Faccia a faccia e muro contro muro tra Marocco e Fronte Polisario
Questione Saharawi La prima tornata di colloqui diretti della Conferenza di Ginevra non va oltre le buone intenzioni di facciata. L'autodeterminazione per Rabat resta un tabù
Questione Saharawi La prima tornata di colloqui diretti della Conferenza di Ginevra non va oltre le buone intenzioni di facciata. L'autodeterminazione per Rabat resta un tabù
«La conferenza ha posto le basi per un’eventuale soluzione pacifica nel Sahara occidentale in un’atmosfera di franchezza e reciproco rispetto». Questo il comunicato stampa dell’emissario Onu, Horst Kohler, alla conclusione della «Conferenza di Ginevra» tra Marocco e Fronte Polisario, presenti Algeria e Mauritania come paesi osservatori.
In realtà, a parte le dichiarazioni di facciata, la prima tornata di colloqui ha portato a un nulla di fatto se non la ripresa dei colloqui diretti, dopo 6 anni di stallo, con un successivo incontro previsto per marzo 2019. Risultato, quello dell’avvio dei colloqui, neanche così scontato visto che la delegazione marocchina, composta dal ministro degli esteri, Nasser Bourita, e da rappresentanti saharawi pro-Rabat, mirava da subito a mettere in discussione la legittimità di rappresentanza da parte del Fronte Polisario.
Soddisfazione marocchina confermata al termine del vertice dalle dichiarazioni di Bourita sul quotidiano Yabiladi: «La presenza di politici saharawi, eletti dalle istituzioni marocchine rimette in discussione la rappresentanza stessa del Polisario». «La conferenza ci ha soddisfatto anche perché nella dichiarazione finale di Kohler – ha concluso il ministro marocchino- non si menziona il diritto all’autodeterminazione del Sahara occidentale».
Visione e richieste diametralmente opposte da parte del Fronte Polisario. «Ciò che viene chiesto al Marocco è di superare lo stallo – ha dichiarato il capo delegazione del Polisario, Khatri Eddouh – per arrivare in tempi rapidi all’organizzazione di un referendum di autodeterminazione come indicato dalle risoluzioni Onu».
Durante la Conferenza il Fronte Polisario ha ribadito le principali criticità nell’area riguardo a «rispetto dei diritti umani, rilascio dei prigionieri politici saharawi e apertura dei territori occupati a giornalisti e osservatori internazionali per monitorare la situazione nel Sahara occidentale».
Riguardo alla questione di legittimità del Fronte Polisario Khatri Eddouh ha aggiunto che «la ripresa dei colloqui diretti indica implicitamente ciò che viene sancito a livello internazionale», vale a dire che «il Fronte Polisario è l’unico e legittimo soggetto politico che rappresenta il popolo saharawi».
Come ulteriore attestato di riconoscimento internazionale per il Polisario è giunta proprio in questi giorni una nuova sentenza della Corte di Giustizia Europea (Cgeu), che annulla gli accordi tra Ue e Marocco relativi all’utilizzo dello spazio aereo nel Sahara occidentale perché «non possono essere applicati a un territorio che ha uno statuto “separato e distinto” dal regno del Marocco». Una sentenza che, secondo Mohammed Khaddad rappresentante del Polisario all’Onu, «demolisce il tentativo da parte di alcuni paesi europei (Francia e Spagna, ndr) e di Rabat di poter usare le risorse, il mare o lo spazio aereo del Sahara occidentale senza un accordo con i legittimi rappresentanti del popolo saharawi».
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