Un leader politico maoista che diventa primo ministro nel giorno del 129esimo anniversario della nascita di Mao Zedong. Ingredienti che non possono non attirare l’attenzione del Partito comunista cinese su Pushpa Kamal Dahal, meglio noto col nome da combattente Prachanda. Il 26 dicembre, giorno della nascita del «grande timoniere» nel 1893, Prachanda è diventato il primo ministro del Nepal.

Un finale a sorpresa dopo che nelle elezioni del 20 novembre scorso il suo Centro maoista ha totalizzato poco più dell’11% dei voti e 32 dei 275 seggi della camera bassa del parlamento. Sher Bahadur Deuba era convinto della nomina, forte del fatto che il suo Partito del congresso nepalese ha conquistato il maggior numero di poltrone.

E INVECE PRACHANDA, che ha abbandonato a sorpresa l’alleanza con Deuba per disaccordi su chi avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di premier, torna per la terza volta alla guida di Kathmandu dopo le precedenti (brevi) esperienze tra 2008/2009 e 2016/2017. A risultare decisivo è stato l’inatteso supporto del Partito comunista unitario marxista-leninista dell’ex premier KP Sharma Oli e di altri 7 piccoli partiti.

Prachanda ha alle spalle una lunga storia di guerrigliere. Nel 1994 è diventato leader del Partito comunista maoista nepalese, spostandolo su posizioni rivoluzionarie in contrasto con la linea più morbida mantenuta dall’altro partito comunista oggi guidato da Oli.

Da quella posizione ha guidato l’insurrezione contro la monarchia indù del Nepal, in una guerra civile che tra il 1996 e il 2006 ha causato oltre 13mila morti. Rientrato a Kathmandu dopo aver trascorso diversi anni da clandestino nelle montagne del paese himalayano, ha avviato la carriera politica con la conclusione delle trattative di pace e l’elezione di un’assemblea costituente.

La sua nomina avviene con le dinamiche nepalesi seguite con grande attenzione da Cina e India, che da tempo si contendono l’influenza su Kathmandu. Nuova Delhi non vede di buon occhio Prachanda, che tempo fa ha definito l’India forza «espansionistica», accusandola di aver orchestrato la sua estromissione da premier nel 2008 e insinuando persino l’esistenza di un piano per ucciderlo.

LA CINA ha invece sempre sostenuto l’alleanza tra il partito maoista e quello comunista: l’accordo tra Oli e Prachanda non può che fare felice Pechino, anche perché il rivale Deuba è considerato un leader pro indiano.

L’ex premier ha guidato la ratifica della sovvenzione di 500 milioni di dollari da parte degli Stati uniti, la Millennium Challenge Corporation (Mcc), nonostante la forte opposizione cinese.

Prachanda sembra comunque voler proiettare un’immagine più equilibrata rispetto al passato. Nei mesi scorsi è stato a Nuova Delhi dove ha incontrato esponenti del Bharatiya Janata Party del primo ministro Narendra Modi, che però non lo ha ricevuto.

ALA CERIMONIA d’insediamento, l’ex guerrigliero ha indossato un daura-suruwal, abito tradizionale nepalese che in precedenza aveva evitato. Episodio letto dai media indiani come un segnale di maggiore equilibrio e minore legame all’ideologia maoista.

La prima sfida di Prachanda sarà rimettere in sesto l’economia: l’inflazione è arrivata a superare l’8%. Preoccupa anche la crescente dipendenza dalle importazioni di beni di prima necessità. Da capire che ruolo potrà svolgere di fronte alle rinnovate tensioni lungo l’enorme confine conteso tra Cina e India, dove il Nepal è incastonato. Xi Jinping spera di aver (ri)trovato un’utile sponda in un’area destinata a diventare sempre più strategica.