Faenza rivive l’incubo, la rabbia dei cittadini: «Ci hanno preso in giro»
Il sindaco: «Ordinanze governative macchinose e burocratiche». La scuola di musica Artistation appena inaugurata e ristrutturata, è inavvicinabile
Il sindaco: «Ordinanze governative macchinose e burocratiche». La scuola di musica Artistation appena inaugurata e ristrutturata, è inavvicinabile
Per la terza volta in sedici mesi Faenza è con l’acqua alla gola. Ieri pomeriggio ha finalmente smesso di piovere, ma tanti sono ancora trincerati in casa, senza elettricità, aspettando di essere salvati dai gommoni dei vigili del fuoco. Si erge dall’acqua lo striscione “Alluvionati arrabbiati”. Rabbia, stanchezza e sbigottimento sono i sentimenti predominanti, mentre si continua a guardare l’acqua melmosa aspirata dai tubi e gettata nel fiume.
Il più colpito è come sempre il quartiere Borgo, in via Cimatti. Il muro costruito in fretta e furia mercoledì pomeriggio per provare a fermare l’acqua del Marzeno è stato spazzato via in poco tempo dalla furia del torrente. La scuola di musica Artistation è inavvicinabile, se non a nuoto. Era stata appena inaugurata e ristrutturata, anche grazie all’aiuto di donazioni. «Non ho più parole – mormora Mattia, il giovane direttore – dovevamo iniziare le lezioni a breve. Per fortuna ho salvato alcuni strumenti».
Poco lontano c’è il quartiere (ormai fantasma) di San Martino, è stato il primo a essere raggiunto dall’esondazione del Marzeno, torrente che ormai si sa, non perdona. Torrente che è venuto giù come una bomba da Modigliana (negli Appennini), allagando anche il paese di montagna e travolgendo ogni cosa al suo passaggio. Torrente che non ha, nel suo percorso, nessuna zona di sfogo, area di laminazione o casse di espansione, nessun argine da rompere per esondazioni controllate. Anzi, in quella che doveva essere una cassa di espansione, nel 2008 fu costruito il quartiere di San Martino con decine di villette a piano terra e seminterrato, senza via di scampo.
Solo una lottizzazione (la Ghilana) è stata bloccata nel febbraio scorso, per le dure proteste degli ambientalisti, mentre in altre aree verdi svettano ancora cartelli di lottizzazioni. Il Piano speciale per la ricostruzione, che doveva bloccare ogni nuova lottizzazione in zona alluvionata, è ancora solo in progetto.
«Abbiamo passato una notte drammatica, è passata l’enorme piena del Lamone – racconta Massimo Isola, il sindaco di Faenza – senza esondare come lo scorso anno, ma sfondando più a valle, verso Bagnacavallo. Ma non siamo riusciti a fermare l’esondazione sulla destra del Marzeno, che ha allagato parte del quartiere Borgo. Qui, purtroppo, ha pesato la lentezza e la macchinosità della burocrazia delle ordinanze governative, come per gli indennizzi ai cittadini, troppo restrittivi. Attendevamo da mesi l’ordinanza 13 bis, che serviva per finanziare la messa in sicurezza di zone come Via Cimatti e delle frane in Appennino, ma non è mai arrivata. Credo che abbiamo pagato la distanza incomprensibile, anche geografica, del Commissario con noi comuni alluvionati».
Le case di Via Casale si sono allagate per l’acqua del Senio, passata dalle fratturazioni dell’argine destro, originatesi nell’alluvione del maggio 2023, e non ancora sanate. La rabbia è tanta: «Nessuno ci ha ascoltato, avevamo appena finito di mettere a posto casa. Ora si ricomincia daccapo» spiega Paola.
L’acqua non è arrivata solo dai fiumi, ma esplosa dai tombini, che non potevano più assorbire nemmeno una goccia. «Via Ponte Romano si è allagata perché non è stato messo in sicurezza il sistema fognario, da parte del Comune e di Hera. Da noi il fiume è entrato dalle fogne» denuncia una signora.
Valentina, ex alluvionata, scuote la testa: «Ho 4 figli e non siamo tornati ad abitare in quella zona alluvionata. Siamo stretti in un bilocale in affitto ma meglio così che rivivere il trauma. Non abbiamo ristrutturato casa, tanto gli indennizzi erano una presa in giro. Ma c’è gente che ha acceso un secondo mutuo per ristrutturare e ora ha perso di nuovo tutto. E ora che farà il governo, darà miseri indennizzi per la terza volta? Non ne possiamo più. Basta con questa retorica di “tenere botta e ripartire”, anche gli amministratori locali ci hanno preso in giro, rassicurandoci che era un evento centenario. Ormai è chiaro che saranno eventi sempre più frequenti, e vivere sotto al fiume non è più possibile».
Nel frattempo le scuole sono ancora chiuse, allestiti i palazzetti per l’accoglienza degli sfollati, e si attiva la macchina degli aiuti. I prossimi giorni si spalerà fango, come un anno e mezzo fa. Ma ora non ci sarà l’estate ad asciugare i muri.
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