Europa

Il coro Ue: «Le regole valgono per tutti»

Il coro Ue: «Le regole valgono per tutti»Il presidente dell’Eurogruppo Mário Centeno – LaPresse

Eurogruppo Tria, dopo il difficile incontro della zona euro ieri, diserta l'Ecofin di oggi. Estrema preoccupazione, la zona euro cerca di circoscrivere l'incendio. Nessuno può aiutare l'Italia (art.125 dei Trattati)

Pubblicato circa 6 anni faEdizione del 2 ottobre 2018

Per ora i partner europei ufficialmente «aspettano chiarimenti» sulla finanziaria italiana con il deficit al 2,4% (e per 3 anni). Ma la preoccupazione è al massimo, il braccio di ferro riguarda l’hardware europeo, sullo sfondo c’è il rischio contagio. Il ministro Tria ha accorciato la permanenza a Lussemburgo, passato l’Eurogruppo oggi non parteciperà all’Ecofin. «Aspettiamo la bozza della legge di stabilità – ha affermato il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis – ma a prima vista» i dati «non sembrano compatibili con le regole del Patto». Il commissario agli Affari monetari, Pierre Moscovici, precisa che la Commissione «aspetta il 15 ottobre per pronunciarsi», cioè quando avrà potuto esaminare il testo della finanziaria. Ma, aggiunge, «a prima vista c’è una deviazione molto, molto significativa» rispetto «agli impegni presi». Per Moscovici, «la manovra privilegia la spesa pubblica, ai cittadini bisogna dire la verità» su chi pagherà alla fine. Per il presidente dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centero, «tutti abbiamo domande e aspettiamo risposte», l’Italia attira «l’attenzione di tutti». Centero prevede «un negoziato lungo» con Roma.

Il coro è unanime: ministri di destra e di sinistra ripetono «ci sono delle regole e valgono per tutti». Bruno Le Maire, francese: «Queste regole sono uguali per tutti i paesi perché il nostro destino è legato». E aggiunge, respingendo i paragoni di Di Maio: «Noi in Francia abbiamo ridotto la spesa pubblica» (di 7,2 miliardi, tenuto conto dell’inflazione, e comunque i tassi di interesse non sono saliti). Petteri Orpo, finlandese: «Le regole valgono per tutti, siamo tutti nella stessa eurozona e quindi è importante che l’Italia faccia la sua parte». Wopke Hoekstra, olandese: «I segnali che abbiamo ricevuto non sono rassicuranti, la Commissione esprimerà un giudizio che deve essere libero ma anche equo, secondo le regole che noi tutti abbiamo concordato», si deve «tener conto dell’interesse italiano ma anche di quello dell’intera Unione». Non solo i rigoristi finlandesi e olandesi, ma anche la Spagna è preoccupata: «Seguiamo il caso con molto interesse – ha detto la ministra Nadia Calvino – perché la situazione di instabilità finanziaria non porterebbe benefici a nessuno, Italia in primis». Per il maltese Edward Scicluna (socialista), «le regole sono lì per essere rispettate, la stabilità dell’eurozona dipende da questo».

Ieri all’Eurogruppo in agenda c’era una discussione sull’efficacia degli stabilizzatori automatici per assorbire un eventuale choc economico, in vista di un futuro bilancio della zona euro, che dovrebbe includere un fondo di stabilizzazione. In agenda anche la riforma del Mes, il meccanismo di stabilità. Ma l’interesse si è concentrato sulla situazione italiana. La zona euro teme uno scossone, in un periodo che è ancora di transizione. Le prossime tappe sono l’analisi della bozza della finanziaria entro il 15 ottobre da parte della Commissione, ma anche l’arrivo delle valutazioni delle agenzie di rating, che possono essere viste con sospetto ma pesano enormemente sulla realtà. Se ci fosse un downgrading dell’Italia, le regole che governano la Bce impedirebbero alla Banca centrale di comprare titoli del debito italiano (la stessa cosa è imposta agli investitori istituzionali).

La Bce è già in un programma di diminuzione degli acquisti del Quatitative easing avviato nel 2015, da ieri ridotti da 30 miliardi a 15 al mese, fino a dicembre, quando è previsto che siano azzerati. Le reazioni dei ministri delle Finanze sono così preoccupate perché non ci sono gli strumenti per far fronte a un crack italiano. La zona euro ha le mani legate: l’articolo 125 dei Trattati stipula che né la Ue né un altro stato membro possono aiutare a finanziare il budget di un paese in difficoltà. Quando la Bce il 6 settembre 2012 ha creato il meccanismo dell’Omt, acquisti di titoli del debito pubblico sul mercato secondario, il rappresentante della Germania, Jens Weidman, aveva votato contro. La Bce è sotto pressione, perché se si arriverà a una ristrutturazione del debito italiano, dovrà incassare delle perdite, come un creditore privato. In questo contesto, le regole dicono che la riduzione delle tasse in un paese preso nella tormenta della crisi del debito è impossibile.

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