Nonostante il forte exploit del Partito Popolare – formazione che non può certo essere considerata moderata – l’estrema destra spagnola esce notevolmente rafforzata dalle elezioni amministrative.

Alle municipali Vox passa da 813 mila a 1 milione e 608 mila voti, cioè dal 3,56 al 7,18%, raddoppiando consensi e percentuale rispetto al 2019. In termini di consiglieri è un vero boom, da 530 a 1.695.

Il bacino di voti che negli ultimi anni era andato a Ciudadanos lo ha assorbito quasi del tutto il partito di Feijóo, ma i neofranchisti sono riusciti comunque a captarne una parte, attingendo anche ad altri ambiti (l’analisi dei flussi elettorali chiarirà meglio quali). Il partito centrista fondato da Albert Rivera in Catalogna nel 2006, poi divenuto in tutta la Spagna un puntello del Pp nel frattempo punito dal malcontento suscitato dalle politiche «lacrime e sangue» di Rajoy, è stato espulso da tutti i parlamenti regionali e dalla quasi totalità dei consigli municipali. Ciudadanos, a lungo rappresentatosi (e sommariamente descritto da analisti e commentatori anche nostrani) come un partito liberale, moderno e moderato è stato letteralmente dissanguato dalle destre radicali ed estreme e si avvia probabilmente alla dissoluzione.

Al contrario, Vox canta vittoria non solo per la vistosa crescita, ma soprattutto perché i suoi eletti diventano fondamentali per permettere al Pp di raggiungere la maggioranza assoluta e governare in ben sei comunità – Aragona, Baleari, Cantabria, Estremadura, Murcia e Valencia – oltre che in moltissime città. Accedendo ai governi regionali e locali il partito di Santiago Abascal potrà condizionare i cugini popolari (dai quali di separò alla fine del 2013) e porre le basi per un ulteriore aumento dei consensi, sempre che l’accesso alle stanze dei bottoni non ne intacchi la credibilità come formazione «antisistema».

Domenica Vox è riuscito ad irrompere in molti consigli regionali e comunali che finora non era mai stato in grado di espugnare. Alle Canarie e in Navarra triplica i voti e riesce a piazzare rispettivamente 4 e 2 deputati regionali; in Castilla La Mancha e in Estremadura entra per la prima volta rispettivamente con 4 e 5 consiglieri; nella Murcia passa dal 9,5 al 17,7%, e da 4 a 9 seggi, nonostante il boom del Pp che dal 32 sale al 43%. Nella Comunitat Valenciana, nonostante il capolista Carlos Flores sia stato condannato per «violenza psicologica» e altri reati commessi contro l’ex moglie, i neofranchisti crescono da 10 a 13 seggi.

«Celebriamo il consolidamento di Vox come partito assolutamente necessario per costruire l’alternativa al socialismo, al comunismo e ai loro soci separatisti e terroristi» ha commentato a caldo Abascal, riferendosi agli indipendentisti baschi di Bildu.

Trionfante, il leader dell’estrema destre nazionalista, xenofoba e omofoba ha avvisato lo stato maggiore del Pp di «non aspettarsi regali» e che nelle trattative per la formazione dei governi locali «non accetterà ricatti».

L’unico rovescio significativo Vox lo ha subito nella Comunità di Madrid, dove l’estrema destra ha sofferto, perdendo voti e seggi, l’incredibile exploit della presidente Ayuso che conquista la maggioranza assoluta.

Comunque il voto di domenica spiana la strada all’ingresso dei neofranchisti nel governo statale accanto ai popolari nell’eventualità che le imminenti legislative consegnino la vittoria ai Popolari. «È l’unica notizia positiva che Pedro Sánchez ha dato in quattro anni di governo» ha detto sarcastico il leader di Vox commentando la decisione del primo ministro di andare al voto anticipato.