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Fare la propria parte nella sfida del decennio

Fare la propria parte nella sfida del decennioStudenti protestano contro il Climate Change a Miami – Ap

Equologica Equologica è un punto di partenza, a cui deve seguire un grande impegno per dare potere a chi – sinistra, ecologisti, civici, sindacalisti, movimenti – nei territori non si è mai perso, e per far vivere alcune campagne, per esempio quelle per la conversione ecologica, per la patrimoniale, per il ritorno alla scuola della Costituzione.

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 12 dicembre 2020

Non abbiamo più tempo. Lo hanno gridato le piazze dei Friday For Future ma era già noto. La pandemia, l’inaspettato che stravolge ogni dinamica consolidata, ha accelerato la corsa delle diseguaglianze e quindi ci interpella. Equologica nasce da questa consapevolezza: esserci ora, esserci quando serve.

Pochi mesi, per fare la propria parte nella sfida del decennio: investire i 209 miliardi del Next Generation Eu sulle ‘cure di sistema’ ai mali dell’Italia, con più determinazione e innovazione di quanto non si legga purtroppo nei documenti del governo.

Pochi anni invece per una ambizione più grande: riconquistare un popolo e un pensiero lungo, capace di parlare al Paese e non solo all’interno di una comfort zone. Partiamo da una situazione deteriorata. L’anomalia italiana pesa come una palla al piede: l’unico Paese senza forze di sinistra ed ecologiste significative, il solo Paese continentale in cui la fantasia di un partito all’americana ha generato un corpo grande ma immobile, e in cui un movimento anti-sistema sopravvive dentro il sistema, trasformandosi nella lunga crisi di un partito centrista.

Ammalati di tattica, sinistra ed ecologisti, abbiamo prodotto, nessuno escluso, un grande ‘mare di tristezza’, per dirla con un libro per bambini. Frantumazione, fughe solitarie verso posti al sole, esodo verso il privato, una situazione che merita solo una parola: fine. Lasciamola al decennio passato. Ma, come nel libro, basta accorgersi di essere ‘sottosopra’ e girare le pagine per vedere che la crisi è prima di tutto una condizione del nostro sguardo.

Quello sguardo che va ribaltato: a decidere oggi del futuro della nostra democrazia non sarà solo l’estensione della crisi economica, ma piuttosto la profondità e l’estensione con cui il virus cambierà le aspettative delle persone.

Il bisogno di proteggersi e l’inclinazione a proteggere gli altri e le altre sono i punti cardinali di una nuova antropologia politica.

 

 

Equologica è questo: una rete aperta alla confluenza di persone e soggetti che agiscono insieme, per costruire una dimensione dell’intervento pubblico capace di proteggere e proteggersi.

Proteggere dall’assenza di diritti e tutele, dalla diseguaglianza nella redistribuzione della ricchezza.

Proteggere oggi, e domani le future generazioni, dagli effetti gravissimi dei cambiamenti climatici e del consumo irrazionale delle risorse naturali.

Proteggersi dalla voracità di un mercato che invade la vita personale e democratica, riducendo la politica a variabile dipendente dei poteri economici globali. Proteggere per liberare nuove energie, storie di vita – dai riders alle donne del me too, dagli equipaggi delle Ong nel Mediterraneo, fino ai lavoratori poveri del precariato cognitivo, passando per gli innovatori tecnologici della frontiera green – come razzi di segnalazione accesi nella nebbia che avvolge oggi il nuovo fronte progressista.

È un partito? È un simbolo alle amministrative? No, non ora. Ma sarà una casa di vetro con la porta aperta sulla strada e poche parole sullo zerbino: ‘Questa casa è anche tua’.

Per fare che? Per educarci al gusto e alla fatica dell’agire collettivo tra diversi. Per tornare a ragionare insieme. Magari a vincere qualche battaglia.

Equologica è un punto di partenza, a cui deve seguire un grande impegno per dare potere a chi – sinistra, ecologisti, civici, sindacalisti, movimenti – nei territori non si è mai perso, e per far vivere alcune campagne, per esempio quelle per la conversione ecologica, per la patrimoniale, per il ritorno alla scuola della Costituzione.

Abbiamo poche certezze, ma una c’è: soli, divisi, distanti dal sentimento degli uomini e delle donne libere di questo Paese, siamo senza futuro.

Il futuro è di chi lo ama. E chi lo ama da sabato può camminare insieme verso il futuro.

Segui la diretta dell’iniziativa sul sito di Equologica o sul sito del manifesto

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