sylla Ousmane, rinchiuso nel Cpr di Ponte Galeria, suicidatosi all’inizio di febbraio: «Ousmane era mio concittadino, morto in una condizione inumana. Noi migranti siamo costretti a lasciare le nostre terre, viviamo nella nostalgia, abbiamo subito infinite persecuzioni». Per poi conclude con una citazione che va oltre ogni religione: «Ci sono tre categorie di persone gradite più di ogni altra agli occhi di Dio: l’orfano, la vedova, e lo straniero».