Alla Mare Jonio è stato notificato ieri mattina un fermo amministrativo di 20 giorni ai sensi del decreto Piantedosi di gennaio scorso. Il provvedimento è firmato da capitaneria di porto, questura e guardia di finanza di Trapani. È nel porto siciliano che la nave di Mediterranea aveva sbarcato 69 persone tratte in salvo nel tardo pomeriggio di lunedì, durante un complicato intervento nelle acque internazionali dell’area di ricerca e soccorso su cui è responsabile Tripoli. Alla Ong sono contestati due fatti: non aver contattato il centro di coordinamento del soccorso marittimo libico e non aver chiesto alle autorità di quel paese l’assegnazione del porto.

Nella mail inviata dal ponte di comando alla guardia costiera italiana al termine del salvataggio si legge che il «gommone alla deriva sovraffollato» era stato avvistato prima sul radar e poi con il binocolo. Si notavano: «motore in avaria, tubolari già parzialmente sgonfi e danneggiati, persone in panico, presenza di donne e bambini». Il mezzo imbarcava acqua e una persona era in mare. «Risultava perciò impossibile contattare nel frangente le autorità libiche e si procedeva invece tempestivamente al soccorso», prosegue la mail. Mediterranea aveva subito comunicato che non avrebbe richiesto il porto a un paese che l’Onu non ritiene sicuro e sulla cui «guardia costiera» sono in corso indagini della Corte penale internazionale. Solo la settimana scorsa la Cassazione ha confermato la condanna a un anno di reclusione per il capitano della nave Asso28 dell’Augusta Offshore che il 30 luglio 2018 ha riportato a Tripoli 101 migranti. I reati di cui è stato ritenuto colpevole sono «abbandono di minori e sbarco arbitrario di persone».

A bordo della Mare Jonio c’erano 57 sudanesi, tre sud sudanesi, sei ciadiani, un eritreo e due libici. Tra loro 13 minori e un’intera famiglia con due bambini di sette e cinque anni e uno di pochissimi mesi. «Che cosa avremmo dovuto fare secondo il governo italiano che ci colpisce con fermo e multa? Rimettere queste persone nelle mani dei loro aguzzini e torturatori? Commettere un crimine contro l’umanità in violazione del diritto internazionale?», ha dichiarato Sheila Melosu. La capomissione di Mediterranea, facendo riferimento proprio al caso della Asso28, ha poi aggiunto che «per aver obbedito all’ordine di riportare in Libia persone soccorse in mare, comandanti di navi italiane sono stati condannati dalla giustizia».

La Mare Jonio, unica nave umanitaria battente bandiera italiana, era riuscita a tornare in mare sabato scorso dopo un lungo periodo in porto e nonostante i numerosi ostacoli burocratici frapposti dalle autorità. Già il giorno seguente aveva tratto in salvo 47 persone partite da Sfax. In quell’occasione il Viminale aveva indicato Lampedusa come luogo di sbarco. Circostanza singolare dal momento che le altre navi sono puntualmente spedite a centinaia di chilometri di distanza. Così lunedì l’equipaggio aveva potuto mollare nuovamente gli ormeggi per dirigersi verso la zona di ricerca e soccorso. Adesso la nave dovrà rimanere ferma per tre settimane. Mediterranea ha già fatto sapere che impugnerà il provvedimento.

Ieri intanto il tribunale di Agrigento ha respinto il ricorso contro il fermo amministrativo che la Louise Michel aveva subito a marzo 2023.