Con un comunicato ufficiale l’ong Sos humanity ha smentito le motivazioni del fermo amministrativo di venti giorni al quale è stata sottoposta la nave di soccorso Humanity 1. Lo scorso 2 dicembre, infatti, la nave battente bandiera tedesca è stata bloccata a Crotone dopo aver sbarcato 200 persone soccorse al largo delle coste libiche.

L’Italia ha sancito il fermo e una multa di 3.333 euro per l’Humanity 1, basandosi su un rapporto della cosiddetta guardia costiera libica secondo la quale la nave avrebbe intralciato le proprie operazioni di soccorso. Nel verbale rilasciato dalle autorità italiane si legge che mentre la guardia costiera libica a bordo del pattugliatore Zawiya (donato dall’Italia) stava effettuando il soccorso di un gommone pieno di migranti in area Sar libica, la nave della ong tedesca si sarebbe avvicinata alla zona di svolgimento delle operazioni ignorando le numerose comunicazioni da parte del centro di coordinamento dei soccorsi libici e della cosiddetta guardia costiera libica che ordinavano al capitano di tenersi a distanza.

Secondo le autorità libiche l’avvicinamento della nave umanitaria avrebbe causato la caduta in mare di 43 persone che per evitare di essere riportate in Libia, paese da cui stavano scappando e di cui sono comprovate le violazioni dei diritti umani si sarebbero gettate in mare rischiando la vita.

Per l’Italia, quindi, il capitano di Humanity 1 avrebbe ignorato le istruzioni dei libici che gli chiedevano di lasciare l’area. Inoltre l’Humanity 1 è ritenuta responsabile del fatto che le persone abbiano cercato di fuggire dalla cosiddetta Guardia Costiera libica e si siano gettate in acqua.

Ben diversa la ricostruzione dei fatti secondo l’Ong che nel proprio comunicato, pubblicato lunedì 4 dicembre, smentisce le accuse con diverse testimonianze. Grazie ad un video girato il 30 novembre dall’aereo da ricognizione civile Seabird dell’ong Seawatch si può riconoscere il gommone in pericolo in mare, le persone migranti che si gettano in acqua per sfuggire alla sedicente guardia costiera libica e il successivo ritiro di quest’ultima.

L’Humanity 1 non era ancora sul posto quando le persone hanno cominciato a gettarsi in mare e a testimoniarlo non è solo il video di Seabird ma anche la registrazione audio del fotografo di Sea watch disponibile all’interno del comunicato dell’Ong.

“Siamo stati informati via radio 20 minuti prima del nostro arrivo che c’erano più di 40 persone in acqua – riferisce il capitano di Humanity 1  – Il messaggio proveniva dall’aereo di ricognizione civile Seabird 1, che stava osservando il respingimento dall’alto. A questo punto, l’Humanity 1 si trovava ancora a circa cinque chilometri di distanza dal luogo dell’incidente, come confermato anche dai dati di posizione”.

Inoltre il capitano ha dichiarato di non aver ricevuto alcuna istruzione dalla motovedetta libica. Al contrario, ha cercato di contattare sia il centro di coordinamento dei soccorsi libico via e-mail e telefono, sia la motovedetta libica via radio, senza ricevere alcuna risposta. Questo è evidente anche dallo scambio e-mail e radio, ampiamente documentato e presente nel materiale fornito dall’Ong insieme al comunicato ufficiale.

Sos humanity farà ricorso al fermo amministrativo e alla multa contro Humanity 1. La stessa ong insieme a Medici senza Frontiere, Oxfam Italia, Asgi ed Emergency, lo scorso luglio aveva presentato una denuncia alla Commissione europea contro la legge italiana 15/2023 e la pratica del nostro governo di ostacolare le attività di ricerca e soccorso in mare.