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Europa, oggi si decidono le sorti del Patto sulle migrazioni

Europa, oggi si decidono le sorti del Patto sulle migrazioni

Meloni incontra a Palazzo Chigi il premier libico Dabaiba A Bruxelles la mettono così: «E’ una situazione delicata. Al momento le possibilità di trovare un accordo sono del 50%». La previsione, fatta da una fonte diplomatica dell’Ue, riguarda l’esito […]

Pubblicato più di un anno faEdizione del 8 giugno 2023

A Bruxelles la mettono così: «E’ una situazione delicata. Al momento le possibilità di trovare un accordo sono del 50%». La previsione, fatta da una fonte diplomatica dell’Ue, riguarda l’esito del vertice dei ministri dell’Interno che si tiene oggi a Lussemburgo. Sul tavolo ci sono le proposte di riforma del Patto di immigrazione e asilo e in particolare la gestione delle frontiere europee e i ricollocamenti, entrambi argomenti che toccano da vicino gli interessi dell’Italia che oggi però rischia di rimanere in minoranza. La spinta per sbloccare una situazione in stallo da più di due anni (la presentazione del piano da parte della Commissione è del 2020) potrebbe infatti convincere i ministri a procedere per la prima volta non più all’unanimità ma con una maggioranza qualificata, che prevede che come minimo 15 Paesi rappresentanti il 65% della popolazione Ue siano a favore delle proposte avanzate. Oggi si capirà se queste condizioni esistono oppure no e nel caso arrivare al voto, anche se poco o niente delle richieste avanzate da mesi da Roma è stato accolto. Da qui i rischi di isolamento del nostro paese: uno scenario «non auspicabile ma possibile» ammetteva ieri sempre la fonte.

Mesi di trattative non sono stati sufficienti alla presidenza svedese per arrivare a un accordo che convincesse tutti. Le distanze restano soprattutto su questioni cruciali come i ricollocamenti, che continuano a essere volontari e non obbligatori come chiesto più volte dall’Italia con Malta, Spagna, Grecia e Cipro, il club Med5, e la gestione delle frontiere. La proposta svedese prevede una «solidarietà obbligatoria» con la ripartizione in quote dei migranti tra i vari Stati, che restano però liberi di scegliere se accoglierli o contribuire fornendo ai paesi di approdo mezzi per il controllo dei flussi o aiuti finanziari pari, secondo l’ultima proposta, a 20 mila euro per ogni mancato ricollocamento. Cifra contro la quale si sono già espressi Polonia e Ungheria (altri paesi sarebbero disposti a pagare al massimo 10 mila euro). Ma che non trova d’accordo neanche l’Italia e gli altri paesi che affacciano sul Mediterraneo, che ai soldi preferirebbero maggiori garanzie sul fatto che la responsabilità dei migranti non continui a rimanere, come previsto, a carico loro.

E qui subentra il secondo atto legislativo che preoccupa l’Italia e gli altri paesi del Mediterraneo ovvero la «procedura frontiere» che prevede la creazione vicino ai confini di centri chiusi dove trattenere quanti fanno richiesta di asilo, minori compresi. Uno scenario che fa temere il ripetersi di situazioni di esasperazione simili a quelle viste nelle isole greche.
Di fronte a questa situazione resta da capire cosa farà oggi il ministro Piantedosi, se si opporrà alle modifiche proposte oppure no. Non è esclusa neanche la possibilità che tutto resti così com’è, anche se questo significherebbe non arrivare all’approvazione del Piano prima della fine della legislatura nel 2024.

Intanto dopo il viaggio lampo in Tunisia di martedì (una nuova missione è prevista a giorni, questa volta con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen), Giorgia Meloni ieri ha ricevuto a palazzo Chigi il primo ministro del Governo di Unità nazionale libico Abdulhameed Mohamed Dabaiba e una delegazione di ministri. Un vertice servito alla premier per ribadire la preoccupazione di nuovi sbarchi nel corso della stagione estiva e durante il quale Piantedosi ha firmato un’intesa sulla sicurezza con il suo omologo libico. Stando a quanto trapelato, l’Italia si sarebbe impegnata per una nuova fornitura di mezzi per fermare le partenze dei barconi in cambio di aiuti alle comunità locali attraverso i progetti del Fondo Migrazioni.

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