Nell’Ucraina che qualcuno vorrebbe vedere un giorno membro a pieno titolo dell’Unione Europea verrà riconosciuto il diritto a ottenere nazionalità e passaporto a tutti quei militanti del radicalismo islamico e dell’estrema destra europea che combattono nelle file dei battaglioni di volontari del Donbass.

Ieri la Rada con 252 voti a favore ha approvato la legge che «garantisce la possibilità di ottenere la nazionalità a quegli stranieri o individui senza cittadinanza che prendono parte alla difesa dell’integrità del paese». Il 20 settembre le formazioni dell’estrema destra ucraina avevano assediato il parlamento chiedendo l’immediata approvazione della legge.

Petro Poroshenko in quell’occasione aveva respinto la proposta, denunciando nel suo discorso «sia i pericoli del radicalismo di destra sia quelli della risorgente quinta colonna comunista che sfruttano le difficoltà del paese». Ma le resistenze del presidente ucraino sono durate poco di fronte alle pressioni dei gruppi neonazisti.

L’introduzione della misura rappresenta un pericolo non solo per la civile convivenza nel paese slavo ma anche per la sicurezza dell’intera Europa. Chi sono questi «stranieri o individui senza cittadinanza» che combattono a fianco del soldati ucraini nel Donbass?

Sono in primo luogo membri del «Battaglione internazionale Sheikh Mansur», gruppo armato volontario che partecipa al conflitto armato nell’est dell’Ucraina a fianco delle forze di sicurezza ucraine sin dal 2014. Si tratta principalmente di reparti sbandati della guerriglia cecena che, dopo la fine del conflitto nella repubblica caucasica, hanno trovato il modo di continuare la loro crociata anti-russa in una regione adiacente.

Il gruppo, che si è distinto per le sue efferatezze, ha iniziato dal 2016 ad accogliere anche foreign fighter «di ritorno» dell’Isis provenienti da Siria e Iraq e radicali islamici dalle repubbliche centroasiatiche dell’ex Urss.

Una concentrazione di alcune migliaia di fondamentalisti armati nel cuore dell’Europa che ora grazie al passaporto di un paese associato alla Ue potranno circolare liberamente nel Vecchio Continente. La legge inoltre garantirà il passaporto ucraino anche a quei 2.500 estremisti di destra europei, molti dei quali ricercati o incriminati nei loro paesi per attività xenofobe che, secondo il settimanale tedesco Spiegel, combattono nelle file del Battaglione Azov, il reparto neofascista ucraino membro della Guardia Nazionale, denunciato dall’Onu come una formazione dedita alle torture sui prigionieri di guerra e alla violenza sessuale sulle donne.

Nessuna reazione dalla Ue neppure dopo la documentata inchiesta del giornalista Oleksiy Kuzmenko, pubblicata tre settimane fa dal portale Bellingcat, in cui si denuncia che una delle più importanti società di addestramento militare con sede nella Ue istruisce regolarmente al combattimento volontari del battaglione Azov.

Secondo la Bbc, la European Security Academy (Esa) con sede in Polonia (ma con filiali un po’ in tutto il mondo) «è la società per la sicurezza e per l’addestramento militare più importante al mondo al di fuori degli Stati uniti». La Esa, secondo quanto documentato da Kuzmenko con fotografie e documenti ufficiali, ha addestrato dal 2016 non solo membri dell’Azov ma anche militanti di altri gruppi di estrema destra ucraini suprematisti come Nazkorp e Legge e Ordine.