Farmaci e aiuti umanitari, si può fare di più
Dopo le proteste di attivisti e scienziati la casa farmaceutica statunitense Gilead ha accettato di permettere la produzione di farmaci generici del lenacapavir, l’antivirale che nei primi test sul campo si è mostrato efficace fino al 100% nella prevenzione contro l’Hiv. Si tratta di un’iniezione da ripetere ogni sei mesi, attualmente utilizzata come terapia anti-Aids e questo fa sperare in una facile somministrazione in aree poco dotate di strutture sanitarie.
All’inizio di ottobre, l’azienda si è accordata con sei aziende farmaceutiche basate in India, Pakistan e Egitto che potranno produrre e vendere il farmaco in 120 Paesi poveri o a reddito medio-basso senza pagare royalties alla Gilead. Il farmaco costa circa 42 mila dollari l’anno. Ma i calcoli dei farmacologi indipendenti stimano che il costo di produzione sia mille volte inferiore. Grazie all’accordo, dunque, il farmaco dovrebbe arrivare nei Paesi che oggi ospitano circa il 70% della popolazione sieropositiva mondiale, molti dei quali si trovano nell’Africa Sub-sahariana o nell’Asia. Con un simile tasso di prevenzione, il farmaco potrebbe davvero azzerare o quasi il numero di persone sieropositive e porre fine alla pandemia. Chi da anni lotta per l’accesso ai farmaci anti-Aids però non festeggia come vorrebbe, spiega un commento sul British Medical Journal (Bmj) firmato da Gavin Yamey e Shingai Machingaidze. Yamey e Machingaidze fanno notare che nell’accordo non sono state coinvolte società farmaceutiche africane. Nemmeno Sudafrica e Uganda, che hanno fornito i volontari per mettere alla prova il farmaco e in cui è presente un’industria farmaceutica, potranno dunque produrselo in casa.
L’altro aspetto criticato è la clausola del contratto che impedisce alle sei aziende di vendere il farmaco a Paesi a medio reddito non inclusi nella lista dei 120. Non potranno dunque acquistare il generico del lenacapavir Messico, Brasile, Argentina e Perù in cui la Gilead ha condotto un altro test di efficacia approfittando dell’elevatissimo tasso di persone sieropositive, che rende i test più veloci ed economici per l’azienda. Salvo ulteriori accordi, gran parte dell’America Latina usata come cavia dovrà acquistare il farmaco al prezzo fissato dall’azienda statunitense. Lo chiamano «dilemma del reddito medio»: Paesi come questi sono classificati a medio reddito dalle agenzie internazionali sulla base del loro Pil e dunque non sono destinatari delle campagne umanitarie. Allo stesso tempo, in queste società caratterizzate da grandissime disuguaglianze vive il 70% della popolazione mondiale sotto la soglia della povertà. «Risolvere il dilemma del reddito medio è uno degli ostacoli maggiori sulla strada dell’Onu verso l’eradicazione dell’Aids entro il 2030», scrivono sul Bmj Yamey e Machingaidze.
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